27/07/2024

“Una delle emergenze su cui non si può continuare a far finta di nulla è quella delle frane, per questo abbiamo chiesto più volte al governo nazionale di battere un colpo in tal senso”. A dirlo è l’assessore regionale alla Difesa del Suolo  Bottacin che evidenza come “solo in Veneto parliamo di oltre 9.400 siti che abbisognano di essere costantemente monitorati e quanto prima resi maggiormente sicuri, onde evitare tragedie come quelle che anche negli ultimi anni sono costate qualche vita umana”.
“Per questo motivo – aggiunge – avevamo accolto con grande soddisfazione la promessa fatta a San Vito di Cadore dagli esponenti di governo ancora nel 2015 di un contributo di cento milioni per quella calamità e per altre frane presenti sul territorio veneto. Ad oggi purtroppo non è ancora arrivato un solo centesimo di quella promessa fatta ‘urbi et orbi’ a favor di telecamere. Ma noi continuiamo a insistere perché la sicurezza dei cittadini non può essere derubricata a slogan da campagna elettorale ed evidenziamo quelle che sono le attuali priorità”.
“Tra gli interventi improcrastinabili – evidenzia l’assessore – , oltre a quelli sul Rusecco del già citato San Vito di Cadore che pure abbiamo reso più sicuro, solo per citarne alcuni ci sono certamente quelli di Cortina sul Bigontina, di Zoldo sul Maè, in Agordino sul Fiorentina, ad Auronzo sull’Ansiei, la Busa del Cristo a Perarolo, il rio Rin a Lozzo e diverse criticità anche in Comelico e Alpago. Tutte situazioni dove, come Regione, abbiamo già avviato le progettazioni o perlomeno degli studi e che ora attendiamo vengano finalmente finanziate”.
“Pur nelle ristrettezze economiche generate da un residuo fiscale che per la sola provincia di Belluno vale quasi un miliardo di euro ogni anno – conclude l’assessore – in ogni caso la Regione non starà ferma ma anticiperà i soldi per evitare nuove tragedie. L’auspicio peraltro è che quei soldi, che prendono la via di Roma e che non tornano indietro nemmeno per settori, come le frane, per i quali paradossalmente abbiamo la competenza ma non i finanziamenti e pertanto dipendiamo dal governo centrale, ci vengano finalmente riconosciuti. Una delle tante ragioni, non la sola, per le quali, sul tavolo dell’autonomia a Roma, abbiamo chiesto di avere anche la libera disponibilità delle risorse che oggi Roma si trattiene”.

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