20/08/2024

Erano partiti con tante speranze, sicuri che avrebbero trovato un futuro migliore, spinti anche da un accordo fra il governo italiano e quello belga che, in cambio di manodopera prevedeva tonnellate di carbone a prezzo agevolato. Non ci furono né la vita migliore né il carbone agevolato. A raccontare il drammatico periodo della migrazione in Belgio di circa 50 mila italiani nel decennio successivo alla fine della seconda guerra mondiale è la pubblicazione di Loredana Franco “Morire di miniera- Dieci anni di emigrazione isontina- Storie senza parole”, al centro di un incontro che avrà luogo nella sala Dora Bassi, l’otto agosto prossimo, giorno del 63° anniversario, alle ore 10.

L’iniziativa, è stata presentata in municipio, alla presenza del sindaco, Rodolfo Ziberna, da Roberto Selva, presidente della sezione goriziana dell’Unci, promotrice dell’incontro, accompagnato dagli altri rappresentanti dell’associazione, Rita De Luca e Lucio Samonati e da Silvia Paoletti, presidente dell’Acli che ha collaborato alla manifestazione. ” La tragedia di Marcinelle non fu l’unica di questo genere, anzi ce ne furono diverse nelle miniere di carbone a causa delle scarse misure di sicurezza e in tutte ci furono vittime italiane. E chi sopravviveva ai turni massacranti di lavoro nelle viscere della terra quasi sempre si “portava” a casa malattie con la silicosi, altamente invalidanti- ha ricordato il sindaco Ziberna- E’ un dovere, quindi, ricordare questi nostri concittadini che sacrificarono la loro vita per consentire all’Italia di progredire, visto che fu il governo italiano di allora a sottoscrivere un accordo con il Belgio per fornire manodopera in cambio di carbone a prezzo preferenziale.

Nel documento erano previsti due vincoli fortemente sanzionatori: l’obbligo di rispettare la durata minima contrattuale di un anno, sotto pena addirittura della detenzione prima del rimpatrio, e il mancato rinnovo del passaporto oltre all’impossibilità di cambiare lavoro prima di aver trascorso in miniera almeno cinque anni. Quindi- ha chiosato il sindaco – alziamoci in piedi quando parliamo dei migranti italiani”. “La voglia di far conoscere meglio questo drammatico periodo storico, che vide protagonisti anche persone di Gorizia e del resto dell’Isontino- ha sottolineato Roberto Selva- è nato dall’incontro, a volte casuale, con parenti delle vittime della tragedia che si consumò a Marcinelle, dove morirono 262 immigrati di cui 136 italiani, il più giovane di 14 anni e il più vecchio di 53. Ed è stato così per l’autrice della pubblicazione, Loredana Franco che, fra l’altro, è riuscita a far rimpatriare la salma di un cugino dopo 26 anni.

Giusto in tempo per consentire alla madre ultranovantenne di portare un fiore sulla tomba del figlio”. Selva ha anche chiesto al sindaco una collaborazione del Comune per realizzare qualcosa che ricordi perennemente gli italiani morti nelle miniere del Belgio e non solo per incidenti ma anche per malattie. Il primo cittadino ha espresso subito la massima disponibilità proponendo, com’è stato fatto in ricordo di altre vittime, la piantumazione di un albero, con una targa, nel Parco della Rimembranza. La presidente dell’Acli, Silvia Paoletti, ha fatto emergere un aspetto poco conosciuto, ovvero che l’Acli belga nacque nel 1947 proprio per tutelare i diritti dei migranti italiani e sostenerli anche moralmente e psicologicamente in considerazione delle drammatiche condizioni in cui vivevano. “L’Acli riusci a far ottenere ai lavoratori importanti diritti- ha ricordato la Paoletti- come gli assegni famigliari e la pensione d’invalidità”. Rita De Luca, ha rammentato la drammatica esistenza delle decine di migliaia di italiani emigrati in Belgio nel dopoguerra .

“Arrivavano stipati in carri da bestiame e venivano sistemati in baracche di lamiera, in totale violazione degli accordi siglati con il governo italiano che avrebbero dovuto garantirgli una sistemazione decorosa- ha evidenziato- e di questo si parla nel libro di Loredana Franco, scritto in 20 anni di ricerche e studi”. Anche Lucio Samonati, sempre dell’Unci ha sottolineato l’importanza di ricordare eventi come quello di Marcinelle e, più in generale, le esperienze migratorie degli italiani nel dopoguerra che, come accadde in Belgio, furono caratterizzate da grandi tragedie”. All’evento ha collaborato anche la Lilt di Gorizia.

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