La dodicesima edizione di Gusti di Frontiera a Gorizia si è chiusa abbattendo un’altra frontiera: quella dei cinquecento mila visitatori con un incremento dei consumi del trenta per cento.Tra i numerosi ospiti anche il presidente della Repubblica slovena, Borut Pahor,che è passato a sorpresa, in visita privata, nel padiglione dalla pluricampionessa di sci Tina Maze.
La formula enogastronomica multietnica lanciata da Gusti di Frontiera, che fa di questo evento tra i più gettonati tra quelli organizzati nel nord est italiano, ha senz’altro ancora margini di crescita ma ora diventa necessaria una riflessione su quali vette puntare. Vinta la scommessa dei numeri e se ne possono fare anche altre di scommesse su questo versante con buona percentuale di vittoria, rimane da capire in che modo su queste alte cime quantitative ci si rimane, allontando i rischi di rotolare giù, come accaduto in varia misura per altri popolarissimi eventi, dalla mitica Udine pedala alla stessa Friuli doc. Gusti di frontiera coinvolge l’intera città di Gorizia :quest’anno 19 borghi geotematici in sedici strade e sei piazze con 368 operatori provenienti da trenta paesi del mondo.
Ed ecco che a bocce ferme, arrivano i primi tentativi di mettere in sicurezza ma anche di mettere a frutto il patrimonio Gusti di Frontiera….che deve diventare- secondo il vicepresidente del Friuli Venezia Giulia Sergio Bolzonello – sempre di più un festival, in modo da affiancare alla festa di popolo anche una riflessione culturale. E gli fa eco il sindaco di Gorizia, che incanala i suoi commenti secondo questa prospettiva, intenzionato a trasformarlo definitivamente in un festival dell’enogastronomia e delle culture di confine, esaltando questo aspetto anche attraverso rassegne musicali, concerti.
Ad onor di cronaca quest’anno uno sforzo in questo senso è stato fatto, organizzando dibattiti e confronti nel salotto del gusto ( 17 eventi con 4000 partecipanti e 71 tra ospiti,moderatori e intervenuti) e chiamando a testimoniare nomi noti delo star system come Cracco e la Parodi.
La domanda che si pone…fino a che punto è opportuno culturalizzare questo evento nelle tradizionali forme? fino a che punto vale la pena creare una o più arene per il confronto, l’informazione e l’educazione? Gusti non è il festiva “E’ storia, o Pordenonelegge o Vicino Lontano, dove il pubblico si incardina totalmente negli eventi culturali, si sposta per incontrare la cultura. Gusti è soprattutto un grande evento di aggregazione popolare che ha il suo comune denominatore nel piacere di stare insieme, di incontrarsi, del fare massa, fino alla perversione di rimanere imbottigliati a passo di lumacha nei paurosi ingorghi umani che immancabilmente si sono formati in ogni accenno di restringimento delle vie o nei punti di snodo negli incroci stradali. Tutti lì a fare muro, anche con carrozzine e pargoli allucinati.
Questa atmosfera ha fatto e fa di Gusti di Frontiera quello che è oggi. Se sia possibile innestare virtuori percorsi culturali che possano in qualche modo non coinvolgere solamente una minoranza di persone rispetto alla massa, è la domanda da porsi. Probabilmente è possibile, al di là dei salotti patinati, chiamando proprio gli operatori economici ad impegnarsi su questo fronte, stimolandoli ad attrarre il pubblico non solamente con i profumi e i colori ma con una più incisiva azione informativa su caratteristiche e storia dei prodotti e delle pietanze.
Rimane comunque prevalente la matrice della festa, che può ancora crescere in una dimensione veramente transfrontaliera oltrechè internazionale , ampliando l’evento su Gorizia, Nova Gorica e S.Peter, ben al di là della sperimentalità che fino ad ora ha portato oltre l’ex confine solamente poche decine di stand.
Sul piano organizzativo va detto che Gusti di Frontiera è il risultato di un grande lavoro di cui può fregiarsi l’amministrazione comunale goriziana. I numeri stanno lì a confermarlo anche se permane qualche sbavatura. Per esempio la scarsa cartellonistica stradale per identificare i borghi e segnalare i servizi. Non si può pensare di affidare tutto alle piantine e alle app. In macro eventi come Gusti….vale sempre il cartellone frequente e posizionato in ogni dove da porre in evidenza sopra le teste della marea umana soprattutto le indicazioni a chiare lettere per i servizi di emergenza sanitaria e per i servizi igienici.
Per esempio noi, volutamente distratti, non abbiamo trovato tracce evidenti di cartellonistica che indicasse i servizi igienici e Quando scappa…scappa…e quindi tocca entrare in un bar per andare al bagno: frustrante per l’esercente quanto per il cliente. Dopo aver incassato dei no, siamo stati fortunati con la simapica Sara ( negozio di alimentari e degustazione in piazza Camillo Benso conte di Cavour) ripagata da noi con ottime tartine al crudo e calici di buon vino. Ma in un negozio si dovrebbe entrare spinti dalla curiosità e non dall’impellenza…( ndr:i servizi igienici in realtà erano a poca distanza ma senza nessuna indicazione cartellonistica che guidasse verso essi).
Per concludere in positivo, come si merita Gusti, vanno sottolinate tra i tanti spunti, le magiche atmosfere che si sono respirate in via Rastello, una delle più antiche di Gorizia. Allestimenti creativi, simili a veri e propri a set cinematografici per ricavare osterie in negozi, androni e cortili medievali.
Nel gradimento del pubblico senz’altro uno degli scorci goriziani che ha avuto più successo. Peccato che il ritorno alla normalità corrisponda alla “chiusura di quegli spazi”.
GFB