15/09/2024

In riferimento al caso di tubercolosi di un pediatra rilevato a Trieste e che ha suscitato tanta preoccupazione da portare al richiamo di migliaia di bambini, giunge oggi la puntualizzazione a doppia firma del Prof. Maurizio Marceca, Presidente nazionale S.I.M.M. e del dott Guglielmo Pitzalis, referente regionale GrlS FVG Gruppo Immigrazione e Salute Friuli Venezia Giulia

Dopo oltre trent’anni di immigrazione di decine di migliaia di cittadini stranieri provenienti da varie parti del mondo – così inizia il documento – non si è mai verificata nessuna epidemia di una qualche malattia infettiva né alcun episodio significativo di contagio, né in Friuli Venezia Giulia né in Italia.

Tutte le autorità sanitarie europee hanno ripetutamente verificato che è del tutto infondata la preoccupazione che i casi registrati nella popolazione immigrata possano far aumentare la diffusione della tubercolosi nei nostri paesi.

In questi giorni abbiamo dovuto assistere, questa volta a Trieste, – scrivono Marceca e Pitzalis – alla strumentale diffusione di un ingiustificato allarme sul pericolo che gli immigrati riportino malattie infettive che avevamo sradicato dalle nostre comunità.

la Lunga storia sociale della tubercolosi “spiega” la paura ancestrale del contagio. Ciò malgrado, non vi è nessuna evidenza né scientifica né epidemiologica che l’ormai sporadico verificarsi di un caso di tubercolosi nella popolazione autoctona possa essere attribuito alla presenza di cittadini stranieri sul territorio, anche se si registrano nuovi casi di malattia tubercolare tra gli immigrati.

Da più di vent’anni sono state messe in atto dalla Sanità Pubblica specifiche strategie di prevenzione per i gruppi di popolazione migranti a maggior rischio. Esistono linee guida internazionali, nazionali e regionali, anche dedicate alla presa in carico dei casi di tubercolosi nelle popolazioni migranti e protocolli definiti per il controllo delle persone venute a contatto con pazienti di tubercolosi.

Nel caso specifico di Trieste, l’Azienda Sanitaria ha messo in atto tutte le misure necessarie con la particolare premura e accuratezza richiesta dalla vulnerabilità dei potenziali esposti a contagio. Tutto quanto è successo non ha nulla a che fare con le questioni sanitarie legate ai processi migratori né tantomeno ai problemi di salute e sanità collegati all’arrivo, oramai da almeno un quinquennio nella regione FVG, di richiedenti protezione internazionale che seguono comunque un percorso di prima accoglienza sanitaria che comprende un accurato screening per le malattie infettive e in particolare per la tubercolosi.

Nel 2000 in FVG si verificavano 127 nuovi casi di malattia tubercolare ogni anno, mentre nel 2014 i nuovi casi di malattia sono stati in tutto 70. In particolare nei cittadini italiani autoctoni i nuovi casi annuali di TBC sono diminuiti da 105 a 34.
Nei cittadini immigrati i nuovi casi annuali di TBC sono passati da 22 a 36 a fronte di un aumento della presenza straniera da 21 mila a 107 mila residenti.

Dai dati regionali presentati dal GrlS FVG al Congresso Nazionale della S.I.M.M. ( Societa Italiana di Medicina delle Migrazioni) di Torino, nel maggio di quest’anno, emerge che, solo nell’ultimo anno, in FVG sono state effettuate dai Dipartimenti di Prevenzione oltre 9 mila visite a quasi 4 mila richiedenti asilo, di cui più di 700 a minori non accompagnati. Si sono registrati 12 casi di TBC, 4 di malaria e numerosi casi di scabbia. Sono state somministrate oltre 4 mila dosi di vaccino, di cui oltre 2 mila richiami per la poliomielite. Per i minori è stato applicato il normale calendario vaccinale.
Nonostante l’enfasi dei mass media nel diffondere notizie allarmanti relative ai casi di malattie quali la tubercolosi, i casi reali sono stati molto limitati, prontamente individuati e trattati senza conseguenze per la collettività.

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