Attenzione ai servizi forniti dalle lavanderie self-service: possono fornire gli strumenti per il lavaggio dei capi in autonomia, ma non possono erogare ulteriori servizi, come quello di stireria. A stabilirlo è stato il Consiglio di Stato su ricorso di Confartigianato.
«Si mette fine così a un malcostume che, presente in altre regioni, rischiava di diventare un problema anche in Friuli Venezia Giulia», commenta il presidente di Confartigianato Fvg, Tilatti, a fronte della sentenza del Consiglio di Stato che sancisce non solo il ruolo del responsabile tecnico per operare nel settore della cura professionale del tessile, ma anche quello fondamentale delle associazioni di categoria come Confartigianato nella tutela dei diritti delle imprese associate.
«È stata una lunga battaglia iniziata nel 2017 – ricostruisce Tilatti – per cercare di porre una argine al fenomeno delle lavanderie self-service che erogano impropriamente servizi di manutenzione dei capi che, per legge, non possono essere inseriti in un servizio a gettoni e che comunque prevedono la designazione e la presenza di un responsabile tecnico, come previsto dalla legge 84 del 2006».
Il Consiglio di Stato ha fatto chiarezza decidendo in via definitiva sul ricorso della Confartigianato Veneto avverso una lavanderia self-service che erogava anche il servizio di stireria a fronte di una Scia prima rilasciata e, poi, ritirata da parte del comune in cui operava, dando ragione a Confartigianato.
«L’intenzione del ricorso – conclude Tilatti – era difendere il principio che la legge va rispettata e che i Comuni hanno il dovere di controllare ed eventualmente intervenire nei casi di abuso di professione. Un iter impegnativo che ha portato ad una prima sentenza, ad un ricorso sino alla sentenza definitiva del Consiglio di Stato che stabilisce che chi vuole operare nel nostro settore deve avere i requisiti previsti dalla legge di riferimento».