23/07/2024

Il porto di Trieste rappresenta uno dei simboli del riscatto di una intera regione e non solamente di Trieste. L’incremento dei traffici e la prospettiva degli insediamenti manifatturieri fanno del porto di Trieste un asset fondamentale, costruito dall’impegno e professionalità dell’ attuale presidente dell’Autorità di Sistema Zeno D’agostino insieme ai portuali, dai quali ricevette sostegno nei momenti che lo videro clamorosamente spodestato nel 2020 dalla carica di presidente per un provvedimento dell’ANAC che lo giudicò ineleggibile per incompatibilità con il suo ruolo al vertice di Trieste Terminal. Un provvedimento che avrebbe portato all’annullamento di tutti gli atti firmati da D’Agostino con effetti dirompenti per il porto. A sostegno del ricorso al TAR per ottenere la sospensiva della misura alzarono gli scudi i lavoratori del porto, in difesa di D’Agostino.

Una parte di quei lavoratori che oggi hanno ideologizzato vaccini, tamponi e green pass in funzione anti sistema ora si lamentano delle minacciate dimissione di D’agostino se il porto verrà bloccato dai picchetti, lamentano il fatto che come furono al suo fianco, lui non fa altrettanto oggi con loro. Siamo alla follia in cui si mescolano piani profondamente diversi. Da una parte un uomo valevole che ha sempre cercato la legittimazione dal basso per poter realizzare grandi progetti di sviluppo e e che già lo stava facendo in termini concreti al tempo del problema procedurale e dall’altra il manipolo di portuali che si preparano a distruggere la credibilità del porto, a provocare danni economici enormi che mettono a rischio i loro stessi posti di lavoro ed intascare, con tutta probabuilità una denuncia per il reato di procurata interruzione di servizio pubblico, che prevede reclusione e multa. Senza poi considerare che un’azione di tale portata, travalicando il sacrosanto diritto a protestare, non è dissimile dalla violenza terroristica che abbiamo visto nelle piazze in questi giorni.

Tante le voci che si levano a monito sul grave errore che rappresenta l’annunciato blocco del porto dal 15 ottobre.

Tra le tante quella dell’on. Debora Serracchiani.

“Il diritto di sciopero è intoccabile ma facciamo tutti molta attenzione a non distruggere il patrimonio di credibilità ed efficienza costruito da una comunità di lavoratori portuali e dagli operatori privati, che hanno avuto in Zeno D’Agostino un punto di riferimento. L’esposizione mediatica internazionale del porto di Trieste con la prospettiva del blocco a oltranza sta già ora avendo riflessi negativi sulla reputazione dello scalo, con container e camion pronti a spostarsi su Capodistria e Fiume. Il porto di Trieste significa pane, posti lavoro, oggi e ancora più nel futuro: bisogna trovare un punto di ragionevolezza. Non dimentichiamo che è in opera il raddoppio della ferrovia Capodistria-Divaccia e che a Fiume da pochi mesi c’è Maersk che gestisce il nuovo terminal container: la concorrenza si fa aggressiva e ora bisogna fare il massimo sforzo per reggere il primato raggiunto, altrimenti il blocco sarà intorno a un porto presto in difficoltà”.

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