Bagnaria Arsa è famosa per lo più per il primo grande mega negozio (il Mercatone, poi Mercatone Zeta, ora Conforama e non solo), ma in verità quasi tutti consideriamo quel territorio l’estensione di Palmanova “fuori le mura”.
Solo chi si occupa di sport conosce bene Bagnaria Arsa e la chiama Juvenilia. Un’associazione sportiva nata nel 2011 dallo stimolo di un gruppo di genitori che, per volontariato, hanno scelto una forma d’impegno per i propri figli nel mondo sportivo in modo da dare loro una possibilità di crescita nel tempo libero. Ha raccolto l’eredità di altre società sportive locali che si chiamavano sempre Juvenilia. Infondono i valori dello sport e come attività hanno scelto la pallavolo e il rugby. Due sport di squadra, uno di contatto, di combattimento, non violento perché sempre nel massimo rispetto delle regole, degli avversari e dei compagni: il rugby. L’altro molto spettacolare, richiede l’utilizzo di tutti i muscoli del corpo, ma anche grazie alle dimensioni del campo da gioco è molto spettacolare e facilmente godibile da tutti: il Volley.
Due sport che hanno una rilevanza notevole nel rapporto con i genitori e con le famiglie. Grazie alle competizioni agonistiche generano occasioni per stare assieme, crescere sani, non solo come esperienza del singolo bambino ma soprattutto come d’insieme. Vissuta tra educatori, genitori, allenatori è un crescere un po’ di tutto il paese di Bagnaria Arsa e dintorni, giacché l’imponenza di quest’associazione porta orgogliosamente in palestra e allo stadio, tantissimi bambini da tutto il basso Friuli. Coinvolgendo il più possibile, attraverso l’amministrazione comunale, anche le scuole e dove fanno attività educativa e motoria durante l’inverno, oppure d’estate con i centri estivi.
Dal punto di vista agonistico, hanno raggiunto i play-off provinciali e regionali con la pallavolo, i ragazzi del rugby sono richiesti da società importanti nel mondo friulano e Veneto per le loro capacità, che hanno saputo dimostrare sia nel gioco ma soprattutto nello spirito di squadra. La soddisfazione più bella è vederli contenti, inseriti in un ambiente all’interno del quale è chiesto impegno, lavoro, perché oggi allenare dei ragazzi vuol dire farli stare tanto tempo nello sport e questo non è da tutti. Sembra impossibile ma è splendido anche il rovescio della medaglia: chi fa tante ore di sport, s’impegna anche in molte ore di studio. E’ dimostrato che, non si sa come riescano, quando c’è passione per lo sport c’è anche grande dedizione a scuola e i risultati conseguiti viaggiano di pari passo.
Nel rugby ci sono squadre fino all’under 16, mentre i più grandi militano nella formazione dell’Union Rugby di Udine, con la quale hanno, ormai dall’anno scorso, un sodalizio sportivo importante. Quando arrivano questi ragazzi dalla bassa, lo vedono come un traguardo, un punto di arrivo, direi una meta (parlando di rugby), in cui sono prestati tecnicamente e atleticamente e s’inseriscono in un contesto importante perché a quel punto il gioco diventa serio, agonistico, con valenze anche rilevanti dal punto di vista tattico e quindi arrivare lì, vuol dire già un successo.
La stessa cosa si sta verificando per la pallavolo, così hanno aperto adesso una collaborazione con le squadre che militano la serie B e le società della zona ci riservano canali sicuri per garantire una strada anche quando, raggiunta la maggiore età, vogliono continuare a pratica il loro sport a livello agonistico.
Altro impegno per il presidente Ernesto Barbuti e tutta la Juvenilia è l’esperienza a livello europeo iniziata con la collaborazione dell’amministrazione comunale e degli istituti comprensivi scolastici, per il progetto Erasmus. Con la Francia è già stato avviato e siamo alla seconda volta con il trasferimento scambievole dei nostri ragazzi in Francia e i francesi in Italia, nel mondo del rugby e la stessa cosa sarà estesa ora anche con il Portogallo. Allargare i confini sportivi è importante anche dal punto di vista culturale dei ragazzi, che scoprono un mondo nuovo, conoscendo strade diverse e incontrando altre culture.
In questo periodo si parla di centri estivi, di Summer Camp e a Bagnaria Arsa per le atlete della pallavolo c’è stata una grande sorpresa: Chiara Negrini.
Anconetana d’origine e friulana d’adozione, una delle più importanti giocatrici di pallavolo d’Italia. Schiacciatrice e ricevitrice (posto 4), la prossima stagione giocherà per il secondo anno a Filottrano (AN) neo promossa in A1. Nata a Chiaravalle (AN) nel ’79, dopo aver praticato diversi sport da bambina, all’età di 14 anni ha capito che la pallavolo era la sua vita. Proprio nel palazzetto di Bagnaria Arsa, nell’allora Juvenilia Volley 2000, ha cominciato a impegnarsi agonisticamente e poi non ha più smesso.
Proprio in questo palazzetto, in cui le cose sono diventate impegnative e serie, ha capito che avrebbe fatto della pallavolo la sua vita e quindi il legame che ha con questa società e con il territorio palmarino è molto forte. Ha accettato con entusiasmo la possibilità di allenare le giovani promesse durante l’estate e per lei è stata la prima esperienza.
Nel ’97, ’98 e 2005 ha preso parte della nazionale italiana di pallavolo (quindi ha iniziato con Velasco) dopo aver giocato nella Juvenilia e aver raggiunto in tre anni, dalla seconda divisione, la C1. Poi ha militato in diverse squadre, soprattutto nelle Marche, giocando nella massima serie per sette stagioni consecutive, prima di approdare nella sua attuale squadra di Filottrano (Ancona) in serie A2, che quest’anno ha conquistato la promozione per tornare in A1, oltre ad aver vinto il titolo della Coppa Italia e Chiara Negrini è il capitano della squadra.
Per le giovani e giovanissime atlete della Juvenilia 2017 presenti nel palazzetto per il Camp estivo con una campionessa del calibro di Chiara Negrini, allenarsi è un’emozione incredibile, indescrivibile. Dalla sua voce traspare una gran voglia di trasferire a loro la sua passione e competenza nella pallavolo. Per ora continua la sua carriera di campionessa in una delle squadre più promettenti del campionato di serie A1, in futuro magari potremmo sperare di vederla allenatrice di una squadra friulana.
Non credo d’aver mai visto una cerbiatta negli occhi da vicino in vita mia, ma dopo aver parlato con Chiara Negrini credo ci si possa perdere nel suo sguardo e anche durante le più severe lezioni da lei impartite, non si può fare a meno di cogliere l’enorme dolcezza e tenerezza interiore.
Marco Mascioli