di Gianfranco Biondi
A dirla proprio tutta, ci aspettavamo un’atmosfera lugubre ed un muro del pianto sul quale spargere lacrime di sconforto causa spargimento di fosche previsioni sullo “stato del Friuli Venezia Giulia” giusto per parafrasare quello “stato dell’Unione” appena proferito da Ursula von der Leyen.
E invece non è andata così nella sala del consiglio della Camera di Commercio di Pordenone Udine, dove il presidente Giovanni da Pozzo, l’assessore regionale Sergio Emidio Bini, il direttore scientifico di Format Research, Pierluigi Ascani e il direttore di Confcommercio, Massimo Giordano, hanno accolto i giornalisti per presentare i dati dell’indagine congiunturale dell’Osservatorio Confcommercio FVG, curata appunto da Format research, su un campione statisticamente rappresentativo di imprese del terziario ( in totale 1536 interviste), implementato con altre 100 intervistati tra cittadini ed imprenditori per conoscere cosa ne pensassero della condotta tenuta a livello politico-istituzionale ai tempi del Covid. Il quadro che ne è emerso, pur nell’ambito della criticità epocale innescata dalla pandemia, induce all’ottimismo, tanto che l’assessore Bini ha detto che per partecipare a conferenze del genere ci metterebbe la firma. Una battura giustificata dal fatto che dall’indagine è emerso il forte consenso da parte di imprese ed abitanti della regione verso l’azione dell’amministrazione regionale, apprezzata dall’80 per cento del campione per gli interventi a difesa della salute pubblica e dal 74 per cento degli imprenditori e 64 per cento dei cittadini per gli interventi in campo economico. Un consenso che potrebbe trarre origine – come è stato precisato in conferenza- anche dall’imponente disbrigo in soli 30 giorni, grazie ad Insiel, di ben 30 mila pratiche per l’assegnazione dei contributi a fondo perduto, il che non era mai accaduto prima d’ora.
Tornando all’analisi di Format Research, dal quadro emerge che in Friuli Venezia Giulia si respira un clima di maggiore fiducia che lascia presagire per fine anno un recupero più veloce degli operatori del terziario rispetto alla media in Italia. Anche se l’88 per cento dei cittadini non ritiene che il Paese sia uscito dall’emergenza sanitaria e si è in presenza di un decremento, ( comunque inferiore rispetto ad altre regioni), dovuto a fortissima decelerazione dell’apertura di nuove attività, il clima di fiuducia è lontano solo 5 punti (28 contro 33) dal riscontro pre-covid e questo indice è superiore di 8 punti rispetto a quello nazionale. Anche gli indicatori congiunturali sulla prospettiva di miglioramento delle attività del terziario pari a 37 pone il Friuli Venezia giulia in una luce migliore rispetto all’indicatore nazionale, pari a 24. Quindi Il trend per fino anno indica un miglior posizionamento delle imprese del commercio food ma un crollo della ristorazione e ricezione turistica malgardo i buoni risultati di agosto. Tra le cause domina la paura del contagio che frena i consumi fuori casa ma anche lo smart working viene identificato come una minaccia per la tenuta di interi comparti. Nonostante ciò anche sul fronte dei consumni il meno 12,2 per cento del Frliuli Venezia Giulia, rilevato nell’indagine, non è il meno 16 del Trentino alto Adice e il meno 15 del Veneto.
L’indagine evidenzia, al fine, non una regione stracciata dagli eventi, sì in affanno, ma con migliori prospettive di ripartenza, complice anche, come ha voluto chiosare l’assessore Bini, un sistema industriale solido, che prevede entro fine anno un recupero di liquidità apri al 44 per cento e, se si eccettua il comparto ricettivo, con segnali di forte ripresa. al di sopra di ogni più rosea aspettativa.
Nel complesso, in Italia nel 2020 andranno perduti 116 miliardi di euro e poco meno di tre miliardi in FVg e quanto al quadro occupazionale, pur confermando il miglio posizionamento rispetto alla media nazionale, è previsto un peggioramento della situazione nel breve termine.