Sulla vicenda del latte contaminato da aflatossine, che ha portato all’arresto del Presidente della COSPALAT Renato Zampa e ad un danno incalcolabile per questo Consorzio, che ha costruito la sua immagine sulla qualità dei prodotti e sul loro controllo, ma che ora potrebbe essere travolto con conseguenze nefaste sulle quote di mercato e sull’occupazione, vogliamo rilanciare una nota di AIAB e WWF del Friuli Venezia Giulia , intervenute su questo caso, oramai di portata nazionale grazie al tam tam mediatico. IL titolo di questa nota è emblematico: le aflatossine sono conseguenza della monocoltura del mais e dell’agricoltura intensiva. Quindi la scoperta non stupisce le associazioni, secondo le quali va rivisto il sistema colturale e l’intera filiera produttiva, a partire dalla diversificazione delle colture e dalla riduzione dei concimi azotati. “L’agricoltura — sottolineano le associazioni — deve essere riportata alla sua principale funzione, quella di produrre alimenti sani, e non deve semplicemente rispondere a logiche commerciali di corto periodo (agricoltura di rapina) per le quali si coltiva la stessa specie per decenni sulla stessa superficie, favorendo l’insediamento di specie fungine. AIAB e WWG indicano nella nota anche come intervenire per arginare il problema.
C’è anche da segnalare una lettera dell’eurodeputato Andrea Zanoni giunta alla Procura della Repubblica di Udine. Egli chiede di “Pubblicare i nomi dei prodotti contenenti il latte contaminato e predisporne subito il sequestro” . Zanoni aggiunge di voler Chiedere ai ministri della salute e dell’agricoltura controlli a tappeto perché temi che il caso Cospalat sia solo la punta dell’iceberg. Di questa lettera e della nota di AIAB WWF pubblichiamo il testo completo nella scheda servizio su euroregionenews.eu.
Sia la nota di AIAB WWF che la lettera dell’eurodeputato Zanoni, sono legate da un filo conduttore…che ci porta oltre il latte e i prodotti caseari contaminati della Cospalat. Il problema nasce a monte o nelle campagne. Ed è quello che mesi fa Renato Zampa volle raccontarci a margine dei briefing operativi per un progetto editoriale che realizzammo per conto della Cospalat…una mucca per te con protagonista la mucca Carolina, che però il sistema agricolo stava avvelenando, non certo la Cospalat. Zampa ci disse che c’era la necessità di maggior controllo preventivo, che bisognava far qualcosa. Non vogliamo in questa sede assumere nessuna posizione a difesa di Renato Zampa e della Cospalat..se ci sono responsabilità oggettive sarà la magistratura a stabilirlo sulla scorta degli elementi acquisiti nelle indagini, ma se vogliamo guardare a quella punta dell’iceberg che l’onorevole Zanoni sospetta o a quello che AIAB e WWF hanno scritto, allora se Zampa è colpevole, lo è perchè potrebbe non essere stato messo nelle condizioni di non essere colpevole. Una vittima o un colpevole, se volete, del sistema. E questo senza voler entrare nel merito dell’etica personale o aziendale perchè su questo piano bisognerebbe capire se e quanto ci si può sottrarre al sistema per evitare la colpevolezza, i sensi di colpa e rispettare l’onestà intellettuale.
NOTA DI AIAB WWF
AIAB E WWF: “AFLATOSSINE CONSEGUENZA DELLA MONOCOLTURA DEL MAIS E
DELL’AGRICOLTURA INTENSIVA
La scoperta dei Nas non stupisce le associazioni, che affermano: “Va rivisto il sistema colturale e l’intera filiera produttiva, a partire
dalla diversificazione delle colture e dalla riduzione dei concimi azotati”.
La recente scoperta della messa in commercio di latte con sostanze
tossiche e cancerogene, ed in particolare contaminato oltre i limiti
da aflatossine, riporta alla ribalta da un lato il problema delle
contaminazioni dei prodotti alimentari, dall’altro quello della
diffusa pratica della monocoltura di mais su buona parte del
territorio regionale e non solo.
“Gli attacchi alle piante da parte di varie muffe cancerogene, che poi
vengono metabolizzate dalle vacche alimentate con il cereale
contaminato – affermano WWF e AIAB Fvg in una nota congiunta. – , sono infatti la conseguenza di pratiche che le associazioni ambientaliste e
di produzione di alimenti biologici contestano da decenni, ed il caso
evidenziato dai NAS non ci stupisce”.
“L’agricoltura — sottolineano le associazioni — deve essere
riportata alla sua principale funzione, quella di produrre alimenti
sani, e *non deve semplicemente rispondere a logiche commerciali di
corto periodo (agricoltura di rapina) per le quali si coltiva la stessa specie per decenni sulla stessa superficie, favorendo l’insediamento di specie fungine*, utilizzando concimi e varietà idonee ad accrescere la quantità, ma a scapito della qualità (con conseguenze gravissime, come vediamo oggi)”.
Secondo WWF e AIAB le misure di contenimento delle fitopatologie
devono riguardare l’intera filiera produttiva, dalla coltivazione alla
raccolta, dal trasporto allo stoccaggio, con misure agronomiche e di
gestione delle derrate. Va valutata attentamente anche l’opportunità
di coltivazione del mais, specie notoriamente molto sensibile in fatto
di esigenze idriche e termiche.
