I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Padova e i Finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Mirano hanno congiuntamente dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa il 28 dicembre 2021 dal GIP distrettuale di Venezia a carico di quattro soggetti per diversi episodi di estorsione e usura in concorso tra loro con metodo mafioso.
Sono state disposte perquisizioni locali e domiciliari nelle provincie di Venezia, Padova, Vicenza e Treviso, mentre sull’isola di Mazzorbetto della laguna veneziana è stato posto sotto sequestro preventivo il compendio immobiliare denominato “Villa Ducale”, valutato 2 milioni di euro.
L’operazione scaturisce dal prosieguo delle indagini denominate “Camaleonte” e “Avvoltoio”, dirette dalla Procura Distrettuale di Venezia.
Le indagini avevano rivelato gravi elementi indiziari dell’operatività in Provincia di Padova e in quelle contermini di un’autonoma articolazione dell’organizzazione mafiosa curtrese di matrice ‘ndranghetista denominata “GRANDE ARACRI”, che sarebbe stata rappresentata dal c.d. gruppo BOLOGNINO, di cui alcuni componenti sono già stati condannati in primo grado con sentenza del 19.10.2020 del GUP di Venezia, con rito abbreviato, e con sentenza del 06.07.2021 del Tribunale di Padova.
Le ulteriori indagini sono state condotte in particolare nel ticinese dove alcuni indagati si sarebbero recati più volte per estorcere un’importante somma di denaro a un broker finanziario di Lugano (CH). Nei confronti degli indagati si procede anche per diverse ipotesi di usura, ove si sarebbero applicati tassi di interesse anche superiori al 200% annuo, e di estorsione, delitti che sarebbero stati commessi anche per recuperare dalle vittime, imprenditori veneti, il capitale iniziale e gli interessi maturati. Per fare questo si sarebbero avvalsi di metodi mafiosi, intimidendo ed assoggettando le vittime.
Singolare è la vicenda che riguarderebbe “Villa Ducale”, che il proprietario secondo la ricostruzione, sarebbe stato costretto a cedere agli indagati poiché non più in grado di soddisfare un credito commerciale contratto . Il bene, entrato in possesso degli indagati sarebbe stato proposto per l’acquisto ad un broker svizzero da alcuni degli indagati, al quale successivamente avrebbero estorto con minacce 85mila euro, consegnati a più riprese in contanti.
Gli episodi contestati avrebbero fruttato agli indagati profitti illeciti per oltre 600 mila euro.
I risultati ottenuti dalla Procura, carabinieri e Guardia di Finanza si devono anche alla partecipazione delle parti offese, che hanno permesso di recuperare un concreto controllo del territorio.