Rilanciamo le riflessioni del consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia di NCD, Alessandro Colautti, rivolte al centro destra, dopo le vittorie a Trieste, Pordonone, Codroipo e quella “storica” di Monfalcone.
NON BASTA AVER VINTO
“Non basta aver vinto”. Adesso è da subito necessario “costruire il tempo vincente” per le elezioni regionali del 2018. Quello cioè in cui il centrodestra deve ben comprendere “quali alleanze sul merito sono possibili perché le distanze all’interno non restino incolmabili e la vittoria si trasformi nello spumante di una sera. Così si potrà raccogliere la sfida di raggiungere il voto moderato e anche quello autonomista”.
E NON BASTA “UNITI SI VINCE”
“Ovvio che sono contento dell’affermazione del centrodestra -afferma Colautti -tuttavia, che uniti si vinca non è più notizia e non può neppure essere un’affermazione che appaga”, premette. Le elezioni, infatti, insieme alla vittoria hanno fatto emergere nodi che “non si possono tacere, per costruire un tempo in cui si vince ancora”.
IL CENTRO DESTRA HA UN PROGETTO PER RECUPERARE IL “NON VOTO”?
Innanzitutto, “circa il 70% degli elettori in regione non si sente coinvolto nel governo possibile”, perché “il 50% non va a votare e un’altra percentuale che può arrivare al 20% si affida al M5S che, non volendosi contaminare, resta fuori dal governo”. Da qui la prima questione: “Il centrodestra ha un progetto per recuperare il non voto? O lo diamo per perso, senza lo sforzo di capire la disaffezione di almeno una fascia”?
SE I RECENTI DATI DI “REGIONE IN CIFRE” SONO POSITIVI PERCHE’ CHI E’ AL GOVERNO VIENE SCONFESSATO?
Colautti prova a mettere in campo alcuni strumenti di analisi. “Il report la “Regione in cifre’ pubblicato lunedì su dati Istat, quindi terzi, non dà uno scenario tale da rendere ovvie le botte da orbi ricevute da chi è al governo: la disoccupazione è all’8% sì, ma ben sotto la media nazionale che è all’11,9%, il Pil del 2016 è al +1,8% rispetto al 2015 e l’economia ha segni positivi in agricoltura, turismo; l’export nel I semestre è in crescita dell’oltre il 10”. E allora perché la gente non va a votare e quella che ci va sconfessa chi governa?
SI PUO’ GUARDARE AL 2018 RIPARTENDO DA ZERO CON SANITA’ E AUTONOMIE LOCALI?
E se a penalizzare sono state le riforme compiute, è la seconda pista d’analisi, “possiamo noi pensare nel 2018 di ripartire dall’anno zero su sanità ed enti locali, ben sapendo che quei nodi lì sono veri e avevamo cominciato ad affrontarli anche noi nella precedente legislatura”?
DOVE’ LA FALLA VERA?
“Credo – abbozza una risposta Colautti – che il centrosinistra abbia pensato a far grandi riforme di cui la gente non vede riscontro. E ancora di più, riforme che la gente vede lontane, gestite da altri, quindi affare di altri”. La falla, cioè “è il mancato coinvolgimento della gente, di quella che lavora dove si è riformato e di quella che l’efficacia della riforma la deve vedere, deve sentirla affare suo”.
GOVERNARE I FENOMENI, FARE MANUTENZIONE EFFCIENTE AI SISTEMI , NON SCARDINARLI CON OPERAZIONI GIGANTESCHE E LONTANE DALLA GENTE.
Perciò “il centrodestra, più che immaginare ancora grandi riforme che ci fanno perdere un sacco di tempo, deve avere come strategia il governo dei fenomeni: dall’immigrazione che fa paura perché la si teme ingovernabile alle conseguenze di una crisi che ha fiaccato tutti”.
Insomma, “meno operazioni gigantesche e riforme con il goniometro e più governo delle situazioni, dei fenomeni, dei processi, responsabilizzando la gente. Un governo dei fenomeni accompagnato da interventi di manutenzione efficiente, più che di scardinamento”.
EVITARE POSIZIONI DIRIGISTICHE E SOLITARIE
Il centrodestra, perciò, “eviti posizioni dirigistiche ed elitarie” che sono quelle che “hanno svilito anche il Consiglio regionale e il ruolo di raccordo che il partito deve avere tra chi governa e il territorio, grazie ad una leadership plurale. La realtà è complessa e un uomo solo al comando è un non ha senso”.
QUALI ALLEANZE E SU QUALI PRESUPPOSTI
Se questo vale per i contenuti, “l’avviso” per le alleanze è conseguente: “Uniti si vince non basta. Bisogna aver chiaro le distanze all’interno. È sul cemento progettuale che si devono costruire le alleanze, perché questo consente al centrodestra di affrontare in regione la sfida del voto moderato e anche di quello autonomista”. Viceversa, “pensare ad alleanze su schemi che ricalcano un bipolarismo antico, può far vincere. Ma le distanze restano incolmabili e la vittoria, per l’appunto, è lo spumante di una sera”.
LEADERSHIP PLURALE E NON DIVISIVA
Ciò che il Friuli Venezia Giulia “non può permettersi, perché non c’è più tempo. Bisogna avere il coraggio di strategie di alto profilo e di una leadership plurale, costruttiva e non divisiva. Che poi, è chiaro, uno dovrà incaricarsi di interpretare al meglio nella corsa alla presidenza”.