12/09/2024

Ventitré anni fa, il 20 marzo 1994, venivano uccisi a Mogadiscio la giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e l’operatore triestino Miran Hrovatin. Da ventitré anni i loro familiari, i colleghi, l’opinione pubblica attendono una verità che sembra sempre più lontana.

310x0_1394733644061_Ilaria_AlpiNon solo “dolore”, ma anche «l’umiliazione di formali ossequi»: Luciana Alpi, madre di Ilaria, getta la spugna e annuncia: «Ho deciso di astenermi d’ora in avanti dal frequentare uffici giudiziari e dal promuovere nuove iniziative. Non verrà però meno la mia vigilanza contro ogni altro tentativo di occultamento». «Con il cuore pieno di amarezza, come cittadina e come madre – scrive Luciana Alpi in una lettera a Repubblica.it – ho dovuto assistere alla prova di incapacità data, senza vergogna, per ben ventitré anni dalla Giustizia italiana e dai suoi responsabili, davanti alla spietata esecuzione di Ilaria e del suo collega Miran Hrovatin». «Al dolore – continua Luciana – si è aggiunta l’umiliazione di formali ossequi da parte di chi ha operato sistematicamente per occultare la verità e i proventi di traffici illeciti. Da ultimo, dopo la sentenza della Corte d’Appello di Perugia  mi ero illusa che i nuovi elementi di prova inducessero la Procura della Repubblica ad agire tempestivamente per evitare nuovi depistaggi e occultamenti». Un’illusione, appunto: «Non posso tollerare ulteriormente –prosegue – il tormento di un’attesa cheilaria-telecamera-rai-300x225 non mi è consentita né dall’età né dalla salute. Per questo motivo ho deciso di astenermi d’ora in avanti dal frequentare uffici giudiziari e dal promuovere nuove iniziative».

Nel condividere le parole di Luciana Alpi, la Fnsi e l’Assostampa Fvg fanno appello «alle autorità istituzionali, di governo e alla magistratura affinché si compia davvero ogni sforzo per percorrere tutte le strade utili non solo ad individuare i mandanti e gli esecutori, ma anche gli autori del depistaggio e dei troppi inquinamenti che hanno segnato questa tragedia».

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