I comuni della provincia sotto la lente sono 110. Da Aiello a Visco, in ordine alfabetico. Con focus naturalmente molto approfondito anche sul capoluogo Udine, con i prezzi di acquisto e di affitto, a seconda delle condizioni, se si tratti di un edificio nuovo o da ristrutturare. E poi si aggiungono le valutazioni dei terreni agricoli e di quelli edificabili.
L’Osservatorio del mercato immobiliare 2018 della Fimaa Confcommercio ritorna a fine anno, con una valutazione puntuale sull’andamento dei mesi precedenti, utile contributo al lavoro della categoria e all’urgenza di informazione da parte dell’utenza.
Con questa rinnovata iniziativa, la Federazione italiana mediatori agenti d’affari aderente a Confcommercio della provincia di Udine conferma quanto sia importante sul territorio il dibattito sulla compravendita degli immobili e come ci sia bisogno di un punto di riferimento di questo genere. Negli obiettivi del sindacato, spiega il presidente del gruppo Lino Domini, «l’Osservatorio si traduce in un’autorevole fonte di analisi dell’andamento dei prezzi. Il mercato, per rimanere competitivo, deve necessariamente rispondere a due requisiti fondamentali: trasparenza e massima disponibilità di informazioni, soprattutto in una provincia nella quale le distanze tra aree estremamente eterogenee sono ridotte e dove, a pochi chilometri di distanza, stanno emergendo o consolidandosi mercati come quello sloveno, croato e austriaco».
Il trend regionale si conferma in linea con quello nazionale, nonostante il secondo trimestre del 2018 abbia registrato un aumento del 4,7% delle compravendite rispetto allo stesso trimestre del 2017, i valori immobiliari hanno continuato a calare registrando un -0,2%. Dal 2010 i valori degli immobili sono scesi in media del 22,7% se si considerano gli immobili residenziali usati.
Qualche cifra? A Udine centro per un immobile nuovo o ristrutturato si va da 2500 a 3500 euro a mq, con punte da 5500-6000 euro a mq per “pezzi unici”, ma si scende a 1600-2300 per uno in buone condizioni e a 750-1100 per uno da ristrutturare. Cifre in linea con quelle del 2017, come pure nelle zone periferiche, dove il nuovo o ristrutturato va da 1350 (Sant’Osvaldo-via Pozzuolo) a 2500 (zona ospedale).
Quanto agli affitti, in Cormor si può trovare un mini non arredato per 300 euro al mese, mentre il tricamere arredato in centro può costare 1200 euro mensili. Nel borsino ci sono tutte le tabelle anche per uffici, negozi e capannoni.
«I prezzi di Udine sono calati attorno al 10% dal 2017 per gli immobili che sono in zona non appetibile o inseriti in condomini con spese di manutenzione importanti – sottolinea Domini –. Al solito la differenza la fa il modo in cui si presenta un immobile – pulizia, tinteggiatura, ordine –: tutti elementi che fanno aumentare il valore e riducono il tempo di vendita».
A mantenersi stabili, prosegue Domini, sono state invece le zone centro, ospedale e Chiavris, così come tutto il nuovo o ristrutturato in ogni area della città, «anche se c’è poco e con prezzi legati ai costi della qualificazione energetica». In calo, comunque, i prezzi minimi della compravendita. «Il mercato si muove principalmente su costi che vanno dai 50.000 ai 140.000 euro, con immobili fuori Udine che si sono visti pure attorno ai 40.000 euro, fermo restando che rimangono i vincoli all’accesso al mutuo da parte di acquirenti in grado di pagare le rate del finanziamento. L’immobile bello, anche a prezzi alti, ha in ogni caso una nicchia di clientela disposta a spendere per questa tipologia importi con cifre a 6 zeri, al fine di investire su uso residenziale o casa principale».
L’investimento migliore? «L’appartamento in centro a uso residenziale locato può dare una redditività importante, anche se è un sicuro impegno seguire l’ingresso e l’uscita del cliente. Pure gli universitari preferiscono posizionarsi in centro anziché nel polo dei Rizzi per la vicinanza dei locali pubblici e della stazione dei treni. Il mercato è invece fermo nelle zone in cui i proprietari non calano i prezzi su immobili acquistati tra il 2007 ed il 2011. L’obiettivo è di non rimettere quanto speso in era pre-crisi».