13/09/2024

Un innovativo sistema di telecomunicazioni ad alta frequenza che è in grado di evitare anche collisioni fra satelliti di dimensioni molto ridotte e detriti spaziali ma anche di monitorare a basso costo i flussi migratori. È questo il progetto su cui sta lavorando in questo ultimo periodo PicoSaTs, lo spin-off dell’Università di Trieste che è stato selezionato per il “Corfù Innovation Summit” in programma in questi giorni nell’isola greca. Organizzato da Pacinno, il progetto europeo che sta dando vita alla prima piattaforma di cooperazione per le iniziative di ricerca e trasferimento tecnologico nell’area adriatica, il meeting di Corfù ha rappresentato una straordinaria occasione per presentare a una platea di investitori e di esperti di innovazione e capitali di rischio alcune fra le più interessanti startup nate recentemente in Europa.

Tra queste c’era proprio PicoSaTs che nel marzo scorso a Trieste durante il “Pacinno Demo Day”, a conclusione di un intenso programma di accelerazione di impresa, è stata ritenuta una delle migliori idee imprenditoriali. Un team “made in Trieste”, composto da Anna Gregorio, Mario Fragiacomo, Alessandro Cuttin e Mauro Messerotti.

I detriti spaziali sono aumentati vertiginosamente negli ultimi anni, diventando un problema crescente per l’alta
possibilità di collisioni con satelliti attivi che a loro volta possono produrre altri detriti. «Il nostro sistema radio ad alta frequenza, molto più avanzato rispetto a quelli presenti oggi sul mercato, è pensato per mettere in allarme strutture civili e militari che operano nel settore dell’aviazione proprio in caso di caduta di detriti spaziali. Si tratta di un progetto importantissimo soprattutto per il segmento dei nanosatelliti con importanti prospettive di carattere economico» spiega Anna Gregorio, la ricercatrice dell’Università di Trieste a capo di PicoSaTs. La startup sta sviluppando infatti una nuova generazione di applicazioni spaziali dedicate in particolare ai picosatelliti, i piccoli satelliti lunghi appena 30 centimetri che possono essere assemblati anche autonomamente e integrati con strumenti personalizzati.

«I picosatelliti sono flessibili e modulari e possono essere realizzati in pochi mesi e a costi contenuti – precisa Anna Gregorio -. Sono numerose, inoltre, le loro applicazioni. Prendiamo per esempio il settore della sicurezza. Questi picosatelliti possono essere utilizzati per monitorare fenomeni di grande impatto sociale come i flussi dei rifugiati cui stiamo assistendo negli ultimi mesi. Oppure – conclude la ricercatrice dell’Università di Trieste -, se applicati al settore dell’agricoltura, sono in grado di raccogliere una quantità molto rilevante di dati sulla fertilità del suolo e sulla desertificazione del territorio».

«Per un’azienda milanese chiamata Aviosonic Space Tech stiamo testando anche il “Debris Collision Avoiding System”, una rete innovativa per la ricezione di dati. È un sistema in grado di fornire informazioni dettagliate in caso di rientro incontrollato dei satelliti. Informazioni finalizzate a evitare proprio le collisioni sia nell’atmosfera che nello spazio».

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