31/01/2025

di GFB
Sta suscitando polemiche e prese di posizione il caso della sedia d’onore negata in Turchia alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, costretta ad accomodarsi insieme al ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu su un divano, nell’incontro ufficiale con il presidente turco Erdogan, a differenza del Presidente del Consiglio europeo Charles Michel che, invece, gli era seduto accanto. Il caso, ribattezzato Sofa-gate, ha scatenato critiche anche in Friuli Venezia Giulia. Tra le voci levatesi, quelle delle dirigenti CISL Claudia Sacilotto e Luciana Fabbro che hanno definito il caso una umiliazione consapevole non solo a una donna, ma soprattutto al ruolo e all’istituzione che rappresenta. Spiace davvero – si legge ancora in una nota della Cisl Fvg – che ancora oggi risulti così difficile riconoscere una donna in un ruolo di potere o comunque apicale. Un atteggiamento, questo, arcaico, retrogrado, vergognoso ed eclatante, da parte della Turchia – si legge ancora nella nota Cisl – ci ricorda la realtà di moltissime donne che ancor oggi devono combattere, anche in Italia e, in generale nel moderno Occidente, per rivendicare la propria posizione e identità professionale, a tutti i livelli.
Insomma, quella sedia negata è stata il pretesto per riversare un’ondata di sdegno sulla Turchia, al punto che anche il nostro primo ministro Draghi si è “allargato” a ricordare che Erdogan è un dittatore, con il risultato che i turchi hanno convocato l’ambasciatore italiano.
Ci si deve domandare, a questo punto, se le legittime e sacrosante rivendicazioni sui diritti e rispetto verso le donne come anche quel rispetto che si deve ad un ospite straniero, debbano partire senza freni al primo caso utile, senza neanche soffermarsi a valutarne le possibile cause, che potrebbero anche non essere state la mancanza di considerazione verso le donne.
A questo proposito vale sottolineare che il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer, ha apertamente parlato di “incidente” e che “l’organizzazione del protocollo è una questione interna, che ora verrà analizzata perché non accada più”. Inoltre c’è anche la precisazione del direttorato Protocollo Ue , secondo la quale non è stato possibile visitare in anticipo la sala del palazzo presidenziale in cui si è tenuto l’incontro del 6 aprile “malgrado le nostre richieste“, perché né la sala degli incontri né la sala da pranzo “erano accessibili“, in quanto “considerate troppo vicine all’ufficio di Erdogan“.
C’è anche da aggiungere che la missione europea , essendo ristretta a causa delle cautele sul virus, si è affidata per le questioni protocollari alla delegazione Ue in Turchia.
E’ probabile che la Von der Leyen abbia soprasseduto sull’accaduto, essendo ovviamente più interessata ad affrontare il presidente turco sui diversi temi delicati tra i quali la convezione di Istanbul e dei diritti delle donne, dalla quale la Turchia ha deciso di uscire.
Sul mancato atto del presidente del Consiglio europeo di cedere la sedia al Von der Leyen o, comunque, di esprimersi in sua difesa , che è stato percepito come una ulteriore offesa ad una donna e all’istituzione che rappresenta, va considerato che in un incontro del genere è il protocollo a non consentire iniziative personali subitanee. Cosa avrebbe dovuto fare il Presidente del Consiglio? dare del maleducato o del retrogrado a Erdogan? alzarsi dalla sedia e cedere il posto alla Von der Leyen? e sulla base di quale principio?..quello del galanteria, del cavalierato? sarebbe stato una pezza peggiore del buco. Sicuramente il momento non è stato vissuto con tranquillità Invece è più realistico dire che è la rigidità del protocollo a non ammettere variazioni ed è lì che va ricercato l’errore che ha causato l’incidente.
Essendo vero che in diplomazia anche formalità diventa sostanza, saranno i funzioanri europei che hanno gestito il protocollo a paghare lo scotto di quanto accaduto.

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