Si dice da sempre che la Befana tutte le feste porta via, invece questa volta ci ha lasciato ancora un paio di giorni festivi. Iniziato bene il 2017 per chi lavora, la prima festività cadeva di venerdì. In verità la regione Friuli Venezia Giulia offre manifestazioni ed eventi magnifici in occasione dell’epifania. In alcune località tutto s’incentra nella giornata precedente, ma le principali celebrazioni avvengono il 6 gennaio.
Meteorologicamente sembrava perfetta la giornata di giovedì, cielo terso, aria secca, freddo ma bellissimo. Tutto grazie alla Bora che soffiava con una potenza tale che alla fine ha rovinato tutto: per questioni di sicurezza molti fogheron, fogaron, pignarui, palavins, panevin, o come si chiamano nelle usanze dialettali i fuochi epifanici, non sono stati accesi. Meglio è andata il venerdì, quando il vento ha perso vigore, consentendo la valutazione delle previsioni per il nuovo anno. La tradizione dice che in conformità a dove si dirigono i fumi dei fuochi della Befana, possiamo sapere che quest’anno godrà del favore della buona sorte.
Oltre i fuochi grandi e piccoli di covoni e sterpaglie, sovrastati da fantocci di befane, croci o solo le ramaglie, ci sono celebrazioni che affondano le loro radici nella storia, confondendosi con la mitologia e le fiabe e la cristianità: la messa dello spadone a Cividale del Friuli e la messa del Tallero a Gemona del Friuli.
La regione Friuli Venezia Giulia ha un territorio terracqueo che mantiene tradizioni, cultura e linguaggi assolutamente diversi dal resto del territorio: la laguna. A Grado ci sono le Varvuole (streghe di mare) che arrivano ogni 5 gennaio a bordo delle batele (tipiche imbarcazioni dei pescatori di laguna). La leggenda dice che giungono a Grado con barche di vetro per rapire i bambini e saccheggiare le case. L’unica difesa degli abitanti dei casoni è ungere le maniglie con l’aglio e cospargere le porte di acquasanta. Le Varvuole simboleggiano l’eterna paura del mare e le scorribande dei pirati Uscocchi, i feroci pirati dalmati. Nonostante le commistioni famigliari e l’esodo di molti gradesi verso il territorio di Aquileia dettate da esigenze economiche (le quotazioni degli alloggi a Grado non sono paragonabili con quelli sulla terraferma), il dialetto gradese rimane un linguaggio di origine veneta con pochissime influenze dal Friulano e lo stesso può dirsi per la parlata dei maranesi.
Una delle più suggestive e apprezzate manifestazioni del 6 gennaio si tiene proprio nel capoluogo della rimanente laguna: a Marano Lagunare. Lotteria sul molo, dolci per tutti i bambini, vin brûlé, canti di Natale e soprattutto le befane che arrivano dal mare a bordo di batele a remi. Brutte come tutte le befane, spaventano i maranesi ma regalano caramelle ai bambini buoni che le attendono in porto con gioia ed emozioni indescrivibili.
Con la splendida giornata di quest’anno, si è trattato di una cerimonia che ha visto la presenza di una folla enorme all’evento. Tutti entusiasmati ed emozionati all’arrivo delle streghe dal mare, che grazie alla volenterosità delle associazioni di commercianti “La piccola Serenissima” e “La Voga Maranese” hanno organizzato presso la vecchia pescheria di Marano Lagunare, una festa in onore delle vecchine che arrivano dal mare, dopo aver attraversato la laguna maranese.
Marano Lagunare non è propriamente una località turistica, la principale spinta economica deriva dalla pesca e per questo motivo rimane una chicca pregiata da visitare, da scoprire prima e dopo un buon pasto a base di pesce fresco. Nasconde una storia iniziata almeno in epoca romana, ha da sempre svolto un ruolo fondamentale per il traffico marittimo. A differenza da Grado, si trattava di una fortezza strategica facilmente raggiungibile dalla terraferma.
A Marano Lagunare troviamo ancora oggi tantissimi edifici dell’epoca della Serenissima compresa la Loggia Maranese, in pietra d’Istria. La Torre Millenaria è alta 32 metri, di cui si hanno le prime notizie nel 1066. Tutti i suoi lati sono ornati da busti di vari provveditori del paese. La parte superiore della Torre è stata gravemente danneggiata dal terremoto del 1976 e ricostruita. Sulla stessa piazza si affaccia infine il Palazzo dei Provveditori, abitazione dei governatori della fortezza.
Anticamente tutto il paese era circondato da un sistema di mura, abbattute nell’Ottocento, di cui oggi rimangono solo Il Bastione di Sant’Antonio e pochi altri frammenti.
Marco Mascioli