Di Marco Mascioli
Un recital molto particolare con Burtone che gigioneggia col pubblico e inizia raccontando di un processo in cui un tale Alfio Pappalardo, di evidenti origini meridionali, accusa la moglie, friulana, di fare la pasta scotta, ma quel che più lo inorridisce è il pezzo di burro crudo appoggiato alla sommità degli spaghetti.
Un inizio divertente che man mano si trasforma nel racconto di un viaggio musicale attraverso vari Paesi del mondo con l’incantevole voce di Barbara Errico. Le canzoni parlano di popoli e di amori e ogni tanto appare un bambino. Ecco, è questo bambino nascosto che diventa il protagonista della serata, è il bambino del mondo, è nostro parente, nostro amico e noi viviamo l’impossibilità di aiutarlo, forse troppo presi da emozioni edulcorate da informazioni mediatiche e farsesche.
La musica tradizionale diventa metafora della conoscenza attraverso le lingue e le culture che si aprono all’altro. I testi narrano di emigranti, di lingue diverse, che si incontrano sulla banchina di un porto e riescono a capirsi attraverso lo scambio di doni.
Il brano SBUCCIA LA TESTA recita: “quando di notte la luna rischiara la paura, con occhi attenti la biscia è in cerca di morale, bambino solo e macerie, la foto si vende, venditi l’anima santo, un patto, un baratto, ti do in cambio la foto, il bambino lo tengo, ne farò lacrime astute da dare all’utente…”. Oppure la preghiera di una madre: “Signor, no’ sta fami murì cumò, Signor, fami viodi gno fì ancjemò, dome una volte, par podelu bussà, come une volte, in t’al flum a nadà, Signor, o ai dome pajat il cont pa’ no ve’ mai pecjat.”
Poi le donne alla guerra, che non è solo un problema maschile: “Canta, io conto chi canta e conta la santa affranta da tanto tormento pel confronto che affronta il sole che tramonta e tu sei pronta e lei racconta. Canto contento e contento canto mia madre e tua madre e le donne alla guerra che zappano la terra e reggono l’attesa degli eroi alla trincea… Canto contento tutte le donne alla guerra silenziose e in attesa, che quando alzano lo sguardo sui campi, osservano il sogno di un uomo alla mietitura.
Concludendo, possiamo definire BURRO CRUDO un recital a rovescio, in cui si inizia sorridendo e si chiude con ricordi e pensieri struggenti. Alcuni testi sono della tradizione, mentre altri di Burtone e Miani. Burtone cura anche la regia con spunti di improvvisazione dadaisti. Barbara Errico genera pelle d’oca con la sua voce e Andrea Castiglione con Flaviano Miani incantano con la musica.