Drammatica la situazioene alla Safilo di Martignacco con 250 dipendenti che hanno ricevuto la notizia di licenziamento nell’ambito del piano di esuberi che colpisce 700 persone in più stabilimenti,deciso dall’azienda per mancanza di volumi di lavoro.
Venerdì 13 i lavoratori della Safilo d saranno i sciopero davanti ai cancelli delle fabbriche. La situazione mette in grave dfficoltà un mumero di persone che, se si pensa alle famiglie, va praticamentee raddoppiato se non triplicato.
Nell’interrogazione già depositata in queste ore alla Camera dei Deputati dagli onorevoli Debora Serracchiani e Roger De Menech si invoca la necessità di convocare un tavolo urgente al Mise, confindando che si riesca a stringere un’alleanza istituzionale – aggiungono i deputati – per far fronte a queste situazioni, anche con un monitoraggio che prevenga le crisi, almeno ove possibile, intervenendo prima che esplodono in modo così drammatico.
“Sono colpi durissimi al tessuto produttivo del Veneto e del Friuli Venezia Giulia – osservano i parlamentari dem – che così sono sottoposti a un dissanguamento occupazionale dalle pesanti ripercussioni sul territorio”.
Sulla crisi che investe Safilo e il conseguente rischio di chiusura dello stabilimento di Martignacco, la Regione ha richiesto un nuovo incontro con la proprietà la prossima settimana, intendendo seguire con la massima attenzione l’evolversi di una situazione grave, che coinvolge anche i duecento lavoratori in Friuli Venezia Giulia.
E’ quanto ha riferito l’assessore regionale Sergio Emidio Bini che, come richiesto dai consiglieri Bolzonello (Pd) e Honsell (Open Sinistra FVG), ha informato il Consiglio regionale sulla situazione critica che sta attraversando l’impresa, costretta a un severo piano di ristrutturazione e un numero importante di esuberi.
Tre settimane fa – ha riferito Bini – abbiamo avuto un primo incontro, al quale ha preso parte anche l’assessore Rosolen, per prospettare all’azienda tutti gli strumenti che la Regione potrebbe mettere in campo a supporto della crisi, per quanto riguarda investimenti e lavoro.
Furio Honsell ha quindi rimarcato l’alta professionalità delle maestranze che lavorano nell’impianto di Martignacco per le quali la Regione dovrebbe cercare nuovi imprenditori capaci di valorizzarle, mentre Sergio Bolzonello ha proposto di salvaguardare le maestranze ricollocandole nell’ambito delsettore produttivo economico regionale.
Una riflessione più generale rispetto alla drammatica contingenza viene dal capogruppo del Patto per l’Autonomia in Consiglio regionale, Massimo Moretuzz, che afferma situazioni drammatiche come questa ci fanno capire che siamo in balia di processi legati ai mercati globali
rispetto ai quali non c’è sovranismo che tenga. La potenza economica, finanziaria, demografica di altre zone del mondo è nettamente superiore e, pertanto, dobbiamo avere il coraggio di
dirci la verità: la crisi della Safilo non è la prima e – per quanto sia duro da accettare – non sarà l’ultima.
“E anche quando la storia si ripeterà – afferma Moretuzzo – noi continueremo a raccontarci sempre le stesse cose: che in queste aziende abbiamo ottime professionalità, che il mercato di
quel particolare settore non è in crisi, che la colpa sta nel management che non ha saputo o voluto trovare le soluzioni idonee. Tutte considerazioni spesso condivisibili, ma lamentarci del destino cinico e baro non cambierà di certo la realtà delle cose”.
“Io credo, invece – commenta Moretuzzo – che ci siano almeno due elementi su cui è possibile e necessario agire. Il primo è quello di elaborare una nostra visione di quello che vogliamo sia questa terra fra 15 o 20 anni.Si tratta insomma di decidere se vogliamo rimanere in
balia degli eventi che ci stanno travolgendo, oppure se vogliamo prendere uno dei treni che stanno passando. Personalmente non ho dubbi: il treno è quello dell’Unione Europea e del Green New Deal di cui ha parlato ieri Ursula von der Leyen, quel treno che dovrebbe portare l’Unione Europea alla neutralità climatica entro il 2050.
“Non è solo una questione etica o ambientale – spiega Moretuzzo
-, si tratta di un modello di sviluppo e di business per il nostro tessuto produttivo. Un treno che porterà con sé 1000 miliardi di euro di investimenti della Banca europea per gli investimenti. Per prenderlo, dobbiamo anticipare gli scenari, interpretare a modo nostro la svolta Green e mettere in campo investimenti diversi, straordinari: nei settori dell’agricoltura, del turismo invernale montano, delle infrastrutture per approvvigionamento idrico.
“Servono azioni mirate e urgenti alla luce dell’attuale situazione dell’economia regionale: negli ultimi 10 anni il Friuli-Venezia Giulia (peraltro sempre più ‘vecchio’) ha perso oltre 5.246 imprese (-6,4%); tra il 2009 e il 2018 la manifattura regionale ha perso 1.541 imprese (-14,5%), i trasporti quasi un quarto, il commercio oltre l’11%. Tra il 2008 e il 2017 l’export del Nordest cresce dell’11,6%, mentre quello della provincia di Udine perde il 15,7% e quella di Pordenone l’11,2%. Nel 2018 i lavoratori inutilizzati dall’economia del Friuli-Venezia Giulia (cioè la somma di disoccupati, scoraggiati e sospesi) sono tra le 70 e le 80 mila unità (erano 44 mila 10 anni fa) e la situazione è ancora peggiore nei primi 9 mesi del 2019, un calo dei nuovi rapporti di lavoro del 5,4%, che significa 6.400 assunzioni in meno e la produzione per la prima volta in calo dal 2013, come ci dice Confindustria sulla stampa di oggi.
“Una situazione talmente grave da favorire un flusso costante negli ultimi anni di espatri di laureati e diplomati dal Friuli-Venezia Giulia verso destinazioni più attraenti: nel 2018 sono emigrati 2800 regionali”.
Che fare? Come agire? È evidente che l’unica possibilità che abbiamo è quella di investire in quei settori che sono coerenti con una visione ‘verde’- aggiunge Moretuzzo -e che hanno un alto effetto moltiplicatore. Il più efficace è quello della rigenerazione del capitale territoriale, a partire dalla riqualificazione del patrimonio abitativo della nostra regione”.
Il sociologo Mauro Magatti dell’Università Cattolica di Milano nell’evidenziare la necessità di un cambio di paradigma per uscire dalla crisi, scrive: “Il treno della storia sta passando davanti ai nostri occhi. Proviamo a non perderlo”. Credo che questo valga a maggior ragione per la nostra regione”.