Dopo le comunicazioni di domenica sera del premier Conte, le categorie del commercio, del turismo e dei servizi, indignate per i tempi insostenibili del “lockdown”, minacciano di scendere in piazza. A Cividale, guidati dal presidente Temporini, gli esercenti esporranno una locandina che comunica la volontà di riapertura immediata, pena il rischio di chiusura definitiva.
Confcommercio Udine, per tutelare i soci e i lavoratori, organizza giovedì 30 aprile, un flash mob per bloccare la piazza, anche se questa volta sarà quella virtuale di Facebook. Il presidente provinciale Giovanni Da Pozzo invita gli imprenditori di tutta la regione a collegarsi sulla pagina Fb di Confcommercio Udine in modo da condividere tutti assieme alle 12 un video titolato #acasapersempre, indicando la propria ragione sociale.
Con questo flash mob Confcommercio intende unire aziende e lavoratori per sensibilizzare il governo regionale a fare pressing a Roma per la riapertura delle attività commerciali, del turismo e dei servizi. L’auspicio è la condivisione in tutta Italia della consapevolezza che le imprese, da sempre responsabili, devono ripartire al più presto per evitare la catastrofe socio-economica nel Paese.
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di Gianfranco Biondi
Ora la scena sempre più viene presa dalle voci di commercianti ed artigiani che, sostenuti dalle associazioni di categoria, reclamano l’immediata ripartenza delle attività e del giro economico ad esse collegato. Indubbio il disagio che oramai sta debordando in disperazione, in frustrazione,
nella paura di non poter più riprendersi. Il levarsi delle urla sempre più concitate pone, però, in un pericoloso secondo piano, le possibili conseguenze di un via libera generalizzato e nessuno fa i conti con i cambiamenti di approccio sociale al mercato e ai servizi. (E’ già comune sentire che andare al bar o al ristorante sottostando a vincoli, cautele e barriere varie, non aiuta la socializzazione, l’atmosfera e la fluidità a cui eravamo abituati, e questo potrebbe portare le persone a non varcare più quelle soglie). Ammettendo che sull’onda delle proteste ci sia un allentamento sullo stop delle attività, rimarranno pur sempre attive le misure di contenimento, distanziamento e sanificazione spinta degli ambienti pubblici e commerciali. Chi avrà mentito nella declamata promessa di essere ligio sull’applicazione rigorosa dei dispositivi, sarà sì stato artefice della ripartenza… ma di quella del virus. In questo senso non occorre neanche ipotizzare scenari del genere, perché ce li indica già la Germania.
E’ pienamente comprensibile che commercianti ed artigiani tentino di accelerare i tempi della ripartenza, vedendo esaurirsi quelli di sopravvivenza. Ma qui, e dico purtroppo, non ci troviamo in quella fase che ci possa far dire in sicurezza che il pericolo è superato o, perlomeno, pienamente controllabile. La foga di voler tornare alla normalità ha portato anche ad accuse nei riguardi delle task force di esperti del settore sanitario e medicale, colpevoli di essersi “installati” ai vertici dell piramide decisionale e influenzare i politici con direttive slegate dai contesti e dalle ricadute economiche dell’emergenza sanitaria. Una follia intollerabile oltreché ingrata ma, ripeto, dettata da una pancia che si svuota e che quindi comanda. La soluzione nell’immediato non può risiedere nel “rompete le righe” ma nel sostegno economico delle istituzioni nazionali ed europee. L’unico modo per poter dare il tempo per reinventarsi e non solamente ripartire con negozi aperti ma vuoti. Le istituzioni europee e gli attuali politici che si sono trovati nella condizione di fare scelte ed agire, devono farlo… altrimenti risponderanno le piazze.