“Apicoltura e attività rurali debbono convivere perché sono attività complementari e svolgono un ruolo importante per la salute dell’ecosistema: attualmente il settore apistico attraversa una fase di difficoltà che, come segnalano gli esperti, non è legata a un singolo fattore ma a una serie di concause che non possono essere trascurate, deviando l’attenzione su una singola motivazione”.
Lo ha rilevato l’assessore regionale alle Risorse agricole e forestali, Stefano Zannier, intervenendo a Pordenone al convegno “Come salvare le api”, svoltosi nella sala congressi del quartiere fieristico.
Pierbruno Mutton, presidente del Consorzio apicoltori di Pordenone, questa volta ha inteso porre l’accento su due azioni che gli operatori possono intraprendere per valorizzare e tutelare le loro attività: la selezione delle api da inserire negli apiari e la scelta del metodo e del tipo di alimentazione da praticare in apicoltura.
Per significare che, come ha sottolineato Zannier, l’approccio al tema salute delle api, che coincide con la salubrità dell’ambiente e la vita di diverse varietà floricole e arboree, dev’essere multidisciplinare.
Come ha ricordato anche l’assessore Zannier problemi alla salute delle api vengono segnalati da una ventina d’anni.
Sono denunciate morie che, come confermano gli esperti, sono e sono state causate da molteplici fattori quali varroasi (provocata da un acaro parassita), virosi apistiche, nosemiasi (dovuta ad un parassita unicellulare), inquinamento da attività industriali e antropiche, fenomeni di elettromagnetismo che vanno a disturbare gli insetti.
È dunque sbagliato, ha evidenziato Zannier, semplificare il problema prendendo in considerazione uno solo di questi elementi, specie in un momento in cui la sovraesposizione mediatica rischia di deviare l’attenzione, banalizzando l’analisi della situazione.