01/02/2025

Successo con oltre 400 spettatori, in gran parte giovani provenienti da tutte le province del Veneto, anche da Campolongo Maggiore dove nacque l’organizzazione mafiosa di Felice Maniero alla fine degli anni ’70, e in generale dal Nordest, hanno affollato sabato pomeriggio le due sale predisposte al Pala Arrex di Jesolo per il convegno “Mafia del Brenta, una storia di amicizia e morte”.

L’evento è stato seguito in diretta con grande interesse anche on line con oltre 1000 accessi alla rete internet attraverso lo streaming (la replica del convegno è visibile sul link: https://www.youtube.com/watch?v=ceH8oEZQrcU) trasmesso sul profilo Facebook dell’evento e sul portale www.mostraserialkiller.it.
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Felice Maniero oggi

Grande assente nel dibattito l’ex boss Felice Maniero, ex collaboratore di giustizia ed ora imprenditore con altra identità, che però lui non ha problemi a nascondere e tantomeno nasconde il fatto di continuare a vivere nello stesso posto in cui è nato e dal quale concepì la famosa organizzazione criminale (vedi link in fondo). Il Maniero che ha scelto di non intervenire telefonicamente nonostante fosse stata creata una linea diretta a lui dedicata e fosse stato previsto un posto vuoto al tavolo dei relatori con un vistoso telefono rosso pronto a squillare in ogni momento.

Ha ammutolito e fatto riflettere la lettera consegnata alla giornalista Monica Zornetta, da Michela Pavesi, zia di Cristina Pavesi, la 22enne universitaria di Conegliano che perse la vita il 13 dicembre 1990 durante un’esplosione al treno assaltato dalla banda di Maniero.

“Ringraziamo la Questura” hanno commentato gli organizzatori dell’associazione ‘Ecrime’ e della mostra ‘Serial Killer, dalla vittima al carnefice’ che ha commissionato il convegno “per aver inviato per il servizio d’ordine al convegno agenti della Polizia di Stato del Commissariato di Jesolo e militari della Compagnia Carabinieri di San Donà che hanno vigilato per la buona riuscita dell’evento, e il comune di Jesolo per averci concesso gli spazi del Pala Arrex”.

ALCUNI INTERVENTI

Il giornalista investigativo e moderatore del convegno, Fabio Sanvitale. “Vogliamo innanzitutto smitizzare la figura di Felice Maniero che non può e non deve essere un esempio per nessuno. Vogliamo anche capire qual’è stata la connessione col territorio e perché questa regione gli ha consentito di fare quello che ha fatto per vent’anni.
Vorremmo anche cercare di capire quali sono state le emozioni ed i sentimenti di quelli che gli davano la caccia e che per molto tempo se lo sono visto prima sfuggire e poi sono riusciti ad arrestarlo”.

La giornalista e conduttrice televisiva, Cinzia Tani. “Sono qui per parlare della spettacolarizzazione di certi personaggi della malavita prendendo spunto proprio dal commento e dalla critica che ha fatto Felice Maniero su questo convegno dicendo che così si spettacolarizzava il suo personaggio. Voglio spiegare come in Italia e nel resto del mondo vengono spettacolarizzati i malviventi e viene lasciato pochissimo spazio alle forze dell’ordine, a coloro che veramente fanno il bene”.

L’ex capo della squadra mobile di Venezia, Antonio Palmosi. “La mia presenza è solo una testimonianza a favore di tutti quei poliziotti, quegli uomini dello Stato, carabinieri e forze dell’ordine, che sulle strade e nel contrasto alla mala del Brenta ed alla criminalità in generale hanno dato tutti se stessi e qualcuno, anche la vita. Mi riferisco ad un collega che stava con me ancora negli anni ’80 e ’90 e non c’è più per la criminalità che lo coinvolse in un conflitto a fuoco che si poteva evitare, lo dedico a lui e a chi delle forze dell’ordine ora vive sulla sedia a rotelle per aver fatto il proprio dovere”.

La scrittrice e giornalista, Monica Zornetta. “Il contributo che porto al convegno organizzato dalla mostra Serial Killer è la verità su Maniero. Al di là delle varie mitologie ed idolatrie sorte attorno al personaggio, è fondamentale non dimenticare mai che è stato un assassino, il capo di un’organizzazione mafiosa e che, sotto questa luce, va riportato assolutamente”.

Il giornalista e redattore della “Nuova di Venezia e Mestre”, Ugo Dinello. “Il fatto che il tesoro di Maniero non sia mai stato trovato ci fa capire come la mafia nel Veneto è stata fortemente voluta. Si tratta di un assassino pluriomicida che in più ha ucciso migliaia di ragazzi veneti perché è stato il più grande importatore di eroina, sostanza che ha fatto veramente un massacro nelle nostre terre. Dove è finito il suo tesoro? Tutte le sue iniziative turistiche a Venezia, il fatto che è sempre rimasto nel Veneto, ci sono ancora tante cose che lui dovrebbe spiegare”.

Leggi anche l’articolo di Enrico Bellavia su Repubblica.it che si richiama ad una intervista a Maniero condotta da Giulio Valesini per la trasmissione Report

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