26/07/2024

I Governi di Slovenia e Croazia divulghino lo studio dell’Istituto francese sulla sicurezza nucleare, che ha evidenziato un elevato rischio sismico nella zona di Krško. Lo chiedono WWF e Legambiente, in una nota inviata nei giorni scorsi ai ministeri competenti di Lubiana e Zagabria (la centrale nucleare è proprietà, al 50% ciascuno, dei due Paesi).
La stampa aveva dato notizia, alla fine di marzo, delle conclusioni di questo studio, commissionato proprio dalla società che gestisce la centrale, in funzione del progetto di raddoppio della medesima. Da tempo, infatti, esiste il progetto – inserito anche, nel 2011, nel Piano Energetico della Repubblica di Slovenia – di costruire accanto all’esistente centrale da 690 MW (entrata in funzione nel 1983), una nuova da 1.600 MW.
Un progetto che aveva sollevato l’entusiasmo dell’ex presidente del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, il quale si era spinto a proporre l’intervento economico della Regione a sostegno di tale impresa. Una proposta sostenuta anche dagli industriali regionali e del resto lo stesso ministro degli esteri del Governo Prodi, Massimo D’Alema, in visita a Lubiana nel 2007, aveva ipotizzato un accordo energetico analogo: sostegno dell’ENEL alla costruzione della nuova centrale nucleare, in cambio di un atteggiamento “morbido” sloveno sui rigassificatori previsti a Trieste e nel Golfo…
Il disastro di Fukushima ed il risultato del referendum sul nucleare nel giugno 2011 avevano cambiato molto lo scenario, ma non per quanto riguarda la posizione del Governo di Lubiana e quella di Tondo.

Lo studio francese può rivelarsi decisivo, perché le sue conclusioni – secondo quanto riportato dalla stampa – sarebbero del tutto negative rispetto all’ipotizzata costruzione della seconda centrale nucleare. Lo studio è stato però “secretato” dalla società che lo aveva commissionato.
Di qui la richiesta delle due associazioni ambientaliste, affinché venga invece divulgato integralmente e su di esso si apra un dibattito aperto a tutto il mondo scientifico.
“E’ inaccettabile – commentano infatti i presidenti regionali di WWF e Legambiente, Roberto Pizzutti ed Elia Mioni – che un documento di tale importanza non venga messo a disposizione di tutti gli interessati. Tra i quali interessati ci sono ovviamente anche i cittadini del Friuli Venezia Giulia (Trieste dista 139 km in linea d’aria da Krško, Gorizia 146). Un elementare principio di trasparenza impone che lo studio sia divulgato, tradotto nelle lingue dei Paesi potenzialmente coinvolti da un incidente nella centrale, affinché su di esso si esprimano quanti hanno le competenze e l’interesse a farlo”.
Gli ambientalisti osservano che le conclusioni sulla sismicità di Krško non possono non riguardare anche l’esistente centrale nucleare (che il Piano Energetico sloveno vorrebbe mantenere in funzione fino al 2043), la cui pericolosità è stata più volte denunciata in passato e la cui chiusura è stata richiesta più volte, da ultimo nelle osservazioni presentate sul Piano Energetico della Repubblica di Slovenia.

WWF e Legambiente chiedono che anche il ministero dell’ambiente italiano e la Regione Friuli Venezia Giulia si attivino verso le istituzioni slovene e croate, affinché lo studio francese sia reso pubblico. “Finché c’era Tondo a governare la Regione – concludono Pizzutti e Mioni – non c’era da farsi illusioni, e infatti nelle sue osservazioni sul Piano Energetico sloveno la Regione aveva accuratamente evitato di parlare della centrale nucleare. Ora invece confidiamo in un atteggiamento molto diverso, poiché ricordiamo Debora Serracchiani impegnata per il SI al referendum sul nucleare del giugno 2011”.

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