24/07/2024

Durante la 41a sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale, in corso a Cracovia, è stato iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO il 53° sito italiano. Si tratta delle “Opere di difesa veneziane tra il XVI ed il XVII secolo: Stato di Terra – Stato di Mare occidentale”, un sito seriale transnazionale, presentato dall’Italia, insieme a Croazia e Montenegro.

Per decisione del Comitato del Patrimonio Mondiale, entrano a far parte del sito UNESCO le opere di difesa presenti a Bergamo, Palmanova, Peschiera del Garda per l’Italia, Zara e Sebenico per la Croazia, Cattaro per il Montenegro.

La proposta costituisce un insieme straordinario dei più rappresentativi sistemi difensivi alla moderna realizzati dalla Repubblica di Venezia, progettati dopo la scoperta della polvere da sparo e dislocati lungo lo Stato di Terra e lo Stato di Mare.

“Un momento storico per Palmanova. Questo 9 luglio 2017 ce lo ricorderemo a lungo. È difficile trovare le parole per esprimere i tanti sentimenti che mi accompagnano in questa importante occasione. Gioia, soddisfazione, entusiasmo e riconoscenza. Entrare a far parte dei beni considerati Patrimonio Mondiale dell’Umanità è riconoscere valore inestimabile alla cultura e alla storia della città stellata e affidarle al contempo il ruolo di portatrice dei valori universali dell’Unesco: pace, solidarietà, giustizia – scrive, emozionato, il sindaco di Palmanva Francesco Martines – …dedico questa grande emozione a mia moglie Giovanna e a mio figlio Senad perché solo loro sanno quanto sentivo come un dovere il voler regalare questo riconoscimento a Palmanova. Oggi festeggiamo questo traguardo, da domani dobbiamo metterci al lavoro per valorizzarlo”. E il sindaco, citando Goethe “Qualunque cosa tu possa fare o sognare di fare, incominciala! L’audacia ha in sé genio, potere e magia. Questa citazione rispecchia in maniera chiara qual è stato fin dall’inizio il mio stato d’animo e il mio agire nei confronti di questa grande opportunità per la Città di Palmanova”.

“Sono felicissima, il riconoscimento di Palmanova a patrimonio dell’umanità è un risultato storico straordinario che riempie di orgoglio il Friuli Venezia Giulia e l’Italia intera. È un risultato tanto più eccezionale in quanto frutto di una candidatura transnazionale che unisce l’Italia alla Croazia e al Montenegro, facendo del Friuli Venezia Giulia l’anello di congiunzione di un itinerario tra terra e mare che assegna all’Adriatico un valore unificatore” aggiunge la presidente della Regione, Debora Serracchiani. “Con questo riconoscimento la nostra piccola regione conferma il suo grande patrimonio artistico, che oggi annovera ben cinque siti Unesco. Aquileia, iscritta a patrimonio dell’umanità con la Basilica paleocristiana nel 1998, la Cividale longobarda (2011) i siti naturalistici delle Dolomiti (2009) e il sito palafitticolo del Palù di Livenza (2011). Mi congratulo con il sindaco di Palmanova, Francesco Martines, e con tutta la giunta comunale per aver perseverato con tenacia un traguardo raggiunto nell’arco di poco più di un mandato”

E aggiunge: “Ora la Regione è pronta a tornare al lavoro per dare ali alla valorizzazione del cluster delle città Unesco, consapevole di essere l’unica regione italiana a poter vantare tre perle come Aquileia, Cividale e Palmanova, in pochi chilometri che abbracciano 2000 anni di storia, dall’antichità al Rinascimento, passando per il Medioevo”.

“E’ una grandissima soddisfazione per il Friuli Venezia Giulia veder riconosciuta Palmanova patrimonio dell’umanità, una nuova perla della nostra regione che va ad aggiungersi alle altre quattro che già oggi erano siti Unesco”, ha dichiaratoil presidente del Consiglio regionale, Franco Iacop , “Con questo prestigioso risultato,  creiamo un circuito virtuoso che vede negli aspetti storici e culturali il collante per nuovi sviluppi in campi diversi e un motivo in più per diffondere quello spirito di pace, sviluppo e solidarietà che erano i principi alla base dell’Unione europea e rimangono indispensabili anche per il suo rilancio”.

