02/02/2025

La mostra NEL SEGNO DI KLIMT. GORIZIA, SALOTTO MITTELEUROPEO FRA TRADIZIONE E MODERNITA’ in corso nel Museo di Santa Chiara a Gorizia, dopo aver riscosso un buon successo di pubblico e di critica, anche internazionale, proseguirà con un radicale impianto innovativo per quanto riguarda l’arte locale. La mostra, curata da Marina Bressan e Marino De Grassi eal Centro Ricerche Turismo e Cultura di Gorizia, sarà visitabile gratuitamente fino al 28 maggio ogni venerdì, sabato e domenica. Le domeniche anche con vidite guidate alle ore 16.30

Al piano terra del museo, il Bozzetto per il Monumento a Dante di Alfonso Canciani (1863-1955) continua a dominare l’esposizione, allestita secondo la concezione del Raumkunst (arte degli spazi) del Secessionista Josef Hoffmann. Oltre ad ospitare altre sculture di Alfonso Canciani, rimangono esposte opere di Ernst Stöhr, Rudolf Jettmar, Edoardo Del Neri, Alfonso Levier, Josef Maria Auchentaller, Anton Nowak e Josef Engelhart.

L’omaggio a Dante, il grande Italiano che rappresentò per i Secessionisti un esempio da imitare per la sua profondissima e integerrima moralità, fu un punto di riferimento nella formazione impartita dalle scuole della Contea; Canciani rese omaggio all’Italiano con la sua scultura, con cui vinse sin dal 1896 premi prestigiosi e che fu esposta in importanti mostre internazionali d’arte a Venezia, Berlino, Roma e nella stessa Vienna.

Al primo piano il focus rimane GUSTAV KLIMT, di cui si espongono due ulteriori stampe originali per “Ver Sacrum”; intorno a Gustav Klimt la rappresentazione del milieu culturale artistico della Vienna di fine secolo, noto e amato anche dai goriziani; in parete xilografie e calcografie originali dal 1898 al 1903 destinate alla rivista “Ver Sacrum” e in bacheca diversi numeri significativi della rivista della Secessione viennese, in particolare quelli che si prestano ad un’apertura e confronto con l’opera di Oskar Kokoschka, di Rudolf Kalvach e di Egon Schiele, confronto che diventa illuminante per comprendere il passaggio dall’Espressionismo viennese a quello berlinese, attraverso l’opera del viennese-triestino.

La mostra, infatti, mette in evidenza i rapporti intrinsechi e le diversità tra le due capitali dell’arte, Vienna e Berlino, la prima capitale della linea sinuosa, della superficie, la seconda del segno incisivo, dell’alienazione dell’uomo, dove la rivista „Der Sturm“, fondata da Herwarth Walden nel 1910, e ampiamente documentata con i suoi numeri più importanti, rappresentò la voce più autorevole dell’Espressionismo tedesco, diventando nel contempo il „faro“ delle avanguardie europee.

Un ulteriore approfondimento riguarda la sezione sui libri illustrati per l’infanzia e per ragazzi, con l’esposizione completa dei 34 preziosi e rari volumetti editi dalla Gerlachs Verlag, arricchiti dai disegni dei più illustri grafici del tempo, fra cui Otto Czeschka, illustratore del capolavoro Die Nibelungen.

L’apertura alla dimensione locale caratterizza il secondo piano. Presenti con solo un paio di opere per citazione gli artisti che si affermarono dopo la guerra :Gino de Finetti che firma alcuni acquarelli sul tema della danza, Gemma Verzegnassi che nelle sue opere esprime l’anima gentile mitteleuropea ed Edoardo Del Neri che ritrae affascinanti paesaggi africani.

Ampio spazio viene dato invece alla cartellonistica di forte influenza monacense e berlinese, in particolare a quella di Gino de Finetti e di Pier Antonio Sencig.

Argio Orell è il protagonista di un approfondimento particolare insieme a Umberto Schiavon e un omaggio è riservato al poco conosciuto artista goriziano Rodolfo Battig Melius.

Tutte le opere di provenienza privata sono quasi sconosciute al vasto pubblico.

Giorgio Carmelich con diverse xilografie, Luigi Spazzapan con l’unica sua produzione futurista e ancora Veno Pilon con alcune opere ad olio e grafiche introducono l’ approfondimento che riguarda l’arte slovena, documentato dalla testimonianza della rivista „Der Sturm“ e dalla presenza di esemplari firmati dai più grandi artisti e grafici sloveni di allora.Un allestimento da cabaret tedesco trasferisce il visitatore all’epoca in cui tra Berlino e Vienna i luoghi di intrattenimento erano anche luoghi di ritrovo di intellettuali e luoghi di nascita di movimenti d’avanguardia.

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