18/02/2025

radiolinaSe alla fine contano, aridamente, sempre i numeri, è pur vero anche che proprio i numeri sono un metro oggettivo, con cui si “misura” il successo di una realtà, di un qualcosa che funziona. E questo non dipende dai numeri ma da molto altro. Per esempio dai contenuti, dall’attualità, dalla genialità, dalla storicità del fare.

Giusto per dire che la radio o meglio la radiofonia , ovvero quel mondo fatto di entusiasmi, imprenditorialità, passione, inventiva (e questi non sono numeri) saluta orgogliosa e con il sorriso sornione proprio quei “numeri” degli investimenti pubblicitari che la decretano grande, competitiva, inarrestabile più che mai, insomma, regina. Naturale che negli ambienti di Vivaradio, la concessionaria leader della radiofonia in Friuli Venezia Giulia, si respiri una certa compiaciuta soddisfazione.”Commercializziamo molte emittenti importanti sia in Italia che all’estero – commenta il patron Cesare Di Fant – ma la nostra soddisfazione non è solamente legata al segno più degli investimenti pubblicitari. Veniamo dalla radio e ,quindi, abbiamo la “radio dentro”…  quindi la soddisfazione vale doppio, anzi, molte volte il doppio”.

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Proprio i numeri degli investimenti pubblicitari sulla radio, così come ce li presenta Nielsen, in relazione all’andamento dei primi sei mesi dell’anno 2017, rispetto all’analogo periodo del 2016, sono una desolata serie di segni meno, dove spicca in controtendenza il più 5 per cento del mezzo radiofonico che, in numeri assoluti di investimenti, è quasi prossimo a superare i periodici...e questa sarà conquista storica. A far compagnia alla radio ci sono i segni positivi del Transit e Gotv sui quali gli investimenti pubblicitari sono rispettivamente in aumento dell’1,2 e del 7,6 per Cento.

Tutto il resto del panorama volge al grigio, ancora una volta. Giù i quotidiani del 10,8 per cento, giù i periodici del 7,0 per cento, giù la TV dell’1,9 per cento. Segni negativi anche per il cinema( – 9,1 per cento), Direct mail (-2,7), internet con un calo dell’1,7 per ento (fonte FCP-Assointernet) e Outdoor con un meno 17,2 per cento (fonte Audioutdoor).

La radio in Italia continua a vivere la sua stagione di successo e di rivincite, facendo spallucce a acoloro che la snobbavano, a quei media che sono da tempo in affanno, sempre più costretti a fare i conti in rosso con l’evoluzione della specie…e che non hanno, probabilmente, l’antidoto che la radio ha da sempre nel suo DNA…quale? la radio ha una platea di ascoltatori…non di spettatori…e questo fa la differenza…premiata sia dall’ascolto che dal mercato pubblicitario.

GFB

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