29/11/2023

Socialità, collaborazione e comportamenti “prosociali” sono alla base della società umana, eppure, prese singolarmente, le persone sul fronte dell’altruismo/egoismo esibiscono spesso un’enorme variabilità. Che cosa determina queste differenze di comportamento? Una risposta si può trovare osservando l’attività cerebrale, come ha fatto un gruppo di ricercatori della SISSA di Trieste. I circuiti cerebrali che si attivano suggeriscono che in corrispondenza dei due tipi di comportamento avvenga un’analisi cognitiva che pone l’accento su aspetti diversi della stessa situazione: trovandoci nella necessità, adotteremo un comportamento altruista, a costo di mettere a repentaglio la nostra vita, o saremo al contrario egoisti? Se lo sono chiesto Giorgia Silani, neuroscienziata della SISSA, e i suoi colleghi che hanno utilizzato una tecnica di visualizzazione cerebrale che permette di isolare le strutture cerebrali più attive durante un compito. I ricercatori hanno così potuto osservare che nel cervello dei soggetti testati durante i due tipi di comportamento egoista/altruista si attivavano circuiti diversi. Nel primo caso l’area più attiva è stata il “network della salienza” mentre nel secondo le strutture maggiormente coinvolte sono state la corteccia prefrontale e la giunzione temporo-parietale. “Il network della salienza, che serve a rendere più ‘cospicui’ gli stimoli al sistema cognitivo, potrebbe rendere più evidenti al soggetto i pericoli della situazione, spingendo l’individuo a comportarsi in maniera egoista. Al contrario, le aree più attive quando un soggetto si comporta in maniera altruista sono quelle associate alla capacità di prendere la prospettiva altrui, che renderebbe dunque il soggetto più empatico e disposto ad agire per il bene dell’altro”.

Share Button

Comments are closed.