29/11/2023

Cronaca insanguinata dall’ennesimo femminicidio e non c’è luogo o contesto sociale che possa in qualche modo essere associato a questi tremendi delitti.

E così tocca a Codropio registrare l’accoltellamento di una donna quarantenne, madre di due figlie, di 8 e 5 anni, che erano in casa al momento del fatto, che sarebbe avvenuto intorno alle due di notte. La donna, Elisabetta MoLaro, è stata uccisa con decine di fendenti al collo e al torace. I carabinieri sono intervenuti dopo aver ricevuto una chiamata verso le 2 e 20 di notte e, dopo aver rinvenuto il corpo della donna riverso sul pavimento dell’abitazione, hanno immediatamente attivato le ricerche del marito, rintracciandolo a circa 4 chilometri di distanza, semi nudo e in stato confusionale. Rinvenuto anche il coltello di 27 centimetri verosimilmente utilizzato per commettere il delitto. L’uomo, Paolo castellani di 44 anni, con a carico gravi indizi di colpevolezza, è stato sottoposto ad interrogatorio e ha confessato la propria responsabilità, ricostruendo in maniera dettagliata i momenti precedenti e successivi all’evento delittuoso.

Al termine delle formalità di rito, il reo confesso è stato associato alla Casa Circondariale di Belluno, mentre nei prossimi giorni la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Udine avvierà l’iter per la richiesta di convalida del provvedimento restrittivo.

Immediate le reazioni in ambito istituzionale. La prima dichiarazione rilanciata dall’agenzia ACON è quella del presidente del consiglio regionale, Pier Mauro Zanin: “E’ una tragedia che ci lascia senza parole. Quest’ennesimo caso di femminicidio deve far riflettere tutti, servono interventi anche da parte della politica che deve prestare maggiore attenzione a una preoccupante escalation: alle parole devono seguire fatti concreti per arginare questa piaga”. “Serve maggiore attenzione su questo tema da parte di tutti – ha concluso il presidente – a cominciare dalle denunce, spesso sottovalutate, di quelle donne che all’interno delle proprie mura domestiche subiscono quotidianamente violenza. Troppe volte questi chiari Sos alla comunità non vengono percepiti come preoccupanti”.

“Inaccettabile questa violenza assassina, sconvolgente per come è stata consumata, con i bimbi solo per caso risparmiati da una scena agghiacciante. Un senso di ribellione dovrà sorgere e fermare la sequela di donne uccise proprio nell’ambito in cui dovrebbero essere più al sicuro, nella loro casa e in famiglia. Le donne, soprattutto in certe fasi delicate della vita, sono la parte più esposta a rischi e bisogna sappiano che non sono sole, che saranno ascoltate e protette. Il processo di maturazione culturale è troppo lento, e il prezzo che paghiamo è troppo alto”. Lo afferma la presidente del gruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani.

Si esprime così, Furio Honsell, consigliere regionale di Open Sinistra Fvg.

“Il numero dei femminicidi non accenna a diminuire. Tutti, e in particolare i servizi sociali e di protezione sociale, sono chiamati a intervenire per prevenire queste tremende tragedie che fanno troppe vittime. E’ chiaro che l’allentarsi delle reti sociali nelle nostre comunità è anche responsabile dell’incapacità di cogliere i segnali precoci”. “Ma – conclude Honsell – è soprattutto sul piano culturale ed educativo che c’è la radice del problema. La nostra è una società che ancora tollera, minimizza o addirittura giustifica atteggiamenti di poco rispetto nei confronti delle donne, come è avvenuto purtroppo anche recentemente”.

“Non sono bastate le manifestazioni susseguitesi negli anni il 25 novembre, centinaia e centinaia di campagne di sensibilizzazione, collaborazioni con avvocati e magistratura, psicologi, installazioni di scarpe e panchine rosse, non è servito manco il codice rosso: è successo di nuovo, l’ennesimo femminicidio, una mattanza senza fine”. Queste le parole di Dusy Marcolin, presidente della Commissione regionale pari opportunità (in sigla Crpo), dopo aver appreso i fatti di cronaca accaduti la notte scorsa a Codroipo.

“Quello avvenuto in Regione è il quarantesimo omicidio di una donna dall’inizio dell’anno – prosegue Marcolin -. L’intera Crpo si dichiara sconvolta e lancia un appello al Governo per porre l’attenzione in maniera urgente sul supporto psicologico integrato alle famiglie, ma anche alle persone. Bisogna lavorare su doppia mandata, dai giovani alle coppie avviate. Bisogna tutelare i ragazzini che di fatto, da questa notte, sono senza genitori”.

