02/02/2025

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Il recente  Forum dell’ Euroregione Aquileiese, organizzato a Udine  dall’associazione Mitteuropa e  ha raccolto molti spunti di riflessione sull’Europa di oggi e domani. Cosa manca per un suo futuro sereno?  Iztok Mirošič, inviato del ministro degli affari esteri sloveno…

Ferenc Kalmár, Ministero del affari esteri ungherese…

Jozef Mikloško, memoria storica delle vicende europee..già vice primo ministro cecoslovacco, già ambasciatore a Roma e membro del parlamento slovacco,

(ascolta le risposte nel servizio audio)

 “Se i 14 Paesi qui rappresentati se dovessero scegliere tra Visegrad e Bruxelles, sceglierebbero Visegrad, ossia c’è uno spostamento sicuramente verso Est della politica estera europea che conta”. E’ questa una della più forti suggestioni emerse dal XV Forum della Euroregione Aquileiese, organizzato a Udine dalla associazione Mitteleuropa, sul ‘Risveglio della Mitteleuropa’, secondo il presidente del sodalizio promotore, Paolo Petiziol. Il quale, a conclusione del Forum apertosi stamani con l’intervento anche del presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, traccia un bilancio di soddisfazione dell’evento internazionale che ha visto la presenza delle delegazioni da 14 Paesi dell’Europa centrale e orientale.

“Oltre cinquanta autorità istituzionali di questa regione si sono date appuntamento a Udine, più le delegazioni da 14 Paesi rappresentati – ha sottolineato Petiziol – e questo è davvero una soddisfazione ed è il frutto di un lavoro che evidentemente viene percepito dai delegati di tutti questi Paesi. Spero che l’associazione – ha aggiunto – abbia dato un contributo al quel processo di integrazione europea che vedo sempre più difficile”.

Nel panel su “Europa e Mitteleuropa, Bruxelles e Visegrad” moderato dal presidente Petiziol, gli interventi di Tomaž Kunstelj, Ambasciatore di Slovenia a Roma, Marco Dreosto, membro del Parlamento europeo, Edit Szilágyiné Bátorfi, Ambasciatore d’Ungheria in Lubiana. Kunstelj ha dichiarato da parte sua che il futuro dell’Europa “dipenderà dal futuro dai Paesi dei Balcani occidentali e anche di tutti quei Paesi che non fanno ancora parte dell’Unione Europea”, mentre l’europarlamentare Dreosto ha rilevato l’urgenza da un lato dell’Unione di “cercare di dare veramente delle risposte a quelle che sono le attese dei cittadini”, e dall’altro di non “conglomerare tutto in un unico contenitore, senza tener conto delle diversità di ogni territorio o comunità”. Edit Szilágyiné Bátorfi ha infine fatto un richiamo alla memoria calata nel presente: “Noi tutti amiamo l’Europa. Dobbiamo ricordarci della nostra storia, ma anche guardare a dove siamo ora”. Intorno al tema”Il muro di Bruxelles: una cortina invisibile è calata in Europa”, nel panel coordinato da Guglielmo Cevolin dell’Università degli studi di Udine e Limes, si sono alternati Márk Aurél Érszegi, primo Consigliere Ambasciata d’Ungheria presso la Santa Sede, Elena Alekseenkova, Direttore Dipartimento Studi Italiani, Accademia delle Scienze di Mosca, e Miloš Prica del Ministero degli Affari Esteri di Bosnia ed Erzegovina. Érszegi si è soffermato sull’esigenza, sempre più sentita, di una “Europa come un qualcosa di sovranazionale, promossa e rafforzata attraverso un’amicizia regionale, come quella della Mitteleuropa, oltre i muri che sul tema migrazioni dividono l’Europa Occidentale e Orientale e ciascun paese membro”. Di “bilanciamento tra nazioni e potere sovranazionale europeo” ha parlato Alekseenkova, lanciando l’allarme: “Abbiamo una mancanza grave di solidarietà in Europa in questo momento. La politica di austerità non sta aiutando a risolvere la crisi economica dei Paesi membri”, mentre secondo Prica, new entry al Forum di Mitteleuropa, “la crisi migratoria è una delle cose più importanti da risolvere per riuscire ad avere un’Europa unita e integrata”.

Nel quarto panel dedicato a “Diplomazia istituzionale, commerciale, culturale, parallela: un’orchestra senza direttore”, coordinato da Luca Baraldi, hanno parlato Mykola Melenevskyi, Coordinatore GUAM (organizzazione per la Democrazia e lo sviluppo) in Ucraina, Vojko Volk, Console Generale di Slovenia in Trieste, Cosmin Victor Lotreanu, Console Generale di Romania a Trieste. Volk ha posto l’accento sulla “UE come primo fattore nel mondo come mercato. Ma non siamo ancora capaci di portare la nostra economia al di fuori dell’Unione”.Lotreanu ha parlato di identità come ricchezza impagabile, “ma anche il rischio di diventare una gabbia”.

