24/07/2024

«Apprendiamo, con la consueta comunicazione domenicale a ridosso delle ormai attese aperture programmate per gli impianti sciistici, di un rinvio addirittura al 5 marzo. Una modalità offensiva nei confronti di una parte dell’economia montana di cui il ministro Speranza probabilmente non ha nessuna conoscenza». È durissima la reazione del presidente della Camera di Commercio Pn-Ud, nonché di Confcommercio Fvg e vicepresidente di Confcommercio nazionale Giovanni Da Pozzo nell’apprendere dell’ennesimo rinvio, che «disattende completamente – continua – quelle che erano state le indicazioni vagliate anche dal Cts per la possibile apertura dal 15 febbraio e mortifica gli sforzi fatti anche dalla nostra regione, che aveva predisposto un piano per ripartire in sicurezza innovativo ed efficace». E Da Pozzo stigmatizza sia il metodo sia le esternazioni degli esperti. «…non capiamo a quale titolo istituzionale parlino continuamente e direttamente con i media, con toni allarmistici e di indubbia efficacia nel terrorizzare la pubblica opinione, invece di raccordarsi con le istituzioni…persone che hanno trovato un’inaspettata visibilità mediatica e che continuano a rendere incerto il clima di fiducia e ripresa a cui guardano cittadini, imprese e lavoratori dopo un anno di lunga agonia, sacrifici e continue chiusure a singhiozzo”. Per Da Pozzo, “la riapertura il 5 marzo, che ora ci pare anch’essa un punto di domanda, è una presa in giro. Pensare che i primi di marzo ci possano essere condizioni per poter dare un minimo di sostenibilità alle attività turistiche che operano all’interno dei poli sciistici, è follia”. Come Confcommercio regionale e in rappresentanza delle Confcommercio dell’arco alpino – aggiunge Da Pozzo – ci si augura che questo sia l’ultimo colpo di coda di un metodo che produce scarsi effetti e inoltre punta il dito solo su alcuni comportamenti legati a specifiche attività economiche, mentre trasporti, scuole e assembramenti vari continuano nel Paese nell’assoluta indifferenza. E Da Pozzo conclude, “È indispensabile un cambiamento nell’immediato di molte modalità di lavoro, da un lato per contrastare il fenomeno epidemiologico e dall’altro per ridare una parvenza di tranquillità al Paese, facendo ripartire in sicurezza un’economia sempre più scoraggiata e messa in difficoltà».

A chiedere al nuovo Governo di cambiare un sistema che si è rivelato fallimentare è anche il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga.
“Già la settimana scorsa – prosegue Fedriga – si conosceva la situazione pandemica e bisognava avvisare quindi con il dovuto anticipo operatori e lavoratori del settore della montagna e non far pagare un’ulteriore perdita per quanto riguarda l’organizzazione delle riaperture. Un danno che si somma alla perdita che c’è già stata e che ci sarà”.
Fedriga indica come “necessaria” una ristrutturazione dell’organizzazione del Comitato tecnico scientifico, “perché – rincara – non ci possiamo trovare ancora in questa situazione: in mezzo a questa indecisione a rimetterci sono le imprese e i lavoratori”.
“Siamo consapevoli – prosegue il governatore – che il Governo si è insediato ieri ma il Cts era operativo e poteva prendere una decisione molto prima, come già accaduto per esempio per la questione degli spostamenti tra regioni nel precedente Governo”.
“Ora – conclude Fedriga – servono indennizzi veri e non i ristori che abbiamo conosciuto fino ad adesso: ringrazio i ministri Giorgetti e Garavaglia che vogliono andare proprio in questa direzione”.

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