“Questa non è più una tragedia – ricorda la presidente della Commissione – è un fenomeno consolidato che sta dilagando in maniera esponenziale e urge la necessità di intervenire, gestire e prevenire. Siamo stanche di fare appelli che puntualmente vengono disillusi: troppe vite femminili ogni giorno sono a rischio, manca ancora la conoscenza degli strumenti sul territorio per prevenire la violenza”.

“Una sollecitazione, invece, va fatta ad avvocati e psicologi che si occupano di separazioni: una perizia psicologica profonda, un’analisi e un accompagnamento della coppia alla gestione emotiva del lutto da separazione non deve più restare una libera scelta, ma deve diventare un obbligo. E’ palese che la società deve rieducarsi nel rispetto di genere”.

Ancora violenza in Friuli Venezia Giulia, ancora un femminicidio, questa volta a Codroipo (Ud), dove una giovane donna e mamma ha perso la vita per mano del marito, mentre le loro due bambine dormivano, ignare, nella camera accanto.

Mentre in Italia diminuiscono gli omidici, i femminicidi ed i reati di violenza contro le donne restano purtroppo stabili, nonostante le leggi varate nel tentativo di debellare l’odioso fenomeno. “Siamo di fronte ad un’escalation contro le donne che ci preoccupa molto e che ci interroga su cosa stia accadendo nella nostra società, alle relazioni tra le persone, al vivere civile, alla capacità di saper amare, lasciando libero l’altro” – commentano Renata Della Ricca e Iris Morassi rispettivamente responsabili CISL e FNP dell’Udinese e Bassa Friulana.

Eppure, nonostante l’impegno profuso da tante associazioni – Cisl compresa – centri antiviolenza, forze dell’ordine, istituzioni, nel contrastare ogni forma di violenza e nel diffondere idee e cultura del rispetto, assistiamo attoniti ad un’altra sopraffazione, che segna come ancora non basti quello che si sta facendo.

“Non siamo più di fronte ad un’emergenza – sostiene la segretaria Cisl Fvg, Claudia Sacilotto – ma abbiamo a che fare con una violenza ormai continua, gravissima, cambiata anche nei suoi profili: una violenza immediata che non dà alla vittima neanche il tempo necessario di averne coscienza e prendere precauzioni. Si tratta di femmicidio visto come soluzione, un fenomeno aberrante”.

Sgomenta anche la coordinatrice delle Donne della Cisl FVg, Alessai Cisorio: “E’ incomprensibile che un uomo non riesca ad accettare che una donna possa esistere anche senza di lui, che possa essere libera di scegliere e che questa libertà possa essere intesa come una minaccia, un rigiuto come un’umiliazione inaccettabile da far pagare con la stessa vita”.

Non ci stancheremo – prosegue la nota della Cisl Fvg – di dire ed impegnarci per trovare nuove strategie educative, per educare e insegnare, con tutti i mezzi a disposizione, i valori della tolleranza e della consapevolezza di sé: scuola e famiglia devono muoversi ed agire assieme e l’una non si può sostituire all’altra.

A nostro avviso – concludono Sacilotto e Cisorio, portando la vicinanza della Cisl alla famiglia della vittima – la violenza sulle donne non terminerà finché non ci sarà una nuova consapevolezza anche da parte degli uomini: la fine di una relazione affettiva non è un fallimento, ma qualcosa che può succedere e soprattutto che si supera. Nessuno li vuole forti a prescindere, quando si trovano in difficoltà possono chiedere il supporto necessario alla propria famiglia, agli sportelli antiviolenza, ai medici di base e anche alle forze dell’ordine. Chiedere aiuto è segno di forza e di maturità. E’ questo il salto culturale su cui dobbiamo tutti fare squadra

ndr: che la giustizia faccia ora il suo corso è cosa necessaria ed ovvia ma occorre anche riflettere che il femminicidio andrebbe generalmente valutato sempre a partire dalla sua intrinseca efferatezza, da tutte le aggravanti che lo stigmatizzino nella sua atrocità e mancanza di valori, fondamentali per portare rispetto alle persone e alla vita. Al grande impegno che ci attende per confutare con l’insegnamento della “cultura del rispetto e pari dignità ” la meschina sotto cultura maschile del possesso, della gelosia, della violenza e dell’aggresssione è altrettanto necessario comminare ai responsabili di questi atroci delitti pene esemplari, a partire dall’ergastolo.

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