Di Marco Mascioli
La storia dell’8 marzo, giornata internazionale della donna, scaturita dal Brown Building (dal nome del filantropo Frederick Brown, che lo donò all’Università di New York nel 1929) nel quartiere di Greenwich, dove si trovava la Triangle Shirtwaist Factory, teatro del tragico incendio del 25 marzo 1911, la ricordiamo tutti.
Anche se sembra si scoprano sempre nuovi dettagli dell’evento, per esempio il fatto che le lavoratrici allora non poterono scappare dall’incendio in quanto il datore di lavoro aveva chiuso le porte a chiavi per non consentire pause, oltre al fatto che alcuni uomini, mentre lavoravano, fumavano sigarette tra tessuti e filati.
Anche in Italia le donne lavoravano in quegli anni e nei successivi, in alcuni settori specifici, considerati “femminili” e le condizioni nei primi anni del secolo scorso non erano molto migliori che in America. Tra queste attività c’erano le Filande Frova in diverse località della regione e l’edificio principale era a Codroipo, con questo nome fino al 1936. La famiglia Frova, filandieri milanesi, a Codroipo a inizio secolo era già proprietaria di un essiccatoio con filanda e nel 1908 fece costruire più a Sud una nuova filanda a vapore affacciata su Via Carducci, per molto tempo una delle più importanti e moderne della regione. Nel 1908 erano in funzione 120 bacinelle a 8 capi ed erano impiegate 250 persone, quasi tutte donne.
L’edificio fu recentemente ricostruito con l’intento di realizzare l’oratorio. Oggi è una struttura stupenda con spazi destinati a bar, feste danzanti, internet, sala da giochi, punto di incontro, televisione e una sala convegni molto capiente che, durante il restauro del duomo, ha consentito lo svolgimento delle messe.
Non ci poteva essere quindi luogo migliore dove presentare l’evento organizzato dall’assessore alla famiglia di Codroipo, Fabiola Frizza. Tutti mi chiamano bionda, ricordando il ritornello di una famosa canzone, era il titolo dello spettacolo condotto da Elena Vesnaver (scrittrice, regista teatrale e autrice di testi teatrali) in cui ha ricordato la filanda di Codroipo e le lavoratrici attraverso le emozioni e i ricordi delle loro storie, dopo aver lavorato la seta in condizioni indimenticabili.
Anche grazie alle immagini proiettate di fotografie in bianco e nero, unite alle parole lette dalla Vesnaver, l’evento è stato emozionante e coinvolgente. Un giusto tributo alle lavoratrici di allora, senza dimenticare le donne di oggi che se è vero che hanno conquistato tanti diritti se paragonati al passato, è pur certo che molta strada si dovrà percorrere per raggiungere la vera uguaglianza tra i sessi.
L’argomento che ha svolto il ruolo di fulcro nello spettacolo è stato proprio il lavoro delle donne, considerato strumento di guadagno e quindi di autonomia e libertà. Indispensabile molto spesso per determinare la possibilità di scelta, l’indipendenza, l’autosufficienza da maschi che altrimenti si sentirebbero “padroni” senza rispetto, fiancheggiati da altri esseri maschili che solo con la forza posso far valere la loro superiorità bestiale, altrimenti inesistente.
La mimosa, tradizione tipicamente italiana, è l’unico fiore che fiorisce a marzo ed è economico, quindi può essere regalato da tutti. Si tratta di una infiorescenza che cresce anche su terreni difficili, mostrando un certo vigore nonostante una fragilità apparente. Per questo considerata un simbolo della forza della donna.