11/09/2023

Individuare delle strategie efficaci per uscire dalle difficoltà del settore da parte degli allevatori veneti questo lo scopo del convegno promosso da Arav che si è svolto sabato scorso nell’ambito di Vicenzagri. I prezzi del latte, dei prodotti lattiero-caseari e della carne sono bassi, ma l’Associazione allevatori del Veneto lavora al fianco degli allevatori, che hanno compreso e dimostrato grande interesse per come attuare dei miglioramenti alle proprie stalle, a partire dall’utilizzo dei dati dei controlli funzionali.

“La raccolta dei dati consente al Sistema allevatori un’analisi che permette a tutti di migliorare e crescere, sconfiggendo le difficoltà più frequenti e producendo in un regime di efficienza. Potremo definire questo sistema come solidaristico, perché ciascun allevatore contribuisce a migliorare la redditività della propria impresa e delle altre, in un’ottica di crescita generale”. Questo in estrema sintesi quanto emerso nel corso del convegno che aveva come titolo: “La stalla del futuro, rispondere al mercato, benessere degli animali e sostenibilità”. L’evento coordinato dal direttore di Arav Adriano Toffoli si è svolto nell’ambito di Vicenzagri, la vetrina dell’agricoltura moderna promossa all’Associazione provinciale Macchine e Attrezzi Agricoli Boschivi di Confcommercio Vicenza, da sempre punto di riferimento per il settore.

Il coordinatore dei tecnici di Arav, Bruno Costa ha evidenziato che “ci vogliono almeno 36 q di latte per recuperare le spese di produzione di una manza. Il margine di guadagno delle stalle venete va da 8 a 23 centesimi, in funzione del differente livello di efficienza della stalla. L’attuale marginalità, comunque, rende deboli di fronte alla volatilità dei mercati la gran parte delle aziende da latte. Margini di miglioramento sono possibili, a partire dalla conoscenza ed utilizzo dei dati, agendo sui parametri legati alla fertilità e longevità”.

Questi dati, però, vanno letti anche in un contesto in cui le abitudini alimentari sono mutate ed i cittadini sono sempre più sensibili all’acquisto di prodotti realizzati in una logica di benessere. “Occorre riconoscere che il calo di consumi di prodotti lattiero-caseari e della carne è soprattutto legato alle nuove abitudini alimentari. E questo si accompagna al pensare comune che gli allevatori maltrattino gli animali.

Purtroppo – sottolinea il direttore di Ruminantia, Alessandro Fantini – nel 2000 non abbiamo colto gli spunti del Libro bianco sulla sicurezza alimentare, laddove si diceva che il consumatore occidentale non vuole consumare latte e carne di animali che hanno sofferto. Dobbiamo puntare sull’italian style, non soltanto sul made in Italy. È il nostro modo di produrre che tutto il mondo ci invidia. I dati sui consumi del latte fanno chiaramente capire che è iniziata l’era post-allevamento industriale. Gli allevatori hanno sempre più il ruolo sociale di fornire cibo e tutelare l’ambiente, sono i primi garanti dei diritti degli animali e con essi hanno un rapporto di tipo affettivo”.

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