La cosiddetta “guerra dell’acqua” tra Veneto e Trentino, si è arricchita di un nuovo capitolo. L’assessore regionale all’ambiente e alla protezione civile veneto Giampaolo Bottacin è intervenuto a Belluno sull’argomento.
Spiega l’assessore A fronte della situazione di elevata criticità, il Veneto con un’ordinanza del 18.04.2017 ha dichiarato lo stato di crisi idrica e, per il bacino dell’Adige, ha imposto una limitazione nei prelievi irrigui del 50%. Si è contemporaneamente chiesto, e sostanzialmente ottenuto, alle Province Autonome di Trento e Bolzano di garantire una portata, a valle di Trento, di almeno 80 mc/s. Questa portata è la portata nominale di funzionamento della barriera anti-sale presente alla foce dell’Adige.
Ma in questi giorni un assessore della Provincia di Trento ha dichiarato che per aiutare il Veneto adesso i bacini trentini sono vuoti. L’assessore veneto ha risposto che non è questo il motivo, che va invece ricercato nella gestione degli invasi che in Trentino è avvenuta sulla base di dinamiche e convenienze legate soprattutto agli aspetti economici della produzione idroelettrica e non seguendo i criteri di una gestione responsabile della risorsa idrica che, in attuazione dell’art. 167 del D.Lgs. 152/06, deve dare priorità all’uso idropotabile nei periodi di siccità e comunque nei casi di scarsità di acqua.
Riferendosi ancora a norme statali, l’assessore ha ricordato anche il caso delle autorizzazioni alla realizzazione di centraline idroelettriche sottolineando come la Regione non abbia la possibilità di fare leggi in materia che contrastino con quelle nazionali, in quanto verrebbero impugnate immediatamente come già accaduto sia per quanto riguarda la legge che bloccava le nuove cave, sia circa la norma che restringeva le autorizzazioni per i pirogassificatori vicino alle case, sia per le norme regionali che semplificavano gli interventi negli alvei dei corsi d’acqua. Le centraline idroelettriche sono infatti dichiarate dallo Stato, recependo una norma europea, “opere di utilità pubblica, urgenti e indifferibili” e sono previsti incentivi economici che il Veneto ha chiesto al ministro dell’ambiente di eliminare.
Proprio questo è uno dei motivi che stanno alla base del referendum per l’autonomia che si farà in ottobre in Veneto: poter fare leggi regionali anche in materia ambientale che non possano venire impugnate.