Sui territori di Trieste e Gorizia va tenuta alta l’attenzione, con l’obiettivo di considerarli centrali nelle strategie di sviluppo: l’appello arriva dall’assemblea congressuale della Cisl, che ha riconfermato alla guida del Sindacato di Trieste e Gorizia, Luciano Bordin. “In questo senso – va dritto al punto il coordinatore – dobbiamo rilanciare il confronto con gli enti locali, ed in particolare con i Comuni, specialmente quello di Trieste”, superando l’incostanza e poco produttività attuale.
Un’amministrazione, quella del capoluogo giuliano, che Bordin incalza anche per quanto riguarda il tema degli appalti, ritenuto cruciale dalla Cisl. “Un dialogo fondamentale se pensiamo alle decine di milioni che transitano dalle casse comunali verso aziende impiegate nelle esternalizzazioni dei servizi del Comune. Su questo passaggio occorre vigilare e attivare una solida contrattazione perché è proprio nel settore degli appalti che è facile si annidi il lavoro povero e di scarsa qualità.
Altro punto all’ordine del giorno, quello che riguarda i porti di Trieste e Monfalcone: bene la strategia di D’Agostino e il suo equilibrio gestionale, ma con un monito sulle relazioni sindacali. “Il sistema portuale del Friuli Venezia Giulia – sostiene Bordin – rappresenta un fortissimo valore aggiunto e asset per l’intera regione: non possiamo più permetterci che la credibilità e operatività del porto siano messe a rischio da organizzazioni corporative senza visione d’insieme”.
Restano alte poi le preoccupazioni legate al tessuto economico e sociale dei due territori, a partire dal fortissimo squilibrio demografico registrato sia nella provincia triestina che nell’Isontino, con l’indice di dipendenza strutturale (il rapporto tra individui in età non attiva ogni cento in età attiva), ben al di sopra del 50%, ovvero rispettivamente al 65,9% e al 62,8%, a segnare il netto superamento della sostenibilità strutturale della popolazione. “Si tratta comunque di territori che restano potenzialmente molto interessanti, ma su cui si deve abbandonare la logica del “no se pol” e innescare l’acceleratore dell’attrattività, non facendoci perdere altre occasioni come quella del laminatoio, sfruttando l’andamento macro economico in fase di espansione e soprattutto investendo nelle competenze professionali”.
Uno dei grossi problemi che riscontriamo riguarda, infatti, il mis-match tra domanda e offerta di lavoro: rimane, cioè, l’antico paradosso per cui malgrado la disoccupazione, le imprese faticano a trovare manodopera. “Ne consegue – spiega Bordin – che diventa urgente il rilancio di una strategia efficace per le politiche attive e del lavoro, tali da cogliere in modo mirato i fabbisogni professionali necessari. Ma al tempo stesso le imprese devono mettersi in gioco anche sul lato dell’organizzazione del lavoro e delle sue condizioni, a partire dalla retribuzione”. In questo quadro – conclude la nota della Cisl di Trieste Gorizia- un ruolo cruciale sarà quello delle risorse del PNRR, basti pensare agli interventi strutturali nell’ambito portuale di Trieste e Monfalcone per oltre 416 milioni, senza contare i 900 milioni dati per progetti comunali. Sul PNRR chiediamo – sollecita Bordin – l’attivazione di tavoli di confronto con la Regione e con l’Anci, per monitorare l’applicazione del Piano”.
Ed altre riflessioni, questa volra riguardanti la parte orientale della regione giungono dalla Cisl di Pordenone.
che riconferma alla guida dell’AST, Cristiano Pizzo.
