I dati sull’affluenza di cittadini che si sono recati alle urne in Friuli Venezia Giulia per il quesito referendario (72,49 per cento) superano la media nazionale attestata sul 68,37 per cento. Il no ha raccolto il 61,15 per cento e il sì si è fermato al 38,85. Ed anche qui è maggiore il gap rispetto a quello registratosi nella media nazionale che ha segnato il 40,4 per cento di sì e il 59,7 per cento di no. Se poi andiamo a vedere i dati del vicino Veneto ha votato ben il 76,66 per cento degli elettori. La vittoria del No al 61,9 per cento, i sì sono il 38,1. A Padova e Vicenza hanno votato quasi 8 elettori su 10. Ora è il tempo per gli analisti.
(ndr)Che fosse partita male la campagna referendaria lo testimoniano questi dati inoppugnabili ed è comprensibile l’amarezza del fronte schierato per il sì. Partita male perchè basata fin dall’inizio sulla “personalizzazione” di un passaggio riformistico che nessuno si è mai sognato di definire non necessario. Solamente che, per molti versi, la Riforma costituzionale è apparsa come una Riformicchia, basti pensare al mantenimento di un Senato a livello di Club o Senaticchio e di una Camera in cui non veniva toccato nemmeno un deputato…c’è poi il Renzi, come anche molti suoi collaboratori e collaboratrici dal centro fino alla “nostra periferia”, che spesso ha restituito una fastidiosa immagine di supponenza, di aristocratica arroganza, di superiorità distaccata, forse per tenersi ben lontano dai populisti, che però non ha contribuito a creare quella simpatia-empatia, sempre necessaria “in politica”. Renzi ha detto…non pensavo che mi odiassero così tanto. Evidentemente non c’è stato uno “spin doctor” all’altezza o che ha saputo tenergli testa…forse troppi “yes men”?
Il passo falso renziano di “metterla sul personale”, e questo discorso vale anche per il suo establishment, ha innescato una sfida politica con ogni tipo di opposizione che, così, ha approfittato del referendum per anticipare la battaglia politica propria delle prossime elezioni. La vicenda referendaria fa, però, emergere un dato estremamente importante, che è quello dell’affluenza alle urne. Alla Politica, data per spacciata nella sua mancanza di credibilità ed autorevolezza, viene rinnovata una possibilità di riscatto, forse l’ultimo. E dovrà passare, questo vale ora per il fronte del no, attraverso una lunga stagione di riforme o di azioni reali per il rilancio del paese. Il fronte del no dovrà dimostrare subito di non essere l’artefice dei governicchi e dei galleggiamenti preconizzati da Renzi, altrimenti avrà avuto ragione Lui e non resterà che rimpiangerlo. Meno politici alla Camera e al Senato (o sua eliminazione totale), meno prebende, meno province ma anche meno regioni, un’Italia realmente federata, meno burocrazia, più digitalizzazione velocizzante ed anti-evasione, gestione organica ed inclusiva delle migrazioni, servizi sostenibili ed efficienti ai cittadini ma anche più educazione civica obbligatoria e punizione vera per furbi, disfattisti ed evasori, scuola moderna ed efficiente ad ogni livello e pugni serrati con l’Europa che non ascolta. Tanto per fare qualche esempio….
GFB