“Più Europa – ha detto – vorrebbe dire più identità europea: la moneta unica non basta, bisogna fare tanti passi avanti: difesa, politica unica in equilibrio. E’ uno scandalo che la politica Europea non riesca a stare unita in questi giorni di politica estera (Siria) e dare una risposta unita”.
D’accordo Melenevsky, che ha detto che “solo insieme potremmo essere più forti e difendere noi stessi. Nel combinare le diverse culture, storie europee si deve fare affidamento sulla cooperazione. L’identità nazionale deve essere protetta comunque”.

Le aspirazioni dei Balcani Occidentali, la loro grande speranza di “diventare parte dell’Unione europea”, sebbene restino ancora in lista di attesa, sono state al centro del panel conclusivo coordinato da Paolo Petiziol, con Miodrag Vukovic, Parlamento del Montenegro, Ivana Stojiljkovic, Console Generale di Serbia in Trieste, Erik Fabijanic, Presidente Consiglio regionale della Contea Litoraneo Montana, Croazia, Biljana Gligorova della ONG Social Innovation Center e della University “St. Cyril and Methodius” Skopje, Macedonia. Vokuvic ha posto in evidenza che nel Montenegro “anche le generazioni odierne pensano che se non ci si integra non c’è futuro”, mentre il serbo Stojiljkovic si è augurato che “con il nostro ingresso in Europa si riconoscano tutti i diritti fondamentali all’interno del nostro stato. Riacquistare valori e reputazione che la Serbia aveva nel mondo nel passato”. Fabijanic della Contea di Fiume (Croazia) ha rilevato che “ogni crisi è una sfida e oggi i confini sono più che visibili. Il filo spinato nei confini non ferma i profughi e crea dell’Unione Europea una percezione di Auschwitz”. Infine Gligorova, chiarendo gli obiettivi della sua Ong, “promuovere i valori europei”, ha detto che “adesso, raggiunto periodo di stabilità dopo anni di guerra, possiamo collaborare tutti per un’Europa ancora più integrata”.

  L’anima della Mitteleuropa per ridare anima all’Unione.   

 La Mitteleuropa esiste ancora e, in un certo senso, è anche più unita e coesa del passato. Ma all’Unione Europea nel suo complesso serve, da un lato, ”una politica finanziaria ed economica più stabile e unitaria”, dall’altro “è necessario ritrovare ‘l’anima”, anche tornando “alle comuni e solide radici cristiane”. E pensando anche a un’unità “a più strati, secondo un modello di integrazione differenziata”. Queste alcune delle suggestioni raccolte nel corso di “Mitteleuropa 1989 – 2019 fra passato e futuro”, primo panel del XV Forum dell’Euroregione Aquileiese, intitolato 1989-2019 Il Risveglio della Mitteleuropa.   Moderato da Paolo Mosanghini, il panel ha visto gli interventi di Iztok Mirošic, Inviato speciale del Ministro degli Affari Esteri della Slovenia, Ferenc Kalmár, responsabile Relazioni con Paesi contermini, Ministero Affari Esteri Ungheria, Jozef Mikloško, già Vice primo ministro della Cecoslovacchia, Ambasciatore della Repubblica Slovacca a Roma e membro del Parlamento slovacco. “Da democristiano da sempre – ha rilevato Miklosko – sono preoccupato per l’estromissione del riferimento alle nostre comuni radici cristiane. La Mitteleuropa è un’organizzazione unica – ha proseguito – e certo è più unita rispetta al passato, merci e persone possono viaggiare tranquillamente da un paese all’altro. Ma senza un aggancio a valori comuni, non vedo possibile uscire dai problemi che attanagliano l’Europa attuale, e anche per gli ex paesi socialisti, che hanno problemi comuni, trovare una compattezza”. Secondo Kalmar, “L’Europa ha una strategia ma non è una unica, c’è una strategia tedesca e una Mitteleuropea. Quindi il problema è che non abbiamo un’unica strategia. Penso che il motore economico europeo stia, ora, proprio nella nostra regione dell’Europa centro-orientale”. Inoltre, l’ungherese Kalmar ha sottolineato che “manca all’Unione europea la conoscenza della nostra storia, e manca la consapevolezza dei nostri problemi. Manca, poi, un politico o più politici dalla grande personalità come Schumann, queste personalità mancano oggi”.