Tra le misure agronomiche che dovrebbero essere adottate vi sono la
*r**otazione delle colture*(precessioni colturali e gestione dei
residui della coltura precedente) e la *diversificazione delle specie
coltivate*; la *riduzione della concimazione azotata* (+ azoto=più
massa verde e + acqua= maggiore possibilità insediamento fungino); la
gestione *della fertilità microbiologica dei suoli attraverso l’uso di concimi organici* (letame) che degradino tutti i residui; *l’anticipo della semina* ove possibile; la *scelta varietale* (anche in funzione della lunghezza del tempo di crescita oltre che per la resistenza ad avversità biotiche); la determinazione corretta dell’epoca di raccolta (anche con cultivar a ciclo più breve); *l’aumento delle produzione
foraggere* a scapito dei cereali.
Oltre alla gestione del cantiere di raccolta, devono poi essere
adottate idonee misure sulla gestione delle derrate, in particolare la
*raccolta tempestiva* (le varietà moderne hanno la pannocchia eretta e
le foglie che si aprono sulla punta. Di conseguenza se stanno un mese
sotto la pioggia di ottobre/novembre prima di essere raccolte entra
acqua e conseguentemente gli attacchi fungini sono più probabili); lo
*stoccaggio dei cereali al grado di umidità ottimale* e l’umidità deve
essere limitata anche con l’arieggiamento e la movimentazione; la modernizzazione dei macchinari di raccolta o stoccaggio*, mediante
l’impiego di sistemi di prepulitura, spazzolatura e selezione (in
particolare ottica) di chicchi visibilmente infetti e pannocchie che
con la vecchia raccolta a mano venivano scartate.
Di qui la richiesta delle associazioni alle istituzioni affinché introducano *norme più stringenti per favorire le rotazioni*, che favoriscano e incentivino forme di *imprenditoria agricola centrate sulla multifunzionalità* (intesa come diversificazione delle funzioni
svolte dall’imprenditore agricolo (produttiva, ambientale,
paesaggistica, ricreativa, educativa, culturale, ecc.) e soprattutto
*non cedano alle richieste di innalzamento dei limiti di
contaminazione*, come richiesto dai grandi proprietari terrieri.
“Il latte contaminato da aflatossine — concludono AIAB e WWF — è
l’ennesimo l’ennesimo regalo della monocoltura e della semplificazione
colturale e gli Ogm vanno in questa stessa direzione.
L’auspicio è che la gravità di quanto avvenuto serva per invertire la
marcia. E serva anche come monito per coloro che attribuiscono alla
filiera a km0 una garanzia intrinseca di qualità, quando evidentemente
le schifezze si fanno anche nel cortile di casa”.
Andrea Zanoni, deputato al Parlamento europeo
Comunicato stampa del 21 giugno 2013
Latte tossico all’aflatossina, Zanoni scrive alla Procura della Repubblica di Udine: subito il sequestro dei prodotti e controlli a tappeto
L’eurodeputato Andrea Zanoni scrive alla Procura della Repubblica di Udine sul caso del latte tossico contenente l’aflatossina scoperto in Friuli Venezia Giulia. “Pubblicare i nomi dei prodotti contenenti il latte contaminato e predisporne subito il sequestro. Chiederò ai ministri della salute e dell’agricoltura controlli a tappeto perché temo si tratti solo della punta dell’iceberg”
Andrea Zanoni, eurodeputato ALDE e membro della commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo, oggi ha scritto una lettera alla Procura della Repubblica di Udine, per chiedere “di rendere noti i nomi dei prodotti che sono stati fatti con il latte tossico contenente l’aflatossina” e “di provvedere quanto prima al sequestro degli stessi per tutelare la salute dei consumatori e soprattutto dei bambini, i soggetti più a rischio”.
Il riferimento è alla messa in commercio latte tossico, contaminato da aflatossine, sostanze generate da muffe cancerogene con effetti sulla crescita dei bambini, che ha portato all’arresto del leader del Cospalat del Friuli Venezia Giulia, Renato Zampa, e di altre cinque persone da parte dei Nas di Udine.
“Invito la Procura di Udine a pubblicare da subito i nomi di tutti i prodotti, latte e derivati, e relativi marchi che possono potenzialmente contenere la aflatossina – scrive Zanoni – Oltre a questo, invito le autorità a valutare oltre ai reati di associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio, adulterazione di sostanze alimentari e commercio di sostanze alimentari pericolose per la salute, anche quello di maltrattamento di animali, considerato che migliaia di mucche sono state lentamente avvelenate con la granella del mais contenete aflatossina”.
“Ho in cantiere una lettera al ministro dell’agricoltura e a quello della salute affinché attivino tutte le forze in campo, come i NAS e il Corpo Forestale dello Stato, affinché vengano fatti degli accertamenti a tappeto oltre che in Friuli Venezia Giulia, anche in Veneto, Emilia Romagna e Lombardia, aree che lo scorso anno hanno patito moltissimo il fenomeno della siccità e pertanto, come già noto, hanno registrato il fenomeno della produzione di ingenti quantità di mais contaminato da aflatossina – aggiunge Zanoni – E questo perché, purtroppo, sono convinto che quello che è stato scoperto dalla Procura di Udine sia solo la punta dell’iceberg. Credo che siano pochi i produttori di mais che non hanno immesso nel circuitodell’alimentazione animale nel rispetto della legge il mais contaminato dalla aflatossina”.