La differenziazione nelle coltivazioni sta diventando sempre più una chimera. Si vedono solo campi di mais e soia, che lasciano posto solo a viti e barbatelle.
Al mercato troviamo prodotti provenienti da tutto il mondo, compresi quelli che erano i frutti tipici della nostra terra. In alternativa dobbiamo rivolgerci ai mercatini gestiti direttamente dagli agricoltori che, a prezzi esorbitanti, propongono quelli che sino a pochi anni fa erano distribuiti quasi a titolo gratuito. Dove sono le piantagioni di patate, barbabietole e i frutteti che un tempo coloravano il paesaggio?
Ritenendo corresponsabile l’amministrazione regionale che anche a livello europeo non riesce a gestire il territorio con normative che agevolino la differenziazione delle colture, ho interpellato l’assessore regionale alle risorse agricole e forestali Cristiano Shaurli, al quale ho chiesto come cambiare questa tendenza?
Marco Mascioli