Gli investimenti strutturali per l’accoglienza dei migranti a Udine hanno acceso gli animi sul terreno del confronto politico e diverse voci hanno preso posizione.
Mario Pittoni, presidente regionale della Lega Nord e capogruppo del Carroccio a palazzo D’Aronco, ha afermato che sul rischio che Udine diventasse un enorme hub nazionale per richiedenti asilo, avevamo messo il sindaco sull’avviso: non si scherza col fuoco! Invece ha suggerito lui stesso investimenti sulle ex caserme, bocciando parallelamente le proposte della Lega di esercitare massima pressione sul Governo nazionale per azioni finalizzate al raffreddamento dei flussi, come l’abolizione del terso livello di protezione che esiste solo in Italia». Honsell e il Pd hanno illuso gli udinesi – sottolinea Pittoni – che, accollandosi la gestione di oltre 400 migranti tra i progetti Sprar e Aura (per non parlare dei minori, destinati a crescere in modo esponenziale con la nuova legge Pd/5 Stelle, che non ne consente il respingimento!), si sarebbero evitate “sorprese” come questa.
Tre indizi fanno una prova: Udine diventerà il principale hub nella gestione dei migranti in Friuli Venezia Giulia, a conferma del modello di accoglienza fallimentare voluto dal Pd e da Debora Serracchiani. Lo afferma il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Riccardo Riccardi, stigmatizzando lo stanziamento di 22 milioni di euro da parte della Prefettura per la fornitura di beni e servizi per il funzionamento delle ex caserme di Udine Cavarzerani e Friuli, Riccardi punta il dito contro “un sistema di accoglienza che è diventato un vero e proprio business, in cui girano fiumi di denaro e che oggi è reso ancora più invitante dalla chiusura del centro Cara di Gradisca. Oltre a elargire a piene mani denaro pubblico agli imprenditori dell’accoglienza, – insiste Riccardi – che fine hanno fatto le promesse fatte ai quattro sindaci di capoluogo della Regione solo qualche settimana fa sulla creazione di una task force per i dublinanti e sul raddoppio delle commissioni? Perché il centro di Gorizia continua a essere un campo profughi meta di arrivi quotidiani e del trasferimento della Commissione a Trieste nemmeno l’ombra?
“L’avvocato, lo psicologo, l’assistente sociale, l’insegnante ma anche il medico, il barbiere, la colf e il cuoco che cucinerà menù etnici: tutti servizi gratuitamente offerti dall’Hotel Friuli e profumatamente pagati dai contribuenti italiani. Una vergogna. Stiamo pensando di organizzare una manifestazione pubblica per condannare la fallimentare gestione Serracchiani che, a partire dalla chiusura del Centro di identificazione ed espulsione (Cie) fino all’accoglienza diffusa, ha dimostrato di voler trasformare il Friuli in colonia per clandestini”. A dirlo, la consigliera regionale Barbara Zilli (LN) in una nota in cui riporta anche la posizione del segretario provinciale della Lega Nord di Udine, Zorro Grattoni. “L’appalto milionario della Prefettura è uno schiaffo a tutte quelle persone che non riescono neppure ad arrivare a fine mese – aggiunge la consigliera del Carroccio -. Milioni investiti per i clandestini, ma per dare maggiori servizi o investire sulla natalità e sulle giovani coppie friulane la coperta è sempre troppo corta. “Un Friuli indifeso, con sempre meno forze di polizia, invaso da immigrati irregolari liberi di bighellonare alle spalle dei friulani, con in tasca la paghetta giornaliera e con tutti i comfort. E’ ora che la gente scenda in piazza – conclude l’esponente leghista – per dire no a tutto questo”.
Il consigliere di AP Alessandro Colautti interviene nel dibattito sulla gestione dei profughi: ”Il problema c’è ma l’indignazione non basta. Bisogna intervenire con strategie globali: revisione degli accordi di Dublino, identificazione di un percorso di transizione che metta d’accordo prefetture e comuni, riconoscimenti più celeri, rinuncia ai maxi-centri ed una severa rendicontazione dei fondi governativi che vengono concessi alle ONG per gestire l’accoglienza. Colautti va in controtendenza: “Sul tema dei migranti ci vuole maggiore onestà e meno dichiarazioni mirabolanti da campagna elettorale, che parlano alla pancia della gente ma non spiegano come sia possibile risolvere i problemi. Se il centrodestra fosse al governo, regionale o comunale, cosa potrebbe fare nella realtà per arginare un problema che è molto più complesso e difficile da gestire del semplice “Non li vogliamo”. Sarebbe meglio essere onesti e chiarire che l’accoglienza è un problema prima europeo e poi italiano, e regioni e comuni scontano solamente il risultato finale di una mancanza di strategia a livello globale.
