08/02/2025

Scuote fortemente il mondo politico, istituzionale, sindacale e l’opinione pubblica l’ennesimo decesso sul lavoro, questa volta di una ragazzo appena diociottenne nel suo ultimo giorno di tirocinio in un’azienda metalmeccanica friulana. Ed è corale il richiamo al fatto che non si sta facendo abbastanza per evitare l’assurdità di perdere la vita sul lavoro. Riportiamo le varie posizioni, nella speranza che il sacrificio di questo serva a smuovere definitivamente la volontà collettiva di agire, il che significa migliorare ancora su tutti i fronti, anche se va detto che la normativa sulla sicurezza nel nostro paese può essere invidiata sia per l’obbligatorità dei dispositivi di sicurezza che per la formazione, anche se si potrebbe fare molto di più nell’ambito dell’educazione scolastica fin dall’inizio dei percorsi. Quello che è, invece, appare troppo insufficiente è il sistema dei controlli per numerosità e severità. Se un’azienda non rispetta procedure o rivela carenze sul piano della sicurezza dei lavoratori va assolutamente bastonata. Ed è giusto che i poveri e disperati genitori che hanno perso un figlio abbiano sotolineato che non concederanno sconti come ci si augura che faccia anche la giustizIa una volta accertate le risponsabilità di quanto è accaduto. “E’ inaccettabile morire sul lavoro”, commenta Pasquale Stasio della Fim Cisl “Oggi è il tempo di stringerci attorno alla famiglia della vittima, a cui va il nostro più forte e commosso abbraccio, assieme alla promessa di fare di più e di proteggere in modo ancora più determinante chi lavora e i giovani che si avvicinano ad un mondo che non può essere un luogo di morte” – conclude Stasio.

” E’ un dolore senza fine questa sequela di vittime innocenti che perdono la vita mentre si guadagnano il pane, lavoratori anziani su impalcature, giovani che si affacciano ai cantieri, madri e padri di famiglia uccisi dai macchinari. Non si può pagare un simile prezzo per costruire la ripresa del Paese, afferma la parlamentare Debora Serracchiani. Abbiamo sentito con chiarezza l’appello dei sindacati, le risposte del Governo, la posizione delle imprese: adesso però basta, le cose devono cambiare”.

“È una tragedia immensa, che io da genitore avverto in modo particolarmente intenso. Ho anch’io figli di quell’età e posso immaginare il dolore della famiglia di Castions, a cui esprimo tutta la mia vicinanza e quella del Consiglio regionale”. Il presidente Piero Mauro Zanin reagisce così alla notizia del terribile incidente sul lavoro di Lauzacco.

“Accanto alla solidarietà e alla vicinanza alla famiglia – aggiunge il presidente del Consiglio regionale – quanto successo deve spingerci a riflettere, ma anche ad agire. L’anno appena passato ha fatto segnare purtroppo un record negativo in Friuli Venezia Giulia”. Nel 2021 infatti hanno perso la vita in regione 22 lavoratori, un numero di vittime superiore a quello del 2019, l’anno pre-pandemia. Tanto che nei mesi scorsi si parlò di “prezzo insostenibile per la ripartenza”.

“Con le organizzazioni dei datori di lavoro e con i sindacati, ma anche con le scuole che hanno inserito la formazione nel loro percorso educativo – è l’auspicio di Zanin – bisogna trovare nuove soluzioni per garantire condizioni di sicurezza in ogni ambiente professionale. E il Consiglio deve essere pronto a recepire ogni suggerimento normativo. Dobbiamo fare davvero tutto il possibile – conclude il presidente – affinché non si ripetano tragedie come quella di oggi a Lauzacco”.

Dati che vengono ricordati anche dalla vice presidente di confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli che, esprimendo cordoglio e vicinanza ai genitori che hanno perduto il ragazzo, riflette sulla gravità dell’episodio ma anche sull’importanza dell’istituto dell’alternanza-scuola lavoro

Nel 2021 sono morti 1.404 lavoratori per infortuni sul lavoro, di questi 695 sui luoghi di lavoro (+18% rispetto all’anno 2020, che comunque ha visto il fermo produttivo causa Covid). Rispetto al 2008, anno di inizio delle rilevazioni, l’aumento dei morti sui luoghi di lavoro è del 9%. Il settore che registra il numero più elevato di infortuni mortali è l’agricoltura con il 30,22% di tutti i morti sui luoghi di lavoro. A seguire l’edilizia con il 15% dei morti sul totale. L’autotrasporto rappresenta il 10,75%. L’industria arriva per ultima con il 5,89% di tutti i morti sui luoghi di lavoro.

Nonostante la sensibilizzazione, le leggi, i controlli e i miliardi di euro spesi dal nostro Stato per la sicurezza, questo numero continua ad aumentare. L’intera società, famiglie comprese, deve impegnarsi nel pretendere sempre maggior dignità per i nostri lavoratori e quindi per noi stessi sottolinea la Marerschi Danieli, aggiungendo che quetsa gravissima tragedia non deve portare a mettere in discussione una delle leggi che più sta dando competitività al nostro sistema scolastico e produttivo, la Legge 107/2015, che ha reso obbligatoria l’alternanza scuola-lavoro in tutti gli indirizzi di studio della Scuola secondaria di II grado.

Grazie all’alternanza scuola-lavoro i giovanissimi si avvicinano al mondo del lavoro in maniera graduale e strutturata. I benefici sono indiscutibili, perché da un lato permettono allo studente di fare una scelta molto più consapevole sul suo futuro lavorativo e dall’altra la strutturazione dei percorsi didattici impone il dialogo e la collaborazione fra scuola e imprese, Tutti noi dobbiamo sì pretendere che vengano rimosse a monte le cause di nuovi e ulteriori possibili decessi sul lavoro, ma abbiamo anche il dovere di difendere questo strumento formativo che motiva i nostri ragazzi e ne arricchisce il loro bagaglio personale.

Confindustria Udine partecipada anni al Protocollo di promozione della sicurezza nelle scuole e sui luoghi di lavoro con sindacati, Inail, Azienda Sanitaria, Vigili del Fuoco e molti altri partner. Perché dobbiamo diffondere i buoni principi in ogni luogo, in maniera trasversale e coinvolgente fin dalla scuola. Ma purtroppo ancora non basta. Dobbiamo fare di più, tutti insieme, e lo faremo.

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