di Gianfranco Biondi
Nella sala convegni dello storico palazzo Antonini Stringher, nuova sede di Fondazione Friuli a Udine, è stato presentato il bando welfare 2024 della Fondazione, che anche quest’anno mette a disposizione 600 mila euro per progetti di welfare di comunità e a sostegno di famiglie impegnate nella cura di minori, anziani e disabili. I progetti, della durata massima di un anno, potranno essere presentati da soggetti delle ex province di Udine e Pordenone, nell’ottica di nuove forme di alleanza tra pubblico e privato e tra profit e no profit. Le domande andranno presentate entro il 29 febbraio.
Sperimentazione è stata la parola d’ordine, fin dall’avvio del bando- ha introdotto il presidente della Fondazione Giuseppe Morandini ed oggi possiamo dire che in sei anni oltre 300 progetti innnovativi abbiano prodotto un rapporto di uno a quattro tra contributo iniziale e valore finale delle iniziative e che la sperimentazione per molti progetti si sia tradotta in consolidamento e routine.
Dati confermati dall’indagine qualitativa e quantitativa affidata dalla Fondazione al centro studi Jacques Maritain, di cui il consulente scientifico Luca Bianchi ha fornito una sintesi. I progetti sostenuti dal 2020 al 2022 hanno posto in primo piano come destinatari i familiari e i caregiver portando il numero dei beneficiari per ogni progetto del campione analizzato da 110 a 230. Anche la partecipazione dei volontari è aumentata. I progetti che hanno svolto attività formative sono passati dal 50 per cento del 2002 al 60 per cento nel 2022. Si è registrato un aumento delle competenze per le fasce vulnerabili, arrivando al 85 per cento degli interventi ed è aumentata la percentuale di progetti che hanno generato opportunità occupazionali per le fasce vulnerabili.
Scopo del bando welfare è quello di ridefinire l’azione per rispondere in modo adeguato ai fenomeni di invecchiamento della popolazione e alle fragilità mutevoli, complesse e crescenti, considerando che l’offerta di servizi attuale, orientata a un’ottica prestazionale, non risulta sufficiente a rispondere ai bisogni della popolazione. Rafforzare un welfare solidamente radicato nella comunità, partendo dalla famiglia in tutte le sue forme, diventa un investimento strategico. In linea con la mission della Fondazione, il bando ha la finalità di intervenire con un ruolo sussidiario e non sostitutivo nei confronti degli attori formali e in linea con le traiettorie tracciate dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Target dei progetti sono le famiglie, i minori, le persone con disabilità e gli anziani non autosufficienti, incoraggiando progetti innovativi negli ambiti della domiciliarità ( ad esempio percorsi di vita indipendente e di autonomia abitativa), dell’inclusione, dell’azione socio-educativa atta a contrastare la solitudine e l’isolamento sociale, il welfare familiare, con supporto ai nuclei con persone fragili e la conciliazione famiglia-scuola-lavoro, il welfare di comunità con servizi di prossimità, di rivitalizzazione delle socialità di quartiere fino ad interventi collettivi e personalizzati di logistica e trasporto a favore di persone con ridotta mobilità.
Il supporto di Intesa San Paolo al bando welfare e alle iniziative della Fondazione Friuli è stato ribadito da Francesca Nieddu, direttrice regionale dell’istituto per il Veneto est e Friuli Venezia Giulia, con un apprezzamento su come il tema delle multiformi fragilità sociali venga declinato attraverso il welfare di comunità. La sensibilità ai temi sociali da parte di Intesa San Paolo non si esaurisce nel sostegno alla progettualità delle Fondazioni ma si rivela anche nei servizi stessi della banca, misurati sulle nuove necessità e sfide per tenere in equilibrio i bilanci familiari.
L’assessore regionale alla salute Riccardo Riccardi ha parlato di metodo di lavoro che rappresenta un modello, una testimonianza di come la collaborazione tra istituzioni possa migliorare la vita delle famiglie. In Friuli Venezia Giulia la cultura del terzo settore incide in modo prevalente. Si tratta di un sistema che funziona nelle risposte al bisogno e c’è da chiedersi se questi servizi , se fossero stati delegati interamente al sistema pubblico, avrebbero funzionato con le stesse garanzie. Il privato, declinato nella cooperazione, è un patrimonio insostituibile- ha detto Riccardi – e concretizza una sussidiarietà che rimane fondamentale per vincere le sfide. Quella soprattutto della sostenibilità a fronte di una popolazione che invecchia e che già oggi vede una persona su tre oltre i 65 anni, e di un 20 – 25 per cento della popolazione che assorbe il 70 per cento delle risorse assistenziali. La strategia necessaria è costruire alleanze, con il pubblico a dettare la direzione. Se la politica non troverà il coraggio di affrontare questi argomenti, non ci sarà più il tempo per gli aggiustamenti perché l’elastico si spezzerà e alla fine il sistema dividerà le persone che possono permettersi l’assistenza da quelle che non se la possono permettere e sarà la grande sconfitta. Guardando alla sala, formata da operatori del terzo settore, e al ruolo di Fondazione Fiuli, Riccardi ha sottolineato ancora una volta che entrambi danno una grande lezione sul tema della sostenibilità, augurandosi che il mondo del terzo settore non smetta mai di dire la propria.