Campionato finito con una posizione in classifica che definirei tranquilla, probabilmente rispondente appieno alle peculiarità e alle qualità della squadra della regione che milita in serie A. Del resto sono parecchi anni che l’Udinese si dimostra all’altezza della situazione, senza risultati clamorosi o deludenti. Accontentarsi sembra essere il sistema migliore per non restare delusi e cercare di gioire senza l’affanno della coda della classifica.
Sembrano finiti gli anni in cui l’Udinese era tenuta sotto controllo dalle “grandi” per il calcio mercato. Quando a Udine arrivavano giovanissimi che, con maestria e passione, si trasformavano in campioni di prima grandezza da rivendere. Nel 1983-84 ricordiamo Arthur Antunes Coimbra, detto Zico (19 reti il primo anno), con Pietro Paolo Virdis e il difensore della nazionale brasiliana Edinho. La stagione 1997/1998 è stata quella della riscossa, quando la squadra considerata piccola, partì in sordina per trovarsi nella parte altissima della classifica già prima di iniziare il secondo girone. In lotta per la qualificazione in Europa. In seguito ci furono il Chievo di Delneri e l’Atalanta che quest’anno ha chiuso 4^, ma all’epoca i friulani furono un proprio fenomeno che lasciò tutti a bocca aperta e con gli occhi puntati.
Il magico tridente d’attacco messo a punto da Alberto Zaccheroni, era composto di tre centravanti di assoluta qualità: il tedesco Oliver Bierhoff, l’italiano Paolo Poggi e il brasiliano Marcio Amoroso. L’Udinese batteva un po’ tutti ed era diventata il terrore delle squadre di alta classifica. Il tedesco vinse la classifica dei cannonieri con 27 reti (meglio di Ronaldo), prima di trasferirsi al Milan con il suo allenatore Zaccheroni.
Negli ultimi vent’anni l’Udinese ha sempre fatto più o meno bene, senza tanto clamore, difendendosi e attaccando a sufficienza per rimanere nella parte della classifica che sembra confargli. I tifosi spererebbero meglio, vorrebbero tornare a pensare all’Europa, non solo per le amichevoli. Mentre per ora si godono la nazionale a Udine contro il Liechtenstein per la sesta giornata delle qualificazioni ai mondiali 2018 e cercano di capire quale ruolo avrà la squadra di locale nel mercato per la prossima stagione.
Gigi Delneri ha avuto il rinnovo del contratto per il prossimo anno, insieme al suo secondo della Prima Squadra, Giuseppe Ferrazzoli. Adesso attende la “spesa” che la società farà, dicendosi contento non solo dei risultati conseguiti, dei passi in avanti fatti nell’ultimo periodo, ma anche dei rapporti della squadra con la tifoseria. I presupposti secondo l’aquileiese ci sono tutti per portare a casa miglioramenti, sebbene forse non risponderanno appieno alle richieste degli spettatori che vorrebbero risultati più lusinghieri (UEFA, Campioni, Campionato ….). Si tratta principalmente di non dover lottare per la retrocessione e procedere, anche se con piccoli passi, pensando al futuro dei giovani.
Bisogna ammettere che la squadra dello scorso campionato ha messo in luce diverse delusioni: Thomas Heartaux, il difensore francese che Delneri ha utilizzato col contagocce. Ali Adnan e Gabriel Silva potremmo definirli disponibili per cambiare aria. Kums è già stato rispedito in Belgio, mentre per il ghanese Emmanuel Agyemang-Badu staremo a vedere se arrivassero offerte irrinunciabili. Ryder Matos Santos, attaccante giunto in città a gennaio 2016, il brasiliano non ha segnato nemmeno una rete.
Il pallone è rotondo e come si sa gira, ci sono stati periodi in cui la fortuna ha fatto passare da Udine atleti che qui sono sbocciati (fruttando anche bei soldi), altri in cui la famiglia Pozzo ha dovuto aprire il portafoglio.
Una delle cose più divertenti in questo periodo è il nome Dacia Arena scritto sulla nuova struttura dello stadio, che alcuni tifosi lamentosi non hanno mandato giù (compresi amministratori comunali). La domanda che gli pongo è: se io prendessi un negozio in affitto, sarei libero di mettere la scritta che voglio?
Che si tratti di un prodotto in vendita o uno sponsor poco cambia. Ognuno è libero di continuare a chiamarlo Stadio Friuli, ma Dacia Arena, nel campionato di Serie A Tim, è l’evoluzione del calcio con l’ingresso di capitali dall’esterno che consentono ai tifosi di guardare le partite in strutture sicure, moderne e senza spendere un capitale in abbonamenti. Questo non penalizzerà in alcun modo uno dei club più antichi d’Italia, essendo nato nel 1896, anche se la sezione calcio fu creata ufficialmente nel 1911. L’Udinese è il quinto club da più tempo in Serie A. Lo stadio Friuli che nel 1976 fu inaugurato e il cui nome doveva ricordare la ricostruzione dopo il terremoto, oggi non c’è più. Adesso abbiamo un nuovo stadio, inaugurato lo scorso anno e l’Udinese Calcio lo ha in concessione per i prossimi 99 anni. Polemizzare contro l’evoluzione dello sport non porterà nessun beneficio. Il nuovo nome non offenderà nessuno, tranne coloro che sono propensi a recepirlo come un oltraggio.
Nell’intervista a San Giorgio di Nogaro dove ha ricevuto l’ennesimo riconoscimento per le eccellenze friulane, l’aquileiese Luigi Delneri ci parla del futuro della squadra con la sua pacatezza che lascia trasparire sempre buone intenzioni, grande impegno, fiducia nei giocatori e soprattutto nei tifosi.
Marco Mascioli