Si torna indietro nel tempo e non sapppiamo quali potranno essere le conseguenze su diversi piani, a partire da quello temporale. Un piano inclinato, comunque, che ci fa scivolare lontano dall’Europa idealizzata dai padri fondatori.
Recinzioni, polizia, esercito sono la “soluzione” formalmente annunciata dall’Austria, attraverso le parole del ministro degli interni Johanna Mikl Leitner e dal ministro della difesa Peter Doskozil, per limitare l’afflusso di profughi ai valichi di Tarvisio, Brennero e Resia. Più dei disagi e di un passato che ritorna e dell’incapacità europea a gestire una oggettiva massa umana di disperati in fuga, si tratta di una sconfitta della comunità internazionale nell’afforntare alla radice i problemi di paesi devastati dalla guerra e dal fondamentalismo. Una sconfitta cje si origina in buona parte nelle malversazioni che questi paesi hanno subito a causa di interessi politici ed economici occidentali, scatenando una mal orchestrata sete di riscatto e di vendetta, all’ombra di una interpretazione distorta e strumentale della religione islamica.
Sulla decisione emeergenziale di Vienna di ripristinare di fatto i confini interviene,amareggiato, l’assessore all’immigrazione del Friuli Venezia Giulia, Gianni Torrenti. “Non possiamo però esimerci – ha concluso Torrenti – dal
manifestare, con amarezza, una contrarietà culturale e politica al fatto che vengano chiusi dei confini la cui apertura ha rappresentato il simbolo e il senso stesso dell’Europa”. Su possibi contraccolpi per il Friuli Venezia Giulia, Torrenti ha sottolineato che il rafforzamento dei controlli confinari tra Italia e Austria “non comporterà un arrivo in massa di profughi alle nostre frontiere. Una possibile conseguenza potrebbe essere invece un aumento degli sbarchi sulle coste italiane, visto che la chiusura di fatto dei confini all’interno di quella che viene definita la rotta balcanica renderà la traversata via mare l’unica via d’accesso all’Europa”.