19/08/2024

Di Marco Mascioli 

Dal 3 al 6 giugno, a Trento, c’è stato il Festival dell’Economia, giunto alla sedicesima edizione, la seconda al tempo della pandemia. Anche volendo dare un messaggio di fiducia, hanno puntato su un’edizione in presenza, anche se contingentata con limitati ospiti importanti anche tra il pubblico e disponibile in diretta sul web. 

Quest’anno il tema era “Il ritorno dello Stato – Imprese, comunità, istituzioni”. Tanti gli ospiti che hanno partecipato, in buona parte grazie alle video conferenze. Ben cinque premi Nobel per l’economia, Michael Kremer, poi Paul Milgrom, Joseph E. Stiglitz, Michael Spence e Jean Tirole, per discutere in particolare sulle questioni che la pandemia ha posto sul tappeto nell’ultimo anno. Nutrita anche la presenza istituzionale con il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, i ministri Renato Brunetta, Roberto Cingolani, Vittorio Colao, Massimo Garavaglia, Mariastella Gelmini, Giancarlo Giorgetti ed Enrico Giovannini.

Nomi di peso ovviamente per quanto riguarda il mondo economico: tra gli altri, Gita Gopinath, capo economista del Fondo Monetario Internazionale, poi Lucrezia Reichlin, Thomas Piketty, Luigi Zingales, Romano Prodi, Francesco Giavazzi. Tanti gli approfondimenti sul tema sanitario: tra gli appuntamenti, quello dedicato al tema dei nuovi modelli di assistenza sanitaria, tra i relatori Ilaria Capua e Walter Ricciardi. 

La pandemia di coronavirus ha spinto il settore pubblico a entrare in modo ancora più invasivo nelle nostre vite, regolando ogni aspetto più recondito della nostra quotidianità, dalle nostre uscite di casa alle persone che possiamo invitare a cena. Spesso per buone ragioni, altre volte con vincoli senza alcun senso logico, probabilmente dettati da paura e incapacità gestionale delle risorse. 

Grazie ai vaccini, la fine della pandemia dovrebbe essere vicina ed è giunto il tempo per ridisegnare i confini dello Stato, per non rischiare di trovarci in un Paese senza libertà, ma con l’esigenza di rafforzarne la  presenza dove ce n’è maggiore necessità. La ricerca di vaccini contro il Covid-19, per prendere l’esempio più eclatante, ha beneficiato di un forte sostegno pubblico. Senza finanziamenti statali probabilmente non sarebbe stato possibile bruciare i tempi. In passato ci volevano trent’anni e per alcuni virus, come l’HIV e l’epatite C, non c’è ancora un vaccino a più di 30 anni dalla loro apparizione. 

In poco più di un anno abbiamo diversi vaccini a disposizione. Gli Stati hanno finanziato la ricerca delle case farmaceutiche, contribuendo a offrire a tutti un’arma efficace contro la pandemia. Ora però si dovrebbe ridefinire il perimetro dell’intervento pubblico; interrogarsi su come renderlo più efficiente nel fare le cose e definire con chiarezza le responsabilità soggettive anche in caso di gravi errori. 

La pandemia è stata un test molto impegnativo per le amministrazioni pubbliche. In alcuni casi, pensiamo all’impegno del personale medico e paramedico, sebbene dipinto spesso come supereroi, hanno dimostrato che la gestione dei servizi sanitari, come molti altri servizi pubblici, non erano all’altezza delle emergenze. Mentre buona parte dei privati stanno riaprendo a pieno ritmo, ci sono ancora amministrazioni pubbliche fallimentari che consentono smartworking e ricevono solo su appuntamento creando gravi disagi agli utenti. 

Politici incompetenti emanano direttive per gestire tutti e in particolare la burocrazia figlia di dipendenti pubblici, sempre trattati diversamente dai dipendenti privati. Senza rischi di nessun genere, dopo l’accesso al pubblico impiego tramite concorsi, che solo di recente hanno raggiunto un sufficiente livello di serietà, probabilmente guidati anche da dirigenti e quadri intermedi entrati senza concorso. 

Al rientro da Trento, ospite del Festival dell’Economia 2021, come un prezioso corrispondente che ha rivolto direttamente le domande agli intervenuti, Marino Firmani ci ha fatto il riassunto delle tematiche trattate in questo fine settimana. 

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Tra i tanti interventi ovviamente si sono sentiti pareri diversi, alle volte contrastanti, con visioni del presente e del futuro che fondamentalmente delineerebbero un Paese da una parte o dall’altra del punto di vista politico. Lasciando comunque grande concordanza per quanto concerne alcune decisioni prese, ma anche disaccordi per altre che, secondo alcuni, non trovano fondamento logico, mentre per altri sono giustificate dai risultati. 

Probabilmente non si considera l’Italia, l’Europa e il pianeta terra per quello che realmente è: un oceano con alcune chiazze di terra abitate in maniera assolutamente peculiare, con differenze notevoli in termini di densità di popolazione, per cui assumere decisioni universali, anche solo a livello nazionale, risulta più impossibile che difficile. Chi è costretto a camminare in solitudine a Cercivento (UD) con la mascherina per protezione, vede in televisione il lungomare di Napoli,  via del Corso a Roma o i navigli di Milano, affollatissimi di molti a volto scoperto con la scusa del bicchiere o della sigaretta in mano.  

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