24/08/2024

“Paragonare la situazione che stiamo vivendo in questo periodo di pandemia alle sofferenze che patì il popolo ebraico è un insulto alla Shoah”. Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, nel corso della celebrazione ufficiale del Giorno della Memoria in Aula, facendo riferimento alle posizioni di alcuni estremismi no-vax. “Quella immane tragedia – ha proseguito Zanin – non può essere banalizzata come ha fatto qualcuno nelle ultime settimane. Serve viceversa serietà etica e morale per rinsaldare la memoria, visto che molti giovani stanno perdendo il significato reale Il no alla violenza, all’odio etnico e alla discriminazione resta purtroppo attuale, anche se sono passati 77 anni dal capitolo finale di Auschwitz – sottolinea Zanin -, basti pensare al conflitto nell’ex Jugoslavia, a noi vicino geograficamente, o agli ultimi vent’anni del martoriato Afghanistan. Bisogna restare vigili e continuare a tenere gli occhi aperti sui regimi che violano i diritti umani, a cominciare dai diritti delle donne, che in troppi Paesi sono ancora considerate cittadine di serie B”.

Alessandro Salonichio, presidente della Comunità ebraica di Trieste, ha chiesto al consiglio regionale un aiuto e un impegno ancora più forte per garantire interventi puntuali e severi contro le discriminazioni. Salonichio ha citato recenti episodi di odio

antisemita in Italia e all’estero, e ha ricordato anch’egli “i no vax che si vestono come prigionieri dei lager, ma anche gli slogan razzisti sui social media e le dichiarazioni di qualche politico”.

Il presidente della Comunità ebraica si è soffermato su quel che successe in Italia e in particolare a Trieste, “dove un migliaio di ebrei furono deportati nei lager o alla Risiera, e solo poche decine tornarono”. Ha poi definito “non casuale” la scelta di Mussolini di proclamare da qui le leggi razziali: “A Trieste lo spirito irredentista si trasformò spesso in adesione al fascismo in ottica nazionalista, e le parole di Mussolini furono uno choc per tanti ebrei irredentisti”.

C’è dunque bisogno, ha concluso Salonichio, “di parlare all’unisono sempre, non solo nel Giorno della memoria, con uno sforzo maggiore da parte della scuola perchè i programmi di storia potrebbero spiegare meglio gli avvenimenti del Novecento.

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