“Anche in un territorio come il nostro – entra subito nel vivo della proposta, il riconfermato Cristiano Pizzo – che ha saputo tenere i contraccolpi della pandemia e crescere soprattutto in alcuni comparti, come quello legato al sistema casa, è necessario blindare ancora di più il mercato del lavoro, partendo innanzitutto da un migliore incontro della domanda e dell’offerta. Ben vengano gli ITS post diploma, ma sicuramente non basta”. Occorre – per il coordinatore della Cisl della destra Tagliamento – affinare una visione ed una strategia tra parti sociali e stakeholders territoriali, insomma fare squadra per non trovarsi impreparati nel momento in cui la crescita stimata del Pil (oggi già al 6,4% nel Pordenonese) per il 2022 dovesse effettivamente realizzarsi. L’obiettivo è quello di creare condizioni favorevoli alla produttività, ma anche la qualità del lavoro, senza escludere il delicato rapporto con l’ambiente. Tre assi strategici, per la Cisl, che dovranno impegnare Sindacato, imprenditori e politica sin da ora. “Nonostante le buone performance registrate sul territorio, con un tasso di occupazione tornato ai livelli del 2019, continua a preoccuparci l’insopportabile precarietà di molti contratti, in particolare legati ad alcuni settori del commercio e del terziario, così come temiamo che il comparto edile, sicuramente drogato dai bonus, stia assumendo per l’apertura dei cantieri, personale senza formazione ed esperienza” – incalza Pizzo. Quanto alle condizioni favorevoli, non manca l’apprensione per l’impennata dei costi dell’energia e del gas, che stanno piegando diverse aziende, alcune delle quali, è il caso delle cartaie, hanno già spento parte dei propri impianti o riorganizzando i turni di produzione concentrandoli nelle ore notturne e nei fine settimana. “Non possiamo permettere che la manifattura si fermi: occorre agire subito, anche attingendo alle riserve di gas per evitare lo stop delle produzioni e del lavoro e di vanificare l’onda del Pil in fase di espansione”. Ultimo punto, quello dell’equilibrio, spesso difficile, tra sviluppo industriale, ambiente e società. “Sicuramente il bilanciamento va trovato attraverso il buon senso – afferma il coordinatore della Cisl pordenonese – ma bisogna aver ben chiaro che non c’è futuro, specie per un territorio come il nostro, senza sviluppo industriale e manifatturiero: per questo, ad esempio, non è comprensibile che il confronto sullo sviluppo della zona di Ponte Rosso sia stato portato su un terreno di contrapposizione politica ed elettorale, con la conseguenza di aver divaricato irresponsabilmente le ragioni del lavoro e dell’occupazione, da una parte, e della sicurezza e dell’ambiente, dall’altra” – tuona Pizzo, ricordando le garanzie chieste a Confindustria e al Consorzio proprio sul fronte delle procedure condivise con l’azienda sanitaria e per il riconoscimento dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Non solo industria, tuttavia, nella relazione congressuale di Pizzo: c’è, infatti, spazio anche per qualche considerazione sul sistema sanitario locale ai tempi della pandemia, a partire dal giudizio negativo sull’Azienda del Friuli Occidentale non solo per le lacune emerse nella gestione del Covid, ma anche per quella delle normali attività. Nel mirino della Cisl c‘è soprattutto la visione prettamente aziendalistica della sanità pordenonese, con l’Azienda più impegnata a far di conto che ad investire nelle cure. “Ci preoccupa e riteniamo inaccettabile – commenta Pizzo – che l’Azienda si vanti di bilanci a nove zeri al costo di chiusure di reparti, Rsa, sale operatorie, Guardie Mediche, bloccando le ferie del personale e riducendo al minimo essenziale le assunzioni e le visite ambulatoriali”. La relazione del coordinatore cislino, infine, si è chiusa con un cenno anche al punto di ascolto antimobbing attivato dal Sindacato. Un dato su tutti: nel 2021 le persone che si sono rivolte al centro sono state 118, di cui ben 83 donne, alcune delle quali hanno riportato episodi di discriminazioni di genere. “Un dato su cui riflettere ed agire immediatamente” – commenta Pizzo, riportando anche lo smarrimento e l’indignazione di fronte ai femminicidi in continua crescita.