La Fim Cisl ritiene che la scelta della riapertura delle attività lavorative, per la complessità e la delicatezza sanitaria e sociale, debba essere di pertinenza del Governo che sceglierà su indicazione delle autorità sanitarie.
Si continuano a registrare nel settore metalmeccanico come molte aziende, sfruttando le deroghe del prefetto abbiano già ripreso la loro attività, seppur non a pieno regime, altre si stanno preparando alla riapertura. Le richieste e l’esigenza di far ripartire la produzione industriale Pur nella consapevolezza delle difficoltà economiche che il fermo produttivo sta generando, la FIM CISL è altresì convinta, che senza avere le opportune garanzie di sicurezza, riaperture avventate possano rappresentare un danno irreparabile se dovesse ripartire il contagio. Da questa situazione se ne esce insieme e a passi graduali, per questo non è immaginabile una ripartenza senza il coinvolgimento del sindacato. Partendo dal protocollo del 14 Marzo, va immaginato un ampliamento delle pratiche da adottare rendendo obbligatorio l’utilizzo dei DPI: mascherine, guanti monouso, ecc., una rivisitazione degli spazi vitali e specifici protocolli di sanificazione e gestione dei trasporti, ma anche azioni preventive per la valutazione delle condizioni di salute delle persone che devono rientrare in fabbrica evitando di esporre le persone più fragili e suscettibili. E’ quanto si afferma in una nota della FI-CISL, che riporta le dichiarazioni del Segretario Regionale Pasquale Stasio.
Applicando dei protocolli specifici a salvaguardia e tutela dei lavoratori, si possono utilizzare le indagini sierologiche in collaborazione con le autorità sanitarie, come prevede l’accordo in Ferrari. Si può prevedere un consulto medico digitale/telefonico a disposizione dei lavoratori attraverso strutture specializzate, come già previsto in Freud-Bosch, si può e si deve fare tutto il possibile per garantire la salute che va messa al primo posto.
La FIM ha avviato in queste ore una campagna di monitoraggio all’interno di tutte le fabbriche per verificare la corretta attuazione delle pratiche previste dal protocollo per il contrasto della diffusione del virus Covid-19, al fine di assicurare che tutto possa essere pronto per quando la “Fase 2” entrerà nel vivo.