Ricky De Vito la Voce e Chitarra, Edward Bon al Basso e Federico Gullo alla batteria e percussioni, sono partiti da Trieste con un CD che con dieci brani dimostra le loro capacità artistiche, spaziando tra Hard rock, new age, grunge, pop rock e tante altre etichette che non servono a nulla se non si ascolta.
Superbreakout è il titolo del primo brano nel disco e attribuisce il nome all’intero album, dove si trovano armonie che consentono di vivere le situazioni descritte anche nei testi (in inglese) in cui traspaiono le forti sensazioni, le emozioni e le storie vissute dai giovani. Amore, delusione, gioia, rabbia, con un nesso indissolubile tra il ritmo e gli assoli cui bisogna lasciarsi trascinare, meglio a occhi chiusi.
Certo con quella testa di capelli, Ricky De Vito doveva fare per forza il musicista e dopo aver pubblicato dischi con l’Immaginifica, etichetta discografica di Franz di Cioccio della P.F.M. (Premiata Forneria Marconi, l’unica tra le band italiane rock progressive degli anni settanta ad aver avuto successo a livello internazionale), adesso con i Paz Manera ha finalmente realizzato un nuovo prodotto completo.
Piacevolmente influenzati dai grandi del rock del passato, cosa inevitabile per chiunque voglia fare bene oggi la musica che sentiamo da cinquant’anni, propongono eleganza e purezza del suono, sicuramente anche grazie alle sapienti mani di Nico Odorico che negli Angel’s Wings Recording Studios a Pantianicco di Mereto di Tomba (UD). Equilibri sonori difficili da ritrovare oggi, in cui la batteria, la chitarra e il basso, nella registrazione hanno un suono così pulito da essere eufonico rispetto alle esecuzioni dal vivo, se non fosse per la perfezione che solo Nico può raggiungere nel suo studio considerato tra i quattro migliori d’Europa.
Ricky, Federico ed Edward si sono lasciati consigliare, guidare e criticare per migliorare il loro prodotto sino a raggiungere una qualità che, sebbene faccia della semplicità il loro punto di forza, è sempre molto gradevole e particolare. Sembra impossibile siano riusciti nell’intento di riportare le sonorità del rock, in tutte le sue sfaccettature, in questo CD gradevole all’ascolto in tutti i dieci brani.
Il primo estratta dall’album è “The Dancer” ora disponibile anche in video su YouTube nel canale dei Paz Manera che sinceramente ritengo molto bello, giacché rispecchia le loro sonorità con un utilizzo scarso di effetti, qualche sovrapposizione d’immagine su un’esecuzione dal vivo, in un club qualsiasi, dove gli attori principali sono sempre loro e quella cavolo di ballerina che considerano la loro regina, ma lei non li considera proprio! (mia libera traduzione con garbatezza).
Bravi musicisti, appassionati di rock, con qualità e capacità invidiabili, i Paz Manera sono importanti per la musica Rock oggi che dopo tanti anni e infiniti gruppi che si affidano all’elettronica, riescono a far rinascere la naturalezza del suono vero. Non ci sono cover, non cercano d’imitare nessuno, anche se debbo ammettere che la voce di Ricky De Vito, in alcuni momenti, mi ha fatto riaffiorare alla mente Ian Gillan (cantautore e voce dei Deep Purple), dandomi una sensazione piacevole e generando in me un rispetto inusitato, sorprendente. Temerari e molto decisi, hanno chiuso l’album con una canzone che dura oltre otto minuti e ti rapisce dalla prima all’ultima nota. Sembra proprio una di quelle esibizioni dal vivo in cui ogni singolo musicista ha l’opportunità di dare il meglio di se stesso, senza freni.
Da Trieste sono partiti e si sente quando parla, iniziando il cammino artistico nel 2010 con Ricky, Edward e diversi batteristi che si alternano in jam session di cover e serate da pub, per vedere finalmente la luce con Federico Gullo, ottimo batterista e percussionista. Questa formazione riesce a trovare finalmente la sonorità desiderata, col ritmo che trascina chitarra e basso in ambienti originali.
Per provare una nuova avventura musicale che si sposta senza strappi dalla new wave all’hard rock, dalla psichedelia al grunge, questo disco è da comprare, ascoltare in auto e lasciarsi inebriare, regala trasfusioni di adrenalina, alcune sensazioni gradevoli e rilassanti come in Island, dove tutto è tranquillo e ti fa stare bene. I cori sono un altro motivo di benessere nell’ascolto, altra peculiarità che mi ha riportato alla gioventù quando ascoltavamo Jethro Tull, Uriah Heep, Led Zeppelin, Pink Floyd, Black Sabbath, Van Der Graaf Generator e tanti altri che, miscelati al latte, ci hanno fatto crescere. Non ditelo ai Paz Manera che forse loro, data l’età, alcuni non li conoscono nemmeno.
Ripresentare con rispetto e personalità le atmosfere che abbiamo nelle ossa è una scommessa che i Paz Manera hanno vinto.
Marco Mascioli