CRONISTORIA DELLA CANDIDATURA

Bergamo, capofila del progetto, ha iniziato nel 2008 il percorso di costruzione della candidatura all’UNESCO World Heritage List. Nel 2011 la città di Palmanova ha richiesto, ottenendola, l’inclusione della città Fortezza nella candidatura per la parte italiana, dopo che la visita della commissione ministeriale ha sancito la valenza storico architettonica delle fortificazioni, supportata anche da un accurato dossier scientifico. Al contempo veniva, tra il 2011 e il 2013, definita l’inclusione anche dei siti di Zara, Sebenico e Cattaro, oltre a Peschiera del Garda, già presente fin dall’inizio.

Nel corso del 2013, si sono tenute a Palmanova alcune giornate di studio sulle fortificazioni e, nell’anno successivo, è stato organizzato un convegno internazionale “L’architettura militare di Venezia in terraferma e in Adriatico, tra XVI e XVII secolo”. Un momento confronto tra esperti internazionali del settore, una raccolta organica e articolata di tutte le ricerche svolte sul patrimonio fortificato della Serenissima, un studio volto a valorizzare le importanti testimonianze storiche, per salvaguardarle e ricercarne nuove destinazioni in un’ottica di riuso.

L’iter, complesso e articolato, ha richiesto numerosi passaggi, dossier, valutazioni, sopraluoghi, visite nei paesi partner, incontri al Ministero e nel comune capofila. Nel febbaio 2014 la candidatura rientra nella tentative list. Nell’anno successivo, a Bergamo, il Sindaco Francesco Martines, assieme alla Presidente Debora Serracchiani, firmano il protocollo nazionale a sostegno della candidatura UNESCO. Nel gennaio 2016 viene definitivamente approvata e sostenuta come unica proposta italiana. A settembre la visita ispettiva. Nel 2017 l’ok da parte di ICOMOS e ora, da Cracovia, arriva il via libera definitivo.

IL SITO TRASNAZIONALE

Le Opere di difesa veneziane tra il XV e XVII secolo Stato da Terra – Stato da Mar occidentale  sono costituite da sei componenti fortificate situate in Italia, Croazia e Montenegro, che formano un sistema esteso per oltre mille chilometri tra la Regione Lombardia, in Italia, e la costa orientale adriatica.

La serie nel suo complesso rappresenta una significativa rappresentazione tipologica delle fortificazioni costruite dalla Serenissima tra il XVI e il XVII secolo, un periodo molto importante nella lunga storia della Repubblica di Venezia. Inoltre il sistema è rappresentativo delle modalità di intervento, dei progetti, dei nuovi criteri riconducibili all’architettura militare “alla moderna” poi diffusa in tutta Europa.

L’introduzione della polvere da sparo ha comportato importanti trasformazioni delle tecniche e dell’architettura militare, cambiamenti che si riflettono nella progettazione delle fortificazioni  denominate alla moderna. Gli apparati difensivi dello Stato di Terra (a protezione della Repubblica dai potentati europei del nord-ovest) e dello Stato di Mare (a difesa delle rotte marittime e dei porti, dal Mare Adriatico fino a Levante) erano entrambi necessari per proteggere l’assetto territoriale ed il potere della Repubblica di Venezia.

Durante il Rinascimento, il vasto e strategico territorio della Serenissima fu lo spazio ideale per sostenere la nascita dei sistemi bastionati o ‘alla moderna’; già concepite in un’ottica di rete estesa e innovativa, la opere di difesa create dalla Repubblica di Venezia sono di eccezionale importanza storica, architettonica e tecnologica.

Gli elementi di Eccezionale Valore Universale sono molteplici: dalle colossali operazioni di scavo per i percorsi ipogei, alle realizzazione di complessi manufatti che riflettono i nuovi requisiti costruttivi messi a punto tra XVI e XVII dai tecnici della Repubblica. Al valore del sito, contribuisce fortemente il contesto paesaggistico in cui si inseriscono le sei componenti,  ciascuna in grado di offrire notevoli suggestioni visive all’interno del proprio contesto; inoltre gli elementi della serie inseriti all’interno di tessuti urbani medievali preesistenti o interessati da interventi riconducibili a più recenti periodi storici (del periodo ottomano e napoleonico) hanno mantenuto chiaramente la loro matrice veneziana e ciascuna opera testimonia ancora oggi la propria funzione tattica nell’ambito del sistema complessivo.

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