Sul tema delle migrazioni e della gestione dei flussi da parte dell’Unione, Miklosko ha sottolineato “la generosità di Roma nell’aiutare e sostenere i migranti, mentre Gran Bretagna, Germania, Francia – ha commentato – hanno fatto grandi errori sul tema della migrazione, che pagheranno negli anni. E’ necessario aiutare migranti che hanno diritto di asilo – ha aggiunto – però sono d’accordo con l’Ungheria che sostiene che se non si integrano nei nostri Paesi, devono ritornare a casa”. Se per Kalmar, “nella questione dell’immigrazione non solo facciamo vedere al mondo la nostra faccia, ma anche la nostra anima”, Mirosic ha evidenziato che “senza solidarietà nella gestione della migrazione, non si può formare una politica di migrazione unica europea, anche se ne abbiamo un bisogno molto urgente”. Il rappresentante sloveno ha poi riferito che la Slovenia “ha l’ambizione di attuare un meccanismo europeo per fare sorveglianza dello stato di diritto in tutti gli stati membri. Non si può dimenticare – ha raccomandato – un funzionamento così importante come lo stato di diritto”.

Tirando alcune conclusioni sulle ancora profonde divisioni tra Est e Ovest Europeo, Mirosic si è detto convinto che questa divisione sia “anche una conseguenza della crisi migratoria. Sinceramente non lo so come va superata questa crisi – ha aggiunto – perché ci sono troppe politiche diverse (Francia integrazione; Germania no). Dobbiamo avere le idee chiare e molto presenti”. Il futuro dell’Europa? “Il dibattito – ha rilevato Mirosic nel panel condotto da Mosanghini – è tra ritornare le competenze da Bruxelles agli Stati sovrani e rafforzare la Core Europe. Forse la strada è ricostruire un’Europa di più strati, con un’integrazione differenziata. L’Europa, poi sarà buona – ha concluso – se si seguirà l’esempio del rapporto tra Italia e Slovenia: nonostante anni passati, la nostra relazione attuale può essere un modello per l’intera Europa”.

“La Mitteleuropa è il nostro entroterra naturale, il Friuli Venezia Giulia ha come partner il centro ed est Europa e questi sono i territori in cui lo sviluppo economico della nostra regione può trovare risposta. Penso alla logistica, ma anche alla ricerca e alla ricerca applicata con alcuni dei settori in cui potenziare la nostra collaborazione”. ,Lo ha detto   il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, aprendo i lavori  del XV Forum dell’Euroregione Aquileiese,

Esprimendo il suo apprezzamento per l’iniziativa del Forum ad opera dell’associazione presieduta da Paolo Petiziol, Fedriga ha sottolineato ancora l’importanza della “logistica, con il porto di Trieste, gli interporti di Gorizia, Cervignano, Pordenone, in collaborazione con gli interporti della Carinzia e di Budapest, che insieme possono diventare un sistema europeo che può essere competitivo con quello del nord Europa, e stiamo lavorando anche sull’aeroporto”. “Un altro punto di forza e motivo di attrazione per tutta questa area geografica – ha aggiunto – può essere la ricerca e la ricerca applicata, in cui abbiamo centri di eccellenza, stiamo lavorando per coinvolgere partner in altri Paesi dell’area, il prossimo mese sarò in Ungheria per una forte collaborazione dal punto di vista scientifico che possa tradursi in nuove imprese e nuovo sviluppo per il territorio”.

Nei saluti istituzionali si sono affiancati al governatore, Pietro Fontanini, sindaco di Udine, Roberto Pinton, Magnifico Rettore dell’ateneo friulano, Cristian Vida, vice presidente vicario Confindustria Udine, Antal Nikoletti, CEI Alternate Secretary General, Pietro Mauro Zanin. “Udine è sempre stata aperta nella sua storia ai Paesi della Mitteleuropa – ha detto il sindaco – ed è bene fare il punto sulla situazione nel 2019 in una Europa che sta vivendo una grande fase di cambiamento”. Il rettore Pinton ha evidenziato la sintonia dell’ateneo con i motivi ispiratori del Forum. “Un ateneo che ha passione verso i giovani e il futuro – ha detto – e per un allargamento della visione territoriale nell’affrontare temi complessi in modo costruttivo”. Vida dal canto suo ha sottolineato che “non dobbiamo essere tanto nostalgici verso il futuro, ma dobbiamo costruirlo. Anche perché noi abbiamo delle eccellenze che, nella realtà, non siamo così capaci di valorizzare. Fondamentale, quindi, è la formazione”. Soddisfazione è stata espressa da Antal Nikoletti per l’iniziativa di Mitteleuropa. “Questa conferenza – ha detto – ogni anno è organizzata intelligentemente e ospita molte personalità importanti all’interno della Mitteleuropa. Dobbiamo implementare e supportare l’integrazione in tutta Europa”. 

Nei suoi saluti, il presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin si è concentrato sull’assoluta “attualità degli argomenti che sono stati messi sul tavolo di un’Europa che non può chiudersi nei nazionalismi per rispondere alla crisi che sta vivendo, ma piuttosto deve essere meno tecnocratica, meno burocratica e più incentrata sui valori e sulle proprie comuni radici cristiane, spostando il baricentro dell’Unione dall’Ovest verso l’Est”. 

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