03/02/2025

Puntualmente, ogni estate, decine migliaia di turisti provenienti da tutta Europa, che scelgono le belle coste dell’Istria e Dalmazia sono costretti alle “forche caudine” del passo di Dragogna, che si raggiunge transitando da Capodistria. Lì l’Europa ha il suo confine e lì la dogana slovena fa passare con il contagocce o, per lo meno, prendendosi i tempi necessari, almeno per dare un’occhiata a chi ci sia nelle automobili. Sul lato della dogana croata non esiste alcun doganiere, alcun poliziotto. Tutto il carico di controlli rimane sulle spalle degli sloveni, sia in entrata che in uscita da Slovenia e Croazia. La strada che collega Capodistria al passo di Dragogna, imboccata per evitare la vignette dell’autostrada, è solamente per un tratto a tre corsie.

Le code che si formano possono superare i 10 chilometri, sotto il sole, in salita o in discesa a seconda del punto in cui la coda si forma e diventano complicati anche gli interventi di emergenza.

Un vero delirio che porta le auto, in alcuni casi a problemi meccanici e a malori degli automobilisti. Al di là delle considerazioni relative alla necessità dei controlli, ogni anno, viene anche il sospetto che il modo di agire degli sloveni si debba anche ad una “sorta” di non dichiarata ritorsione per un turismo che solamente transita per la Slovenia ( che pur è molto bella ma ha un limitato numero di chilometri di costa ) per andare ad ingrossare il PIL croato.

C’è anche da dire che questo è un sospetto di pancia che monta soprattutto nel momento della rabbia da parte del turista, che si sente vittima inerme di un gigantesco disservizio, rimanendo a cuocere in coda per ore e ore.

Per verificare se il sospetto pesi nel giusto o meno , abbiamo contattato il vice direttore generale della storica ed autorevole RTV Koper-Capodistria, ( radiotelevisione transfrontaliera dello Stato sloveno che trasmette in lingua Italiana e slovena) chiedendogli un commento.

«Colpiti da questa situazione sono anche i “locali” quando il serpentone di macchine in strada, per e dal valico di Dragogna, divide in due Capodistria. C’e’ chi ha perfino difficoltà a recarsi al lavoro o dal medico o al negozio – ci racconta Antonio Rocco – Non credo che questa situazione sia completamente riconducibile ai rapporti non certo idilliaci tra Lubiana e Zagabria.

Per gli Stati le aree di confine raramente rappresentano una priorita’ quando si tratta di investire, questo vale per la Slovenia come per tanti altri Stati. Comunque, si parla da anni di costruire una superstrada che, evitando il traffico cittadino di Capodistria, porti i turisti direttamente al valico di Dragogna».

Per Il dirigente della RTV Capodistria «Le infrastrutture viarie che portano ai valichi in Istria sono assolutamente insufficienti rispetto alla mole di traffico che devono sopportare all’apice della stagione turistica. Qualcosa e’ stato costruito negli ultimi anni. In particolare l’autostrada, dall’Italia e da Lubiana, fino e oltre Capodistria (compreso il tunnel sotto Monte San Marco), pero’ siamo lontani da una soluzione del problema. Certo, non aiuta il fatto che in Istria passi il confine di Schengen: Sloveni e Croati sono tenuti a svolgere, su richiesta di Bruxelles, controlli minuziosi al confine. Il regime di controlli e’ stato leggermente allentato, pero’ i controlli ci sono e incidono sui tempi d’attesa. Il prossimo anno la Croazia dovrebbe entrare nell’area Schengen e i controlli si sposteranno sul confine croato – bosniaco creando una situazione agli attuali valichi sloveno – croati simile a quella esistente agli ex valichi sloveno – italiani. Schengen o non Schengen resta il problema delle infrastrutture e dell’assistenza ai turisti. In situazioni di traffico bloccato (a causa di incidenti o, come qualche tempo fa, di un incendio) l’assistenza e’ stata fatta anche se non si puo’ parlare di iniziative sistematiche».

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