05/02/2025

di GFB

Si è chiuso il sipario sulla 94ma Adunata degli Alpini, che a Udine sono tornati dopo 17 anni dall’ultimo appuntamento con una città simbolo. Un luogo speciale più volte richiamato nei discorsi, nei commenti, nel fiume di parole che autorità e giornalisti hanno speso per commentare un evento straordinario persentimento e partecipazione, che ha vinto sulla pioggia battente, che non è riuscita a fermare né le penne nere né la popolazione che le ha accolte ed accompagnate. Applausi continui lungo il percorso dell’imponente sfilata, preceduta a piedi dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha voluto immedesimarsi, insieme ai ministri La Russa, Corsetto e Ciriani, e al goverantore della Regione Fedriga, con gesti e parole nel grande affetto collettivo tributato all’oceano verde. E, a corollario della sfilata, non meno emozionanti le parole di chi è intervenuto a Gemona e nel duomo di Udine, come in altri momenti di incontro.

Nel commento che Toni Capuozzo a voluto scrivere dalle pagine del Messaggero Veneto, una possibile chiave di lettura dei tanti applausi, testimonianti il profondo legame culturale tra la gente comune e gli alpini, genti di montagna, di pianura e di piccole località che intona le canzoni alpine perchè non sono un inno alla guerra e alla gloria ma allo spirito di sacrificio, avvolto nel senso del dovere; patriottico sui fronti bellici e solidaristico nell’intensa e reiterata relazione con la società civile. “Noi che abbiamo il dovere di servire, dobbiamo essere all’altezza della loro chiamata” , ha detto la Meloni. In tutto quello che è stato scritto, detto e visto si potrebbe anche ravvisare una ridondanza agiografica, un esagerato manierismo celebrativo se non fosse che la chiamata alle adunate è un rito partecipativo di una potenza esaltante e convincente rispetto alla “società dei disvalori”, di fronte all’avanzata del qualunquismo e allo sgretolamento di ideali, così pericolosi per la tenuta sociale. Di quale forza ancora oggi le penne nere siano capaci di trasmettere ci lascia attoniti. Alla capacità di coesione ed identificazione che gli alpini continuano a lasciarci si sommano, poi, le più prosaiche ricadute per i territori che hanno l’onore di ospitare le adunate. Certamente sono eventi che richiedono oltre ad un grande impegno organizzativo, anche un costo considerevole, in parte richiesto agli enti pubblici ma che viene trasformato in una grande opportunità per il territorio, sia diretta che indiretta.

Un’ultima annotazione riguarda la bandiera tricolore. Mai come in occasione dei questa adunata l’intera città di Udine è stata adornata con le bandiere tricolori (praticamente su ogni palo della luce di ogni strada) oltrechè da balconi, finestre e vetrine. Bandiere che, probabilmente, continueranno a garrire al vento per un bel pò per ricordarci gli alpini e, attraverso il loro esempio, che siamo italiani. Era il 1996 quando Udine accolse gli alpini e sempre in quella data il Governo istituì la Giornata del Tricolore ( che si celebra il 7 gennaio) in ricordo dell’adozione della bandiera rossa, bianca e verde da parte della Repubblica Cispadana (7 gennaio 1797).

Con gli alpini il pieno riscatto anche per la bandiera italiana, che il 7 gennaio la maggioranza degli italiani si “dimentica” di far sventolare dalle finestre.

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