29/11/2023

Preoccupazione è stata espressa dalla presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani e non solo da lei per le possibili ripercussioni sulla filiera vitivinicola a seguito dell’inchiesta su un presunto reato di frode a carico di un tecnico e 17 aziende di cui 15 friulane che avrebbero modificato il sapore del vino sauvignon con un lievito non consentito . La malaugurata coincidenza con Friuli Doc non è certamente voluta – precisa la Procura di Udine

“Abbiamo portato il mondiale del Sauvignon per la prima volta in Friuli Venezia Giulia – precisa l’assessore regionale all’agricoltura, Cristiano Shaurli- puntando alla sua valorizzazione in termini di eccellenza ” questi fatti colpiscono tutti: a causa di pochi e se ci sarà conferma del reato i danni all’immagine e all’economia sarebbero gravi.

NDR.Questa in particolare,come anche altre azioni volte a far rispettare la legge, di cui ovviamente non si mette in dubbio la legittimità, inducono a pensare fin dove si possa spingere il senso di responsabilità nei confronti dei contesti in cui l’azione avviene.

E’ giusto fare appello ad un senso di responsabilità più generale rispetto all’azione in sé, oppure si deve agire indipendentemente da tutte le conseguenze che potrebbero derivare dall’azione? Portiamo ad esempio le indagini sulle mafie, sulle loro reti, sulle loro connivenze ed affari… questo porta a conseguenze “nocive” per le mafie stesse. Il cerchio dei danni diretti e collaterali si chiude entro la sfera dell’illecito e della sue,
molto spesso, articolate componenti. E la società civile può anche trovarsi nella riscattante condizione di poter recuperare qualche beneficio da quegli smantellamenti economici e materiali ( case, averi, palazzi, ecc…. sottratti con la legge alle organizzazioni criminali)…ma quando ci si trova di fronte al compito di far valere la legge in situazioni che possono, anzi, portano , a macroscopici danni che oltre a colpire i presunti colpevoli colpiscono anche gli innocenti? Senza alcun beneficio…anzi il contrario?

Emblematico il caso appena scoppiato sul vino sauvignon friulano che, ad un anno e mezzo dall’inizio delle indagini, ha battuto l’ora della gran cassa mediatica in coincidenza con Friuli Doc. Forse anche non sarà stata studiata a tavolino (chi lo sa) ma certo è che questa malaugurata coincidenza potrebbe dipendere da un diabolico mix in due fasi . La prima…quella delle vendette e gelosie maturate tra le vigne fino alla soffiata e una seconda fase, quella attuale, segnata da possibili mitomanie personali rinforzate da un cortissimo calcolo di convenienza,diretto ad ottenere la massima visibilità.

Chissà se chi ha sturato il vaso di pandora ora si frega la mani , partendo dal famoso pentito di cui non si sa il nome ( …sono stati pubblicati i nomi di tutti, magistrati, aziende e persone coinvolte tranne il suo ) fino a coloro che in nome di un ruolo da rispettare e da eseguire sono entrati ed hanno pilotato a vario titolo nella vicenda.

Il fatto certo è che i contraccolpi non si sono fatti attendere. L’intera filiera vitivinicola friulana infangata a livello planetario grazie ad un rapido tam tam ( passando anche da Expò) che nell’allungarsi delle distanze e nell’allargarsi dei confini geografici, finisce per fare di tutta l’erba un fascio. ( quale percezione superficiale e dilatata può avere un tedesco, un francese, un russo, un giapponese di quel che sta accadendo qui? Appena pochi giorni fa una delegazione di sommelier cinesi brindava con i vini friulani durante un educational tra le vigne . I cinesi che sono soprattuto bevitori di vino rosso perchè il colore bianco è tradizionalmente utilizzato nei funerali). Ora la notizia è giunta anche a loro… Danni incalcolabili che macinano anche gli onesti e gli innocenti dopo grandiosi sforzi per portare all’attenzione del mondo la qualità dei vini di un microscopico Friuli. Fatica, coraggio e passioni e sacrifici in anni di lavoro da parte dei produttori, di impegno delle loro associazioni, e anche soldi pubblici spesi nel creare occasioni importanti o per inserirsi in quelle esistenti ( la regione non è per nulla contenta di quanto sta accadendo, considendo il denaro investito in tante iniziative.

Tutta la vicenda assume sempre più i contorni di un vicolo cieco dal quale non si può più innestare la retromarcia. E questo perchè si è lavorato tantissimo sul fronte dell’immagine , della qualità e dei risultati portati a casa. C’è di mezzo un Concorso Mondiale del Sauvignon, che si è sempre tenuto in Francia, che eravamo riusciti a portare in Friuli, completando l’opera con delle medaglie d’oro conquistate da vini sauvignon friulani, prodotti da aziende ora anche indagate. Un disastro che potrebbe portare alla cancellazione di questi vini dal Palmares del concorso, insomma, al ritiro delle medaglie.Ma ci rendiamo conto del pasticcio? E intanto i grandi importatori si preparano ( se non lo stanno già facendo) ad annullare ordinativi per milioni di euro. Danno all’immagine e beffa al portafoglio per una delle filiere più strategiche di questo fazzoletto di mondo.

Durante le premiazioni del bel concorso Spirito di vino, avvenute durante Friuli Doc, la brava e dinamica Elda Felluga… imprenditrice ammirevole e pasionaria che si spende da tanti anni come presidente del Movimento per il Turismo del vino del Friuli Venezia Giulia, ha voluto un brindisi al miglior futuro con gli ospiti alzando il bicchiere di vino sauvignon . Una sorta dei gesto scaramantico e commovente fatto con un sorriso di circostanza ed imbevuto di speranza.

Ma il dado è tratto. In attesa di capire se l’impianto accusatorio a carico delle 17 aziende per ora coinvolte dalle indagini troverà conferme o meno, non resta che iniziare a fare la conta dei danni e del tempo che ci vorrà per ricostruire l’immagine deturpata.

Per riportare indietro le lancette dell’orologio e per come si sono messe le cose ci vorrebbero dei miracoli: o una modifica retroattiva alla normativa per legittimare il lievito (pozione magica) preparato da un moderno mago Merlino (il glabro Persello) oppure che il Concorso Mondiale del Sauvignon se ne infischiasse di correttivi che solo da noi sono ritenuti illegali..
Va presa in considerazione anche la proposta che il Duca dei Vini, Piero Villotta,lancia ai magistrati dalle pagine del Messaggero Veneto partendo dal presupposto che la sostanza messa a punto da Ramon Persello sarebbe un lievito biologico e non una alchimia di origine chimica e quindi proprio perchè lievito si può utilizzare. A questo punto la proposta…agli inquirenti..anche per verificare se veramente di lievito si tratta. Quella di sottoppore a controllo la prossima vinificazione del sauvignon addizionato con la sostanza per vedere se si ottengono i grandi aromi che hanno portato questo vino ad essere premiato a livello internazionale. Se questo accadrà vorrà dire che parte del merito va alla pozione di Persello, quindi ad un lievito e non a qualcos’altro. In questo modo tutto il problema si sposterebbe di almeno un anno e, in caso di lievito, verrebbe risolto per il meglio. Forse….

Insomma una bella gatta da pelare….perchè, almeno in questo caso , sono più importanti i danni collaterali di quello che sarà l’esito giudiziario della vicenda. Qui, intanto, a pagare sono tutti.

Il direttore

in copertina foto di Ramon Persello, il noto tecnico bio climatico autore del “lievito magico”

Share Button

Comments are closed.