Se dicessi che entrare nell’Indian VIllage di Pavia di Udine è come essere in India, ci si sente catapultati dall’altra parte del mondo e anche i profumi che t’investono contribuiscono alla sensazione, racconterei una grandissima bugia! La verità è che siamo in Friuli Venezia Giulia, in una casa tipica della campagna friulana, costruita come abitazione classica, con il suo porcile, la stalla, il fienile, il magazzino per il trattore e la relativa officina e presumo ci sia stato anche il cesso esterno, come si usava sino a pochi anni fa.
La genialità consiste proprio nell’allestimento di questo casolare con materiali che definirei carnascialeschi che lasciano trasparire tutta la realtà. Il risultato è affascinante e rispettoso di ambedue le tradizioni, quella friulana e quell’indiana. Aver partecipato all’inaugurazione, che per questioni burocratiche è avvenuta con quasi tre mesi di ritardo sull’apertura del locale, è stato un onore e un piacere.
La cerimonia beneaugurante indiana prevedeva alcune procedure molto pittoresche: rompere la noce di cocco da donare alla divinità Shiva, rappresentata da una bellissima statua; cospargere tutti i corpi presenti del fumo dell’incenso; ma anche un italico brindisi col calice di bollicine in mano.
Durante tutta la giornata, mentre assaggiavamo abbondanti piatti tipici indiani dai nomi impronunciabili, di cui ho scoperto sono molto saporiti per l’uso di spezie mai viste, ma non sono piccanti, alcuni ballerini si cimentavano in scenografie stupende su musiche con sonorità orientali. Alcuni ballerini presentavano tratti somatici e barbe caratteristicamente indiane, mentre altre ballerine, egualmente vestite con sari meravigliosi, ma i tessuti non potevano in alcun modo nascondere lunghe chiome bionde e carnagioni chiare proprie delle nostre donne, al massimo scambiabili per teutoniche bellezze, se proprio fossero straniere. Invece anche loro, le biondissime ballerine, non vollero mentire sulla nazionalità di provenienza, appassionate di musica e balli indiani, sebbene nate e residenti in Italia.
Incantevole il giardino, tanto quanto le sale interne, con il fascino regalato da arredi e complementi presenti in tutto il locale. Irresistibile il dondolo presente all’ingresso, così mentre aspetti di pagare il conto, puoi crogiolarti e cullarti dolcemente. L’India è affascinante, ma effettivamente un Paese colmo di contrasti fortissimi. Dai santuari alle baracche, dalle residenze regali alle paludi, tutto è in grado di darti emozioni fortissime.
A Pavia di Udine, senza passaporto e senza alcun visto, ci sono cinque persone (quattro più una) che ti presentano l’atmosfera dell’India, sono i cinque soci dell’Indian Village: Bhupinder Singh Johal detto Viki, Jagjit Kaur Johal, Binniy Arora, Nila e la friulana Teresa Comis. Con sincerità, disponibilità e calorosa accoglienza, t’immergono nei profumi, nei colori e soprattutto nei gusti tipici dell’agrodolce, trovi soluzioni per tutti, dal vegetariano e vegano all’onnivoro, tutti i piatti hanno spezie che non appartengono alla nostra cucina, ma vale la pena provare e innamorarsene. Il menù stampato potrebbe disarmare inizialmente, per apprezzarne poi la completezza e la varietà di proposte, ma anche per i prezzi onestissimi.
L’Indian Village è un ristorante museo, allestito con grande cura e rispetto sia per la cultura indiana, sia per le tradizioni friulane. A breve ci terranno corsi di yoga, viaggi di gruppo in India accompagnati da loro e trattamenti ayurvedici.
Marco Mascioli