22/07/2024

«È fondamentale continuare a formare gli studenti delle professioni sanitarie sul tabagismo proponendo percorsi che coinvolgano tutti i Corsi di laurea, nessuno escluso, e che vengano inseriti formalmente all’interno di un Piano didattico strutturato».

Ad averlo sottolineato con forza, in occasione  della Giornata Mondiale contro il fumo , è stato il Medico Farmacologo Prof. Massimo Baraldo, del Dipartimento di Area Medica UniUD e Direttore dell’Istituto di Farmacologia Clinica ASUFC che da anni si spende per portare avanti, all’interno dell’Università, un’informazione costante e a tutto tondo sui rischi legati alla dipendenza da fumo, soprattutto tra i più giovani, e sulle nuove abitudini attualmente in voga, come il ricorso a prodotti alternativi alla classica sigaretta (elettronica e a tabacco riscaldato) nell’illusoria convinzione che facciano meno male.

«In questi ultimi tempi, in particolare, stiamo osservando un aumento di fumatori tra gli studenti del liceo, che poi entreranno all’Università con tanti anni di fumo già sulle spalle continuando ad alimentare un dato nazionale molto alto. La media di operatori sanitari fumatori in Italia supera infatti quella nazionale del 22%».

E la precisazione del Prof. Baraldo arriva anche alla luce dell’indagine pilota da lui effettuata, rivolta a 1028 studenti iscritti ai primi 3 anni di corso delle Lauree Sanitarie (Medicina e Chirurgia, Infermieristica, Ostetricia, Fisioterapia ed Educazione Professionale) per scattare una fotografia fedele della situazione. Obiettivo, sapere quanti studenti ad oggi fumano, a quali corsi appartengono, saggiare l’interesse o meno a partecipare a corsi organizzati dall’Università per riuscire a smettere di fumare e, soprattutto, poter predisporre eventuali interventi mirati e di supporto.

«Dall’indagine emerge che il 68% degli studenti non fuma mentre il 25.1% del campione è costituito da studenti fumatori che accedono al mondo universitario con già 10 anni di esperienza sulle spalle e che, pur continuando a fumare sigarette, utilizzano anche quelle elettroniche e a tabacco riscaldato, in linea con la popolazione italiana – sottolinea il Prof. Baraldo mentre ripercorre i dati ottenuti attraverso 20 domande – Ricordiamoci che si tratta di futuri professionisti che entreranno in un mondo sanitario “smoke-free” e che quindi dovranno convivere con esso affrontando quotidiane frustrazioni legate a problemi di convivenza, salute e impegni lavorativi. Negli ultimi 12 mesi – continua – 77 studenti (15,2%) hanno provato a smettere autonomamente mentre 124 (24,5 %) non hanno nemmeno provato anche perché, in questa fase, difficilmente compaiono sintomi cardiovascolari e respiratori e quindi rimandano. Bisogna dunque  incentivare la sospensione tabagica e certamente continuare a portare avanti i Corsi che già facciamo ormai da anni trasformandoli ancor più in percorsi strutturati».

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