Il sindaco di Pordenone, Alessandro Ciriani, in una sua nota, afferma che Pordenone, come gli altri capoluoghi del Friuli Venezia Giulia, è al centro di un anomalo flusso di stranieri, principalmente pakistani, provenienti da altri paesi europei. La situazione di difficoltà era stata presentata al Ministro Minniti nell’incontro tenutosi a Trieste il 5 settembre. La necessità di interventi urgenti e risolutivi era stata condivisa dal Ministro che aveva promesso l’immediata costituzione di una task force in Friuli Venezia Giulia per affrontare il tema dei “dublinati” (se non hanno diritto di restare devono essere rimandati al Paese di provenienza entro 60 giorni) e la definizione entro settembre di un Centro per i Rimpatri, struttura fondamentale per ospitare coloro che non ha diritto alla tutela in attesa di essere riaccompagnati al loro Paese di origine. Di tutto questo non si è visto assolutamente nulla. Analogamente tutto tace sul fronte del non più rinviabile rafforzamento dell’organico della Questura di Pordenone, ormai declassata nei fatti ad un Commissariato. Ciriani si dice amareggiato e arrabbiato perché la situazione è assolutamente caotica e kafkiana: non è pensabile gestire la situazione con la sola Polizia Municipale e non è pensabile che ci siano centinaia di persone che stazionano nelle nostre città senza averne diritto.
Il sindaco di Udine Furio Honsell comunica di aver chiesto “un urgente incontro con il ministro dell’Interno Minniti, perché le notizie sul bando per la gestione dell’accoglienza, di cui eravamo all’oscuro, vanno contro le sue stesse dichiarazioni rilasciate durante l’incontro con i sindaci sulla chiusura dei grandi centri di accoglienza straordinaria». Il sindaco Furio Honsell e la giunta del Comune di Udine hanno quindi espresso una forte censura di tale atteggiamento e «hanno chiesto al capo di Gabinetto del Ministro dell’Interno, Mario Morcone, un incontro urgente con il ministro per sapere come mai, dopo le dichiarazioni di voler chiudere i grandi centri di accoglienza, e poi si va verso la realizzazione di uno di questi a Udine». «Sono profondamente deluso, considerato anche che nel nostro ultimo incontro Minniti aveva dichiarato di puntare sull’accoglienza diffusa ed evitare di realizzare grandi centri – spiega il sindaco Honsell – .La problematica a Udine è diversa dalla situazione di Gorizia e di altri Comuni di centrodestra: noi non abbiamo mai avuto 70-80 persone che dormono per la strada, come accade a Gorizia, e questo anche perché la Croce Rossa ha gestito i centri della Cavarzerani e della Friuli». Per legge però ora la gestione va messa a bando, quindi non sorprende che sia proceduto con una gara. «Quello che mi sorprende – continua ancora il sindaco – è che le dichiarazioni di Minniti andavano nella direzione di evitare gli ammassamenti, mentre i numeri del bando della Prefettura sono molto alti.
e sempre sul tema dei migranti, il presidente della Giunta regionale Debora Serracchiani se la prende con Il Giornale
“Udine non è Kabul, e chi la descrive come una città devastata calpesta tutti gli udinesi”. E’ la reazione all’articolo pubblicato dall’edizione online del quotidiano Il Giornale, dal titolo “Udine tra bivacchi e degrado: è il flop dei fan dell’accoglienza”. “Conosciamo la strategia della denigrazione posta in opera da quest’organo fiancheggiatore del centrodestra – continua Serracchiani – per averla già vista all’opera in altri casi. E oggi accade lo stesso: si prende una notizia e si costruisce uno scenario dal quale appare che Udine, amministrata dal centrosinistra, è qualcosa di simile a un postribolo pericoloso dominato dai migranti”. “Non posso accettare che la verità sia distorta oltre ogni limite accettabile, da presidente di una regione civile come il Friuli Venezia Giulia e – ha concluso – anche da cittadina udinese”.