13/09/2023

L’insegnante Bernarda, all’alba dei settanta anni, conquista il suo primo contratto a tempo indeterminato come maestra di ruolo. Accade in Italia…e dove altrimenti? possiamo capire la “gioia” di Bernarda nel vedersi riconosciuto il ruolo dopo una vita spesa nell’insegnamento nei panni di “precaria”. E’ indubbio anche il grande patrimonio esperienziale di cui nonna Bernarda è portatrice. Ma siamo sicuri che debbano essere i settantenni a fronteggiare le nuove modalità del rapportarsi con il linguaggio e con le emergenze che toccano il mondo dei giovani? oppure sarebbe meglio che il front-line fosse posto nelle mani di insegnanti più giovani che, magari, hanno per consulenti quelli più anziani. E’ questo che si chiede nel suo articolo il giornalista Alex Corlazzoli sul Fatto Quotidiano, che volentieri rilanciamo. (link in fondo)

Il caso di Bernarda è simbolico di tutto un sistema che va rifondato. Il valore aggiunto delle persone anziane diventerà, anzi lo è già,un problema quando gli anziani vengono “costretti” a non andare più in pensione e non perchè sono scrigni di esperienza ma unicamente perchè è necessario tappare la voragine di un sistema previdenziale sfasciato. L’aumento dell’aspettativa di vita, anche se oggettiva, viene utilizzato a giustificazione dell’aumento dell’età pensionabile, scaricando così sul sistema economico il peso delle pensioni. E intanto i giovani restano a casa, ad alimentare generazioni di individui improduttivi e fragili a cui viene impedito il futuro mentre gli anziani continuano a lavorare…con la conseguenza di maggiori malattie, incidenti sul lavoro e ridotta produttività…anziani al lavoro e giovani a casa…questa la bella equazione che la politica ladrona ed incapace è riuscita a regalarci.

Leggi Alex Corlazzoni su Il Fatto Quotidiano

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